Blog di Krugman

Quella terribile stretta (7 luglio 2013)

 

July 7, 2013, 8:27 am

That Terrible Taper

One of the odd things about the people arguing that we must raise interest rates to head off bubbles — Raghuram Rajan, Martin Feldstein, the BIS, and so on — is the near-universal assertion among this group that just a little rate increase can’t do any real harm. (Just a thin little mint). After all, rates are so low!

As I’ve argued, this is a novel economic principle; where else do we argue that demand curves (in this case the demand for investment) are vertical at low prices? But it has occurred to me that it might be helpful to look at what the partial victory of these people — their implicit success in bullying the Fed into talking about tapering despite a still very weak, low-inflation economy — has wrought. Bear in mind that the interest rates that matter most for the economy are not the rates at which the government can borrow, but the rates facing private investors — and above all, mortgage rates, for housing is the most important transmission mechanism for monetary policy. And here’s what we see for mortgage rates since the talk of tapering began:

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Do you really think that this will have no effect? Really, really?

By the way, I see that some readers imagine that the effects of the taper talk somehow refute my earlier assertions that the rate at which the Fed is buying long-term bonds has little effect on interest rates. But you’re misunderstanding both what I said and what is happening now. My point was always that the direct effects of bond purchases were small, so that anticipated changes in the pace of purchases — like the end of QE2 in 2011 — had minimal effects.

What’s happening now, however, is that the taper talk has led to a sharp revision of market expectations about the path of short-term interest rates, which the Fed does control. From Gavyn Davies:

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The Fed didn’t mean this to happen; it tried to communicate that it wasn’t changing the path of short-term rates; but this was naive on its part. The Fed can’t really commit to future policy; all it can do is signal its character, and what it ended up doing here was convey the sense that it’s much more inclined to tighten too soon than previously thought.

So it’s a bad story, all around.

 

Quella terribile stretta

 

Una delle cose curiose delle persone che sostengono che dobbiamo alzare i tassi di interesse per evitare le bolle – Raghuram Rjan, Martin Feldstein, la Banca dei Regolamenti Internazionali, et cetera – è la dichiarazione quasi universale in questo gruppo che un piccolo incremento non può fare alcun danno (solo una minuscolo piccolo soldino). Dopo tutto, i tassi sono bassi!

Come ho sostenuto, si tratta di un principio economico insolito; dove altro si sente dire che le curve della domanda (in questo caso la domanda per investimenti) sono verticali con i prezzi bassi? Ma mi è venuto in mente che potrebbe essere d’aiuto dare un’occhiata a quello che ha provocato la parziale vittoria di queste persone – il loro implicito successo nel costringere a parlare di restrizione, nonostante un’economia con una bassa inflazione e ancora molto debole). Si tenga a mente che i tassi di interesse che sono più importanti per l’economia non sono quelli ai quali il Governo può indebitarsi, ma quelli con i quali fanno i conti gli investitori privati – e soprattutto i tassi sui mutui, perché il settore immobiliare è in più importante meccanismo di trasmissione della politica monetaria. Ed ecco quello che si è visto sui tassi dei mutui dal momento sono cominciati i discorsi sulla stretta:

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Pensate davvero che questo non avrà alcun effetto? Davvero nessuno?

Per inciso, vedo che alcuni lettori si immaginano che gli effetti dei discorsi sulla  stretta in qualche modo confutino i miei precedenti giudizi, secondo i quali il tasso al quale la Fed sta acquistando i bonds a lungo termine ha effetti modesti sui tassi di interesse. Ma state fraintendendo sia quello che io dissi che quello che sta oggi succedendo. La mia opinione è sempre stata che gli effetti diretti degli acquisti dei bonds fossero piccoli, cosicché i cambiamenti anticipati nel ritmo degli acquisti – come la fine della seconda “Facilitazione Quantitativa” nel 2011 – ebbe effetti minimi.

Quello che sta accadendo, tuttavia, è che il pronunciamento per la stretta ha portato ad una brusca revisione delle aspettative del mercato sull’andamento dei tassi di interesse a breve termine, che la Fed controlla per davvero. Da Gavyn Davies:

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La Fed non aveva intenzione che questo accadesse: ha cercato di comunicare che non stava procedendo a cambiamenti sull’andamento dei tassi a breve termine; ma è stato ingenuo da parte sua. La Fed non può realmente impegnarsi sulla politica del futuro; tutto quello che può fare è dare un segnale relativo alla sua indole, e in questo caso ha finito col comunicare la sensazione di essere molto più incline ad una stretta troppo ravvicinata di quello che si credeva in precedenza.

Dunque è un brutta storia, da tutti i punti di vista.

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