July 6, 2013, 5:35 pm
Josh Barro has made a very useful contribution to policy discussion by adapting the term “derp” for a certain kind of all-too-prevalent stance in economic debate, which Noah Smith somewhat euphemistically describes as “the constant, repetitive reiteration of strong priors”. In other words, people who take a position and refuse to alter that position no matter how strongly the evidence refutes it, who continue to insist that they have The Truth despite being wrong again and again.
The main locus of econoderpitude these days involves inflation, and more broadly the proposition that deficit spending and expansion of the Fed’s balance sheet will be a disaster, even in a depressed economy. Matt O’Brien documents the continuing prevalence of this form of derp, and tries to characterize the various forms it takes, and I don’t have any quarrel with his details. I wonder, however, whether it might not be useful to think of it a bit differently, using a geographical metaphor.
That is, think of all these economists and wannabe economists as inhabitants of a land we’ll call Derpistan. Everything there is derp; but it’s not undifferentiated derp. Instead, all Derpistan is divided into three parts: Inner Derpistan, Middle Derpistan, and Outer Derpistan.
Middle Derpistan is where most of the country’s inhabitants used to live.It had what looked like highly fertile intellectual soil, easy to cultivate with a few tools taken from the intro textbook: printing money causes inflation! Running deficits drives up interest rates! It’s the 1970s all over again! A lot of people settled in comfortably there circa 2009, and waited for their crops to come in.
It turned out, however, that this wasn’t such a good place to settle down after all. Some of us tried to warn them, on both the interest rate and the inflation front; things aren’t that simple in a liquidity trap. But they didn’t listen; and as inflation and soaring rates kept not coming and not coming, they found themselves like farmers on the Great Plains in the 1930s, watching their chosen ground turn into dust.
Despite this, a few oblivious types have refused to move; Michael Kinsley comes to mind. But for the most part, what we’ve seen is emigration. A few, like Larry Kudlow (!!!) have packed their belongings on top of the pickup truck and left Derpistan altogether. Most, however, have migrated only a short distance in or out.
Some have moved to Outer Derpistan, a land of utter intellectual barbarism; here we have Erick Erickson declaring never mind the facts, he has feelings, and Niall Ferguson declaring that we really do have inflation, but the feds are spiriting it away in their black helicopters and burying it in Area 51.
For the most part, however, we’ve seen a migration to Inner Derpistan — the region that borders the civilized world, also known as the reality-based community, and has picked up some of its customs. The migrants to this region — the Bank for International Settlements, Martin Feldstein, and so on — seem to be conceding, at least implicitly, that their inflation warnings didn’t pan out. Instead, they’re now all talking about financial stability. But they haven’t left Derpistan, because they’re still demanding the exact same thing — higher rates and an end to quantitative easing — despite having been wrong about everything so far.
And I have to say that these are the people who worry me. The refugees of Outer Derpistan are sad cases, but they don’t have any real influence, even if the BBC thinks they should give prestigious lectures and stuff. But the Inner Derpistanis are the barbarians at the gate; they are, I believe, already having a seriously malign effect on policy.
Regioni del Derpistan
Josh Barro ha fornito un contributo molto utile al dibattito politico adattando il termine “derp” [1] per un certo genere di atteggiamenti che dilagano nel dibattito economico, che Noah Smith descrive con un qualche eufemismo come “la costante, ripetitiva reiterazione di forti prevenzioni”. In altre parole, persone che prendono una posizione e rifiutano di modificarla a prescindere dalla forza con la quale essa è confutata dai fatti, che continuano e ribadire di avere La Verità, nonostante abbiano avuto torto più e più volte.
Il luogo principale della “derpitudine economica” di questi giorni riguarda l’inflazione, e più in generale il fatto che la spesa pubblica in deficit e l’espansione degli equilibri contabili della Fed sarebbero un disastro. Matt O’Brien documenta la perdurante prevalenza di questa forma di “derp” e prova a caratterizzare le varie forme che essa assume, ed io non ho nessuna ragione di disputare su questi dettagli. Mi chiedo, tuttavia, se non sarebbe utile pensare a qualcosa di diverso, utilizzando una metafora geografica.
Ovvero, penso a tutti questi economisti ed aspiranti economisti come abitanti di una terra che chiameremo Derpistan. Là ogni cosa è ‘derp’, ma non un indifferenziato ‘derp’. Piuttosto, il Derpistan è diviso in tre parti: il Derpistan Interno, il Medio Derpistan ed il Derpistan Esterno.
Il Medio Derpistan è il luogo dove normalmente viveva la maggioranza degli abitanti. Esso era caratterizzato da qualcosa che pareva un terreno intellettualmente fertile, facile da coltivare con pochi strumenti presi da introduzioni di libri di testo: stampare moneta provoca inflazione! Gestire deficit alza i tassi di interesse! Siamo tornati agli anni ’70! All’incirca nel 2009 un bel po’ di persone si erano sistemate in quel posto, ed era lì che attendevano i loro raccolti.
Si scoprì, tuttavia, che dopotutto quello non era un posto così buono per insediarsi. Alcuni di noi avevano provato a mettere in guardia, sia sul fronte del tasso di interesse che su quello dell’inflazione; cose che non erano tanto semplici in una trappola di liquidità. Ma non avevano voluto intendere, e dal momento che l’inflazione e i tassi di interesse alle stelle continuavano a non materializzarsi, si ritrovarono come gli agricoltori delle Grandi Pianure degli anni Trenta, che guardavano le terre da loro prescelte trasformarsi in polvere.
Nonostante questo, pochi individui inconsapevoli hanno rifiutato di spostarsi: viene in mente Michael Kinsley. Ma per la massima parte abbiamo assistito ad una migrazione. Alcuni, come Larry Kudlow (!!!) hanno impacchettato i loro effetti personali sopra il camioncino e lasciato del tutto il Derpistan. I più, tuttavia, sono emigrati solo ad una certa distanza, verso l’interno o l’esterno.
Alcuni si sono spostati verso il Derpistan Esterno, una terra di totale barbarie intellettuale; qua abbiamo Erick Erickson che dichiara che i fatti non contano mai, che lui ha le sensazioni, e Niall Ferguson [2] che dichiara che l’inflazione l’abbiamo su serio, ma quelli della Fed la fanno sparire con i loro neri elicotteri e la sotterrano nell’Area 51 [3].
Per la maggior parte, tuttavia, stiamo assistendo ad una migrazione verso il Derpistan Interno – la regione che confina con il mondo civilizzato, anche noto come comunità basata sulla realtà, ed ha assunto alcune delle loro abitudini. Gli emigrati in questa regione – la Banca dei Regolamenti Internazionali, Martin Feldstein, ed altri simili – sembrano concedere, almeno implicitamente, che i loro ammonimenti di inflazione non hanno avuto riscontri. Ora, invece, hanno preso a parlare di stabilità finanziaria. Ma non hanno lasciato il Derpistan, perché continuano a chiedere esattamente la stessa cosa – tassi più alti e la fine della facilitazione quantitativa [4]– nonostante che sinora abbiano avuto torto su tutto.
E devo dire che queste sono le persone che mi preoccupano. I rifugiati del Derpistan Esterno sono casi tristi, ma non hanno alcuna reale influenza, anche se la BBC pensa che dovrebbero fornire prestigiose letture [5] e altra roba. Ma i “Derpistaniani interni” sono come i barbari alla porta; credo che stiano già avendo un effetto malefico sulla politica.
[1] “Derp” è un neologismo – figlio del linguaggio dei cartoni di South Park, dove appare un personaggio con quel nome, ed utilizzato poi nel linguaggio internet – che dovrebbe indicare la reazione a qualcosa di talmente insensato o sciocco, da restare senza parole; ovvero è quello che si dice quando non si sa quel che dire.
[2] La feroce polemica con Ferguson è un costante di Krugman, almeno da quando dovette polemizzare con le sue profezie economiche, che effettivamente hanno fatto poca strada.
[3] L’Area 51, inizialmente chiamata “Nevada Test Site – 51″ e successivamente ribattezzata con il nome attuale, consiste in una vasta zona militare operativa di 26.000 km2, situata vicino al villaggio di Rachel a circa 150 km a nord-ovest di Las Vegas, nel sud dello stato statunitense del Nevada. Gli elevati livelli di segretezza che circondano la base e il fatto che la sua esistenza sia solo vagamente ammessa dal governo statunitense ha reso questa base un tipico soggetto delle teorie del complotto e protagonista del folklore ufologico. (wikipedia)
[4] Per “facilitazione quantitativa” vedi le note sulla traduzione.
[5] In connessione, una pubblicità della BBC su prossime ‘letture’ di Niall Ferguson.
By mm
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