Hunger Games, U.S.A.
By PAUL KRUGMAN
Published: July 14, 2013
Something terrible has happened to the soul of the Republican Party. We’ve gone beyond bad economic doctrine. We’ve even gone beyond selfishness and special interests. At this point we’re talking about a state of mind that takes positive glee in inflicting further suffering on the already miserable.
The occasion for these observations is, as you may have guessed, the monstrous farm bill the House passed last week.
For decades, farm bills have had two major pieces. One piece offers subsidies to farmers; the other offers nutritional aid to Americans in distress, mainly in the form of food stamps (these days officially known as the Supplemental Nutrition Assistance Program, or SNAP).
Long ago, when subsidies helped many poor farmers, you could defend the whole package as a form of support for those in need. Over the years, however, the two pieces diverged. Farm subsidies became a fraud-ridden program that mainly benefits corporations and wealthy individuals. Meanwhile food stamps became a crucial part of the social safety net.
So House Republicans voted to maintain farm subsidies — at a higher level than either the Senate or the White House proposed — while completely eliminating food stamps from the bill.
To fully appreciate what just went down, listen to the rhetoric conservatives often use to justify eliminating safety-net programs. It goes something like this: “You’re personally free to help the poor. But the government has no right to take people’s money” — frequently, at this point, they add the words “at the point of a gun” — “and force them to give it to the poor.”
It is, however, apparently perfectly O.K. to take people’s money at the point of a gun and force them to give it to agribusinesses and the wealthy.
Now, some enemies of food stamps don’t quote libertarian philosophy; they quote the Bible instead. Representative Stephen Fincher of Tennessee, for example, cited the New Testament: “The one who is unwilling to work shall not eat.” Sure enough, it turns out that Mr. Fincher has personally received millions in farm subsidies.
Given this awesome double standard — I don’t think the word “hypocrisy” does it justice — it seems almost anti-climactic to talk about facts and figures. But I guess we must.
So: Food stamp usage has indeed soared in recent years, with the percentage of the population receiving stamps rising from 8.7 in 2007 to 15.2 in the most recent data. There is, however, no mystery here. SNAP is supposed to help families in distress, and lately a lot of families have been in distress.
In fact, SNAP usage tends to track broad measures of unemployment, like U6, which includes the underemployed and workers who have temporarily given up active job search. And U6 more than doubled in the crisis, from about 8 percent before the Great Recession to 17 percent in early 2010. It’s true that broad unemployment has since declined slightly, while food stamp numbers have continued to rise — but there’s normally some lag in the relationship, and it’s probably also true that some families have been forced to take food stamps by sharp cuts in unemployment benefits.
What about the theory, common on the right, that it’s the other way around — that we have so much unemployment thanks to government programs that, in effect, pay people not to work? (Soup kitchens caused the Great Depression!) The basic answer is, you have to be kidding. Do you really believe that Americans are living lives of leisure on $134 a month, the average SNAP benefit?
Still, let’s pretend to take this seriously. If employment is down because government aid is inducing people to stay home, reducing the labor force, then the law of supply and demand should apply: withdrawing all those workers should be causing labor shortages and rising wages, especially among the low-paid workers most likely to receive aid. In reality, of course, wages are stagnant or declining — and that’s especially true for the groups that benefit most from food stamps.
So what’s going on here? Is it just racism? No doubt the old racist canards — like Ronald Reagan’s image of the “strapping young buck” using food stamps to buy a T-bone steak — still have some traction. But these days almost half of food stamp recipients are non-Hispanic whites; in Tennessee, home of the Bible-quoting Mr. Fincher, the number is 63 percent. So it’s not all about race.
What is it about, then? Somehow, one of our nation’s two great parties has become infected by an almost pathological meanspiritedness, a contempt for what CNBC’s Rick Santelli, in the famous rant that launched the Tea Party, called “losers.” If you’re an American, and you’re down on your luck, these people don’t want to help; they want to give you an extra kick. I don’t fully understand it, but it’s a terrible thing to behold.
Stati Uniti, giochi di fame, di Paul Krugman
New York Times 14 luglio 2013
E’ successo qualcosa di terribile all’anima del Partito Repubblicano. Si va al di là delle cattive dottrine economiche. Si va anche al di là degli egoismi e degli interessi particolari. A questo punto si sta parlando di una condizione mentale per la quale si prova una soddisfazione effettiva nell’infliggere ulteriore sofferenza a chi è già in una situazione miserabile. L’occasione di queste osservazioni, nel caso ve lo stiate chiedendo, è la terrificante proposta di legge sull’agricoltura approvata [1] la scorsa settimana.
Per decenni, le leggi sull’agricoltura si sono composte di due facce principali. Da una parte l’offerta di sussidi agli agricoltori; dall’altra l’offerta di aiuti nutrizionali agli americani in difficoltà, principalmente nella forma dei buoni alimentari (ai nostri giorni noti come Programma di Assistenza Nutritiva Supplementare, o SNAP).
Nel passato, quando i sussidi aiutavano molti agricoltori poveri, si poteva giustificare l’intero pacchetto come una forma di sostegno a persone bisognose. Nel corso degli anni, tuttavia, le due facce si sono distinte. I sussidi all’impresa agricola sono diventati un programma zeppo di imbrogli, che principalmente munifica corporazioni e singole persone benestanti. Nel frattempo i buoni alimentari sono diventati una parte cruciale della rete di sicurezza sociale.
Dunque, i Repubblicani della Camera hanno votato per mantenere i sussidi alle imprese agricole – ad un livello più alto di quanto avevano proposto sia il Senato che la Casa Bianca – nel mentre hanno completamente eliminato dalla legge i buoni alimentari.
Per apprezzare pienamente quello che è proprio crollato, si ponga attenzione alle espressioni retoriche che di solito i conservatori utilizzano per giustificare l’eliminazione dei programmi sulle reti di sicurezza sociale. Suona più o meno in questo modo: “Siete liberi come persone di aiutare i poveri. Ma il governo non ha diritto di prendere i soldi alla gente” – frequentemente, a questo punto, si aggiungono le parole “sulla punta del fucile” – “e di costringerla a darli ai poveri”.
Invece, è perfettamente regolare prendere i soldi alla gente sulla punta del fucile e costringerla a darli alle imprese agricole ed ai ricchi.
Ora, alcuni nemici dei buoni alimentari non citano la filosofia libertaria [2]; citano piuttosto la Bibbia. Il Rappresentante del Tennessee Stephen Fincher, ad esempio, ha citato il Nuovo Testamento: “Colui che non ha voglia di lavorare non mangerà”. Come prevedibile, si scopre che il signor Fincher ha personalmente ricevuto milioni di dollari in sussidi agricoli.
Data questa paurosa doppia morale – io non penso che basti la parola “ipocrisia” – è quasi deludente mettersi a parlare di fatti e di dati. Ma credo che si debba farlo.
Dunque: l’utilizzo dei buoni alimentari è in effetti schizzato in alto negli anni recenti, con una percentuale della popolazione che ha ricevuto tali aiuti che è salita dall’8,7 per cento del 2007 al 15,2 per cento dei dati più recenti. In questo, tuttavia, non c’è alcun mistero. Lo SNAP si suppone che aiuti le famiglie in difficoltà, e recentemente una gran quantità di famiglie sono state in difficoltà.
Di fatto il ricorso allo SNAP tende ad andar dietro ai dati della disoccupazione, come il cosiddetto “U6”, che include i sottoccupati e coloro che hanno temporaneamente smesso di cercare attivamente un posto di lavoro. E lo U6 è più che raddoppiato nella crisi, da circa l’8 per cento prima della Grande Recessione [3] al 17 per cento degli inizi del 2010. E’ vero che la disoccupazione complessiva da allora è leggermente diminuita, mentre i buoni alimentari hanno continuato a crescere – ma è normale che ci sia una qualche sfasatura tra le due cose, e probabilmente è anche vero che alcune famiglie sono state costrette a ricorrere ai buoni alimentari per i bruschi tagli nei sussidi di disoccupazione.
Che dire della teoria, diffusa a destra, secondo la quale le cose procedono in modo inverso – abbiamo una disoccupazione così grande grazie ai programmi del Governo che, in pratica, pagano la gente per non lavorare? Come dire che le mense dei poveri provocarono la Grande Depressione! La risposta in breve è: ci state prendendo in giro. Credete veramente che gli americani vivano nel lusso con 134 dollari al mese, il sussidio medio dello SNAP?
Ancora, non si faccia finta di prendere sul serio questi argomenti. Se l’occupazione è bassa perché il Governo induce la gente a restare a casa, riducendo la forza lavoro, allora si dovrebbe applicare la legge dell’offerta e della domanda: ritirare tutti quei lavoratori dovrebbe provocare carenze di manodopera ed incrementi di salari, specialmente tra i lavoratori sottopagati che è più probabile che ricevano aiuti [4]. In realtà, ovviamente, i salari sono stagnanti o in declino – e quello è specialmente vero per i gruppi che beneficiano degli aiuti alimentari.
Che cosa sta accadendo, dunque? Si tratta solo di razzismo? Non c’è dubbio che le vecchie balle razziste – come l’immagine di Ronald Reagan sui “muscolosi adolescenti” che utilizzano i buoni alimentari per comprare bistecche alla fiorentina – abbiano ancora qualche effetto. Ma di questi tempi quasi la metà dei beneficiari dei buoni alimentari sono bianchi non ispanici; nel Tennessee, casa del signor Fincher che cita la Bibbia, il numero è il 63 per cento. Dunque, non si tratta di razza.
Di cosa si tratta, allora? In qualche modo, uno dei due nostri grandi partiti è affetto da una quasi patologica meschinità, un disprezzo per quelli che Rick Santelli della CNBC, nella famosa invettiva che diede il via al Tea Party, definì i “perdenti”. Se sei americano, e sei nelle peste, questa gente non ti aiuta; piuttosto ti tira un altro calcio. Non lo capisco pienamente, ma è una cosa penosa da constatare.
[1] “Bill” è un disegno o una proposta di legge, mentre quando una legge entra in vigore ed è promulgata dal Presidente, la si definisce “Act”. Quale sia attualmente la fase del percorso di approvazione della attuale “farm bill” non mi è chiaro (se sia stata approvata definitivamente dalla Camera dei Rappresentanti o se richieda qualche nuovo passaggio). Pare (Wikipedia ne dà notizia nell’aggiornatissimo testo inglese, ma anche le sue informazioni si fermano al passato mese di giugno) che a questo punto esistano due diversi testi legislativi, uno approvato dal Senato il 10 giugno 2013, e l’altro al quale fa riferimento l’articolo. Sempre da quella fonte si apprende che il testo della Camera non era stato approvato in una precedente occasione il 20 giugno 2013. E’ verosimile che debba ora intervenire un processo di composizione dei due diversi testi legislativi.
Negli Stati Uniti la “farm bill” è il principale strumento della politica agricola ed alimentare del Governo federale. Una generale proposta di legge “omnibus” viene approvata circa ogni 5 anni dal Congresso. La prima volta che venne approvato un “farm bill” fu nel 1933, e si trattò del famoso provvedimento AAA (Agriculture Adjustment Act) che andò a far parte delle misure complessive della politica del New Deal. Quella legge conteneva anche, oltre che misure di sostegno ai contadini paurosamente impoveriti dalla Grande Depressione, un programma di aiuti alimentari, che fu il precursore del programma dei “buoni alimentari” attualmente vigente.
[2] “Libertarian”, nel linguaggio politico americano è un termine che non allude affatto, come il nostro “libertario”, ad un antistatalismo anarchico; piuttosto ad un antistatalismo socialmente conservatore. Il principio del libertarismo è quello di fare ciò che si vuole, con l’unico limite di non limitare lo stesso diritto agli altri. Ad esempio, in Ayn Randy, scrittrice americana di origini russe considerata un’icona del pensiero “libertarian”, la libertà dell’impresa capitalistica privata è uno dei connotati più significativi del “libertarismo” (il campione del suo romanzo “Atlas Shrugged” era un imprenditore).
[3] Krugman definisce Grande Recessione la crisi che ha preso avvio nel 2008, mentre quella degli anni Trenta è la Grande Depressione.
[4] In quanto hanno redditi al disotto della soglia che consente di accedere a quei programmi.
By mm
E' possibile commentare l'articolo nell'area "Commenti del Mese"