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Attimi di verosimiglianza (New York Times 15 agosto 2013)

 

Moment of Truthiness

By PAUL KRUGMAN

Published: August 15, 2013

We all know how democracy is supposed to work. Politicians are supposed to campaign on the issues, and an informed public is supposed to cast its votes based on those issues, with some allowance for the politicians’ perceived character and competence.

 

We also all know that the reality falls far short of the ideal. Voters are often misinformed, and politicians aren’t reliably truthful. Still, we like to imagine that voters generally get it right in the end, and that politicians are eventually held accountable for what they do.

But is even this modified, more realistic vision of democracy in action still relevant? Or has our political system been so degraded by misinformation and disinformation that it can no longer function?

Well, consider the case of the budget deficit — an issue that dominated Washington discussion for almost three years, although it has recently receded.

You probably won’t be surprised to hear that voters are poorly informed about the deficit. But you may be surprised by just how misinformed.

In a well-known paper with the discouraging title, “It Feels Like We’re Thinking,” the political scientists Christopher Achen and Larry Bartels reported on a 1996 survey that asked voters whether the budget deficit had increased or decreased under President Clinton. In fact, the deficit was down sharply, but a plurality of voters — and a majority of Republicans — believed that it had gone up.

I wondered on my blog what a similar survey would show today, with the deficit falling even faster than it did in the 1990s. Ask and ye shall receive: Hal Varian, the chief economist of Google, offered to run a Google Consumer Survey — a service the company normally sells to market researchers — on the question. So we asked whether the deficit has gone up or down since January 2010. And the results were even worse than in 1996: A majority of those who replied said the deficit has gone up, with more than 40 percent saying that it has gone up a lot. Only 12 percent answered correctly that it has gone down a lot.

 

Am I saying that voters are stupid? Not at all. People have lives, jobs, children to raise. They’re not going to sit down with Congressional Budget Office reports. Instead, they rely on what they hear from authority figures. The problem is that much of what they hear is misleading if not outright false.

The outright falsehoods, you won’t be surprised to learn, tend to be politically motivated. In those 1996 data, Republicans were much more likely than Democrats to hold false views about the deficit, and the same must surely be true today. After all, Republicans made a lot of political hay over a supposedly runaway deficit early in the Obama administration, and they have maintained the same rhetoric even as the deficit has plunged. Thus Eric Cantor, the third-ranking Republican in the House, declared on Fox News that we have a “growing deficit,” while Senator Rand Paul told Bloomberg Businessweek that we’re running “a trillion-dollar deficit every year.”

Do people like Mr. Cantor or Mr. Paul know that what they’re saying isn’t true? Do they care? Probably not. In Stephen Colbert’s famous formulation, claims about runaway deficits may not be true, but they have truthiness, and that’s all that matters.

Still, aren’t there umpires for this sort of thing — trusted, nonpartisan authorities who can and will call out purveyors of falsehood? Once upon a time, I think, there were. But these days the partisan divide runs very deep, and even those who try to play umpire seem afraid to call out falsehood. Incredibly, the fact-checking site PolitiFact rated Mr. Cantor’s flatly false statement as “half true.”

 

 

Now, Washington still does have some “wise men,” people who are treated with special deference by the news media. But when it comes to the issue of the deficit, the supposed wise men turn out to be part of the problem. People like Alan Simpson and Erskine Bowles, the co-chairmen of President Obama’s deficit commission, did a lot to feed public anxiety about the deficit when it was high. Their report was ominously titled “The Moment of Truth.” So have they changed their tune as the deficit has come down? No — so it’s no surprise that the narrative of runaway deficits remains even though the budget reality has completely changed.

Put it all together, and it’s a discouraging picture. We have an ill-informed or misinformed electorate, politicians who gleefully add to the misinformation and watchdogs who are afraid to bark. And to the extent that there are widely respected, not-too-partisan players, they seem to be fostering, not fixing, the public’s false impressions.

So what should we be doing? Keep pounding away at the truth, I guess, and hope it breaks through. But it’s hard not to wonder how this system is supposed to work.

 

Attimi di verosimiglianza [1], di Paul Krugman

New York Times 15 agosto 2013

 

Sappiamo tutti come si suppone che la democrazia funzioni. Si pensa che gli uomini politici facciano campagne elettorali su determinati temi e che un’opinione pubblica informata voti sulla base di quegli argomenti, con un certo riguardo per quanto  percepisce del carattere e della competenza degli uomini politici.

Sappiamo anche che la realtà non regge il confronto con gli ideali. Gli elettori sono spesso disinformati   e gli uomini politici non sono affidabilmente sinceri. Eppure, alla fine ci piace pensare che gli elettori facciano in generale la cosa giusta e che gli uomini politici siano effettivamente chiamati a rispondere per quello che fanno.

Ma è cambiato anche questo? C’è ancora spazio per una visione più realistica del funzionamento della democrazia? Oppure il nostro sistema politico è stato talmente degradato dalla disinformazione e dall’inganno che non può più funzionare?

Ebbene, si consideri il caso del deficit di bilancio – un tema che ha dominato il dibattito di Washington per circa tre anni, sebbene di recente si sia attenuato.

Probabilmente non sarete sorpresi di apprendere che gli elettori sono scarsamente informati sul deficit. Ma può sorprendervi sapere quanto siano proprio scorrettamente informati.

In un ben noto saggio dal titolo scoraggiante “Si ha la sensazione di pensare” i politologi Cristopher Achen e Larry Bartels diedero notizia di un sondaggio del 1996 nel quale si chiedeva agli elettori se il deficit di bilancio fosse cresciuto o diminuito sotto la Presidenza Clinton. Di fatto, il deficit era sceso bruscamente, ma un gran numero di lettori – e la maggioranza tra i repubblicani – credevano che fosse salito.

Mi ero chiesto sul  blog cosa avrebbe mostrato un sondaggio simile di questi tempi, con un  deficit che sta cadendo persino più velocemente che negli anni ’90. Chi cerca trova:  Hal Varian, il capo economista di Google, ha offerto di utilizzare su quella domanda un Google Consumer Survey, un servizio che di solito l’impresa vende a chi fa ricerche di mercato. Abbiamo quindi domandato se il deficit fosse salito o sceso a partire dal gennaio del 2010. Ed i risultati sono anche peggiori di quello che furono nel 1996: una maggioranza di coloro che hanno risposto ha detto che il deficit è salito, con più del 40 per cento che ritiene che sia cresciuto di molto. Solo il 12 per cento ha risposto correttamente che era sceso notevolmente.

Sto dicendo che gli elettori sono stupidi? Niente affatto. Le persone hanno la propria vita, il lavoro, i figli da far crescere. Non è probabile che si fermino a leggere i rapporti del Congressional Budget Office. Piuttosto, si basano su quanto sentono dire dalle persone autorevoli. Il problema è che molto di quello che sentono dire è fuorviante se non completamente falso.

La falsità completa, non vi stupirà apprenderlo, tende ad avere una spiegazione politica. In quei dati del 1996, era molto più probabile che i repubblicani, anziché i democratici, si attenessero a punti di vista falsi sul deficit, e lo stesso in gran parte è sicuramente vero oggi. Dopo tutto, i Repubblicani nella prima fase della Amministrazione Obama hanno sfruttato molto a loro vantaggio un preteso deficit fuori controllo, ed hanno tenuto in vita la medesima propaganda quando il deficit è crollato. Cosicché Eric Cantor, il terzo per importanza tra i repubblicani alla Camera, ha dichiarato a Fox News che avevamo un “deficit crescente”, mentre il Senatore Rand Paul ha detto a Bloomberg Businessweek che stavamo procedendo con “un deficit da mille miliardi di dollari all’anno”.

Sanno persone come Cantor o Paul che non stanno dicendo la verità? Se ne curano? Probabilmente no. Nella famoso formulazione di Stephen Colbert, le affermazioni sui deficit fuori controllo possono non essere vere, ma sono verosimili, e questo è tutto quello che conta.

Ancora, ci sono arbitri per questo genere di cose – autorità credibili ed indipendenti che abbiano la possibilità e la volontà di richiamare questi diffusori di falsità? Una volta, penso che ci fossero. Ma di questi tempi il solco della faziosità corre molto nel profondo, e persino quelli che cercano di atteggiarsi ad arbitri sembrano aver timore di segnalare i falsi. Incredibilmente, il sito di controllo dei fatti PolitiFact ha classificato la dichiarazione assolutamente falsa di Cantor come “mezza verità”.

Ora, Washington ha certamente ancora qualche “persona saggia”, individui che sono trattati con particolare riguardo dai media. Ma quando si arriva al tema del deficit, si scopre che le supposte persone sagge sono parte del problema. Uomini come Alan Simpson ed Erskine Bowles [2], i copresidenti della commissione sul deficit del Presidente Obama, fecero molto per aumentare l’ansietà della opinione pubblica sul deficit quando era alto. Il loro rapporto venne sinistramente intitolato “Il momento della verità”. Dunque, hanno cambiato toni ora che il deficit è sceso? No – cosicché non sorprende che il racconto sui deficit fuori controllo resti in piedi anche se la realtà del bilancio è completamente cambiata.

Mettete tutto assieme, e il quadro diventa scoraggiante. Abbiamo un elettorato male informato o disinformato, uomini politici che allegramente aumentano la disinformazione e osservatori che invece di fare i cani da guardia hanno paura d’abbaiare. E nella misura in cui sono ampiamente rispettati, i protagonisti non troppo partigiani sembrano incoraggiare, anziché correggere, le false impressioni dell’opinione pubblica.

Cosa si dovrebbe fare, dunque? Continuare a non desistere con la verità, suppongo, e sperare di far breccia. Ma è difficile non chiedersi come si pensi che questo sistema possa funzionare.


 


[1] “Truthiness” è un termine che spesso non si trova nei dizionari. Secondo UrbanDictionary è “La caratteristica di affermare concetti che si desiderano o si credono veri, piuttosto che i fatti”. Una ricercata e compiaciuta verosimiglianza.

[2] Rispettivamente esponenti del Partito Repubblicano e del Partito Democratico che furono nominati a presiedere una “Commissione sul deficit” incaricata di formulare proposte programmatiche.  Il risultato fu un documento con il quale (anno 2012) Krugman polemizzò vivacemente; sostanzialmente ispirato ad una prospettiva di tagli alla spesa sociale e, in particolare, previdenziale.

simpson   Bowles

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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