August 3, 2013, 2:27 pm
OK, this is really depressing. The PBS Newshour isn’t always a good place to get the best analysis, but it’s a terrific place to take the pulse of Washington conventional wisdom — and as Dean Baker notes, that conventional wisdom has clearly swung to the view that our high unemployment is “structural”, not something that could be solved simply by boosting demand.
And the question is, where the heck is that coming from?
As Dean also says, the professional consensus has very much moved the other way; you hear a lot less about structural factors from economists actually studying the data than you did a few years ago. Nor is there even much of a partisan divide; solid Republicans like Eddie Lazear (pdf) say things like this:
The recession of 2007-09 witnessed high rates of unemployment that have been slow to recede. This has led many to conclude that structural changes have occurred in the labor market and that the economy will not return to the low rates of unemployment that prevailed in the recent past. Is this true? The question is important because central banks may be able to reduce unemployment that is cyclic in nature, but not that which is structural. An analysis of labor market data suggests that there are no structural changes that can explain movements in unemployment rates over recent years. Neither industrial nor demographic shifts nor a mismatch of skills with job vacancies is behind the increased rates of unemployment. Although mismatch increased during the recession, it retreated at the same rate. The patterns observed are consistent with unemployment being caused by cyclic phenomena that are more pronounced during the current recession than in prior recessions.
Indeed: one strong indicator that the problem isn’t structural is that as the economy has (partially) recovered, the recovery has tended to be fastest in precisely the same regions and occupations that were initially hit hardest. Goldman Sachs (no link) looks at unemployment in the “sand states” that had the biggest housing bubbles versus the rest of the country; it looks like this:
So the states that took the biggest hit have recovered faster than the rest of the country, which is what you’d expect if it was all cycle, not structural change.
I’ve done a quick and dirty take on unemployment by occupation, looking at changes in unemployment rates from the 2007 business cycle peak to the unemployment peak in 2009-10, and then the subsequent decline; it looks like this:
It’s the same as the geographical story: the occupations that took the biggest hit have had the strongest recoveries.
In short, the data strongly point toward a cyclical, not a structural story — and there is broad agreement, for once, among economists on this point. Yet somehow, it’s clear, Beltway groupthink has arrived at the opposite conclusion — so much so that the actual economic consensus on this issue wasn’t even represented on the Newshour.
As I said, this is really, really depressing.
Balla strutturale
Proprio così, questa è davvero deprimente. La trasmissione televisiva Newshour della Pubblic Broadcasting Service non è sempre un luogo idoneo per avere le migliori analisi, ma è un posto fantastico per prendere il polso del senso comune di Washington – e, come nota Dean Baker, quel senso comune si è chiaramente spostato verso il punto di vista secondo il quale la nostra elevata disoccupazione è “strutturale”, non qualcosa che si potrebbe semplicemente risolvere con aiuti alla domanda.
E l’interrogativo è, da dove diavolo viene fuori quell’idea?
Come anche Dean dice, il consenso all’interno della disciplina economica si era assai spostato nella direzione opposta; da parte degli economisti che studiano i dati, si sente molto meno parlare di fattori strutturali di quanto non accadesse pochi anni orsono. Né in questo caso si tratta di una divergenza di parte; un repubblicano convinto come Eddie Lazar dice cose come queste (disponibili in pdf):
“La recessione del 2007-2009 ha messo in evidenza elevati tassi di disoccupazione che sono stati lenti a diminuire. Questo ha portato molti a concludere che fossero intervenuti cambiamenti strutturali nel mercato del lavoro e che l’economia non sarebbe tornata ai bassi tassi di disoccupazione che prevalevano nel recente passato. E’ vero? La domanda è importante, perché le banche centrali possono essere nelle condizioni di ridurre la disoccupazione di natura ciclica, ma non quella strutturale. Una analisi dei dati sul mercato del lavoro indica che non ci sono mutamenti strutturali che possano giustificare i movimenti dei tassi di disoccupazione degli anni recenti. Né mutamenti nell’industria né nella demografia, e neppure una discordanza tra competenze professionali e posti di lavoro disponibili stanno dietro gli aumentati tassi di disoccupazione. Sebbene tale discordanza sia cresciuta durante la recessione, essa è (poi) arretrata allo stesso livello. Gli schemi osservati sono coerenti con una disoccupazione provocata da fenomeni ciclici, che sono più pronunciati nella attuale recessione che non nelle recessioni precedenti.”
In effetti: un forte indicatore che il problema non è strutturale è che l’economia è (parzialmente) in ripresa e la ripresa ha teso ad essere più veloce precisamente nelle stesse aree e negli stessi luoghi di lavoro dove era stata inizialmente colpita con più forza. Goldman Sachs (connessione non disponibile) osserva la disoccupazione negli “Stati della sabbia” [1] che avevano avuto le bolle immobiliari più grandi rispetto al resto del paese; essa appare in questo modo:
Dunque, gli Stati che presero il colpo maggiore si sono ripresi più velocemente del resto del paese [2], che è quello che ci si aspetterebbe se tutto dipendesse da mutamenti ciclici e non strutturali.
Ho fatto una rapida simulazione della disoccupazione a seconda dell’impiego [3], guardando ai cambiamenti nei tassi di disoccupazione dal picco del ciclo economico del 2007 al picco della disoccupazione nel 2009-10, e poi al successivo declino, ed appare questo:
E’ la stessa cosa che il racconto su base geografica: gli impieghi che avevano preso i colpi maggiori hanno avuto le riprese più forti.
In breve, i dati indicano fortemente una spiegazione ciclica e non strutturale – e c’è un accordo generale, una volta tanto, tra gli economisti su questo punto. Eppure, in qualche modo, è chiaro che i pensatori della Capitale sono arrivati alla conclusione opposta – cosicché il reale consenso economico esistente su questo tema non è stato neppure rappresentato sulla trasmissione Newshour.
Come ho detto, è assolutamente deprimente.
[1] Si intende la Arizona, la California, la Florida ed il Nevada. Nella tabella gli “Stati della sabbia” sono quelli della riga blu, mentre gli altri sono quelli della riga celeste.
[2] Si tenga conto che la tabella indica l’evoluzione del tasso di disoccupazione. Dunque in quegli stati c’è stata una ascesa più brusca della disoccupazione negli anni 2008-2010 ed una discesa più accentuata negli anni successivi.
[3] La espressione si riferisce alle percentuali di disoccupazione nei vari settori dell’impiego (di solito ordinati in una ventina di casi. Ad esempio, nel 2009 il tasso di disoccupazione nel settore dei trasporti e del movimento dei materiali era del 13,6%, nel settore delle costruzioni era del 20,7%, mentre nell’informatica era del 3,9%). Il problema è che dalla tabella non si capisce a cosa si riferiscano i puntini celesti.
By mm
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