August 14, 2013, 4:15 pm
A postscript to my Meltzer post: I actually feel some human sympathy for Meltzer (though not too much). After all, put yourself in his position: you’ve literally spent decades promoting yourself as an authority on monetary policy, co-founding the Shadow Open Market Committee to critique the Fed. And now comes your moment of glory. This time the Fed has really done it, adopting a policy you consider wildly irresponsible and inflationary. So you deliver your dire warnings of the doom ahead, and wait for vindication.
And it turns out that you were wrong. Worse, it looks as if your whole approach to monetary economics has been wrong all along.
We all make mistakes, but some mistakes are more consequential than others. And the Great Recession and aftermath have been a sort of acid test for economists, a chance to find out whether they actually know something or whether they’ve been deluding people (themselves included) about their alleged expertise.
Again, we all make mistakes. However, my own biggest mistakes have come either on issues where my models offered no guidance, like the economic impact of information technology, or in cases where I disregarded my models and went with my gut, like my overestimation of the impact of the Bush deficit. In the Great Recession and aftermath, however, I went with the models – and they worked! So I can rest easy (aside from the catastrophic state of the world); it looks as if I haven’t been faking it, after all.
Others have not fared so well. I like to think that if I had been proved as utterly wrong as Meltzer, or the 23 economists who signed the famous letter warning of disaster from quantitative easing, I’d have had the strength of character to admit it and question my premises. But I don’t know for sure, and with some luck I’ll never find out.
Il test della Grande Recessione
Un postscriptum al mio post su Meltzer: provo in effetti una qualche umana simpatia per Meltzer (sebbene non esagerata). Dopo tutto, mettetevi nella sua situazione: avete letteralmente speso decenni per promuovervi come una autorità in materia di politica monetaria, cofondando la Commissione Ombra a Mercati Aperti per criticare la Fed. Ed ora viene il vostro momento di gloria. Questa volta la Fed l’ha fatto per davvero, ha adottato una politica che voi considerate enormemente irresponsabile ed inflazionistica. Dunque, tirate fuori i vostri presagi di sventura ed aspettate un risarcimento.
E si scopre che avevate torto. Peggio, sembra che il vostro intero approccio alla economia monetaria sia stato sbagliato sin dall’inizio.
Facciamo tutti errori, ma alcuni errori sono più importanti di altri. E la Grande Recessione e le sue conseguenze sono state una specie di prova del nove per gli economisti, una occasione per scoprire se effettivamente conoscevano qualcosa o se stavano illudendo la gente (e loro stessi) a proposito della loro pretesa competenza.
Lo ripeto, facciamo tutti errori. Tuttavia, i miei errori più grandi vengono tutti su tematiche per le quali i miei modelli non offrono alcun indirizzo, come l’impatto sull’economia della tecnologia dell’informazione, oppure nei casi nei quali ho trascurato i miei modelli ed ho proceduto istintivamente, come per le mie stime esagerate dell’impatto del deficit di Bush. Nella Grande Recessione e nelle sue conseguenze, tuttavia, ho proceduto con i miei modelli – ed hanno funzionato! Dunque, posso dormire sereno (a parte la condizione catastrofica del mondo); dopo tutto è apparso chiaro che non stavo imbrogliando.
Altri non si sono comportati altrettanto bene. Mi piace pensare che se mi fossi mostrato in errore nello stesso modo di Meltzer, o degli altri 23 economisti che firmarono la famosa lettera sul disastro derivante dalla ‘facilitazione quantitativa’ [1], avrei avuto la forza di carattere di ammetterlo e di porre in discussione le mie premesse. Ma non posso darlo per certo, e con un po’ di fortuna non lo scoprirò mai.
[1] L’elenco è interessante. Tra le persone più note anche all’estero: John Cogan, Niall Ferguson, John Taylor. La lettera aperta a Bernanke si pronunciava chiaramente sia contro politiche ulteriori di “stimulus” che contro le politiche di facilitazione monetaria che la Fed avrebbe perseguito. La data era il 15 novembre del 2010. Come si nota, non solo docenti di economia chiaramente schierati con la scuola conservatrice (come Cogan o Taylor) e in passato collaboratori di Amministrazioni repubblicane, ma anche intellettuali come Ferguson – in Europa famosi più che altro per le loro pubblicazioni storiche – si impegnarono per politiche economiche molto esplicite. Retrospettivamente, per inciso, questo aiuta a comprendere anche perché in altre occasioni Krugman ha avuto polemiche aspre con Ferguson.
Cliff Asness AQR; Michael J. Boskin Stanford University; Richard X. Bove; Charles W. Calomiris Columbia University; Jim Chanos Kynikos Associates; John F. Cogan Stanford University; Niall Ferguson Harvard University; Nicole Gelinas Manhattan Institute & e21; James Grant Grant’s Interest Rate Observer; Kevin A. Hassett American Enterprise Institute; Roger Hertog The Hertog Foundation; Gregory Hess Claremont McKenna College; Douglas Holtz-Eakin Former Director, Congressional Budget Office; Seth Klarman Baupost Group; William Kristol Editor, The Weekly Standard; David Malpass GroPac; Ronald I. McKinnon Stanford University; Dan Senor Council on Foreign Relations; Amity Shlaes Council on Foreign Relations; Paul E. Singer Elliott Associates; John B. Taylor Stanford University; Peter J. Wallison American Enterprise Institute; Geoffrey Wood Cass Business School at City University London
By mm
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