Blog di Krugman

La Dinamo e Big Data (18 agosto 2013)

 

August 18, 2013, 9:43 am

The Dynamo and Big Data

James Glanz relays skepticism about the economic impact of Big Data, with

some economists questioning whether Big Data will ever have the impact of the first Internet wave, let alone the industrial revolutions of past centuries.

OK, we’ve been here before; there was a lot of skepticism about the Internet too — and I was one of the skeptics. In fact, there was skepticism about information technology in general; Robert Solow quipped that “You can see the computer age everywhere but in the productivity statistics”. But here’s another instance where economic history proved very useful. Paul David famously pointed out (pdf) that much the same could have been said of electricity, for a long time; the big productivity payoffs to electrification didn’t come until after around 1914.

Why the delays? In the case of electricity, it was all about realizing how to take advantage of the technology, which meant reorganizing work. A steam-age factory was a multistory building with narrow aisles; that was to minimize power loss when you were driving machines via belts attached to overhead shafts driven by a steam engine in the basement. The price of this arrangement was cramped working spaces and great difficulty in moving stuff around. Simply replacing the shafts and belts with electric motors didn’t do much; to get the big payoff you had to realize that having each machine powered by its own electric motor let you shift to a one-story, spread-out layout with wide aisles and easy materials handling.

David predicted that IT would similarly deliver its big payoff with a lag, as people figured out how to use it; and so it proved (pdf).

There’s every reason to believe that the story for Big Data will be similar. Now, that doesn’t mean that it will be the equivalent of electricity or the steam engine; the Internet wasn’t. But it could, nonetheless, be pretty Big. Have patience.

 

La Dinamo e Big Data [1]

 

James Glanz diffonde scetticismo sull’impatto economico di Big Data, scrivendo:

“alcuni economisti si chiedono se Big Data avrà mai l’impatto della prima ondata di Internet, per non dire delle rivoluzioni industriali dei tempi passati.”

In effetti è un punto che abbiamo già toccato: c’è stato grande scetticismo anche per Internet – e io ero uno degli scettici. Di fatto, c’era scetticismo in generale sulla tecnologia dell’informazione; Robert Solow scherzava dicendo: “Potete vedere l’era del computer dappertutto, meno che sulle statistiche della produttività”. Ma c’è un altro caso nel quale la storia economica si mostra molto utile. In un modo che restò famoso Paul David (disponibile in pdf) mise in evidenza che in gran parte le stesse cose erano state dette sull’elettricità, per lungo tempo; i grandi guadagni dalla elettrificazione non vennero sino a dopo il 1914.

Perché i ritardi? Nel caso dell’elettricità dipese tutto dal comprendere come trarre vantaggio dalla tecnologia, il che comportava di riorganizzare il lavoro. Un’impresa dell’epoca del vapore era una costruzione a più piani con stretti corridoi; il che dipendeva dalla minimizzazione della perdita di energia, dato che si facevano andare le macchine tramite cinghie attaccate ad assi sopraelevati guidati dall’energia del vapore al basamento. Il prezzo di questa soluzione furono spazi di lavoro ristretti e grandi difficoltà nel muovere gli oggetti dintorno. Semplicemente rimpiazzare gli assi e le cinghie con motori elettrici non risolveva granché; per ottenere il massimo risultato finale si doveva comprendere che, essendo ogni macchina alimentata dal suo proprio motore elettrico, potevate trasformare l’ambiente in un edificio ad un piano, una struttura distesa con ampi corridoi ed una facile movimentazione dei materiali.

David aveva previsto che la tecnologia dell’informazione avrebbe ottenuto il suo risultato finale con un ritardo, appena la gente si fosse fatta un’idea di come utilizzarla, e così è stato.

Ci sono tutte le ragioni per credere che la storia di Big Data sarà simile. Ora, questo non significa che sarà l’equivalente dell’elettricità o del motore a vapore; Internet non lo è stata. Ma potrebbe, nondimeno, essere abbastanza importante. Abbiate pazienza.


 

 


[1] Il concetto di Big data è proprio del campo dei database: il termine indica grandi aggregazioni di dati, la cui mole richiede strumenti differenti da quelli tradizionali, in tutte le fasi del processo (dalla gestione, alla curation, passando per condivisione, analisi e visualizzazione). Il progressivo aumento della dimensione dei data set è legato alla necessità di analisi su un unico insieme di dati correlati rispetto a quelle che si potrebbero ottenere analizzando piccole serie con la stessa quantità totale di dati ottenendo informazioni che non si sarebbero potute ottenere sulle piccole serie.Big Data rappresenta anche l’interrelazione di dati provenienti potenzialmente da fonti eterogenee, quindi non soltanto i dati strutturati (come i database) ma anche non strutturati: immagini, email, dati GPS, informazioni prese dai social network. L’insieme di tutti questi dati genera quel che si chiama Big Data consentendo a chi li analizza di ottenere una plusvalenza legata ad analisi più complete che sfiorano anche gli “umori” dei mercati e del commercio e quindi del Trend complessivo della Società e del fiume di informazioni che viaggiano e transitano attraverso internet.

Con i Big Data si arriva a parlare di Zetta-Byte ovvero di una mole di Byte dell’ordine di 10^21 e quindi di miliardi di Terabyte (già 10^12) (Wikipedia).

Una immagine derivata da tecniche di Big Data.

w 65

 

 

 

 

 

 

 

 

 

By


Commenti dei Lettori (0)


E' possibile commentare l'articolo nell'area "Commenti del Mese"