Blog di Krugman

La leggera dabbenaggine delle basse aspettative europee (15 agosto 2013)

 

August 15, 2013, 5:26 pm

The Soft Bigotry of Low European Expectations

It really is kind of pathetic to see European leaders claiming vindication after one whole quarter of positive growth, at the thrilling annual rate of 1.2 percent. Just to say the obvious: when you’ve suffered a huge hit to output and employment, you’re supposed to have a long period of fast growth to make up the lost ground. Otherwise you’re making the definition of success way too easy.

To illustrate my point, here’s a comparison I’ve been looking at. It’s between Latvia — which is the closest thing we have to an actual austerity success story, since it has been growing fast, even if it’s still far below pre-crisis levels — and another country, which isn’t Latvia. Here’s the chart:

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Two big success stories, right? But who is Not Latvia?

Well, it’s the United States from 1929 to 1935; data from the Millennial Edition of Historical Statistics of the United States (Latvia data from the IMF). Strange to say, most of us think America was still living through the Great Depression in 1935.

I know, I know, the Latvians claim that the previous boom was unsustainable, so that they’re actually close to full employment now. We’ll talk all that over at the next Brookings Panel. I just want to make the point that a bit of growth after a deep slump — and for Europe as a whole it’s really only a bit of growth — is not exactly definitive.

 

La leggera  dabbenaggine delle basse aspettative europee

 

E’ realmente un po’ patetico vedere i dirigenti europei che pretendono di essere risarciti dopo un intero trimestre di crescita positiva, al tasso sensazionale annuo dell’1,2 per cento. Per dire soltanto quello che è evidente: quando avete patito un gran colpo nella produzione e nella occupazione, si suppone che abbiate un lungo periodo di rapida crescita per rifarvi del terreno perduto. Altrimenti vi fabbricate una definizione della strada per il successo troppo facile.

Per illustrare il mio punto di vista, ecco un confronto che ho osservato. Riguarda la Lettonia – che è la cosa più simile che abbiamo ad una storia di successo di una effettiva austerità, dal momento che è cresciuta rapidamente, anche se è ancora assai al di sotto dei livelli pre-crisi – ed un altro paese, che non è la Lettonia. Ecco il diagramma:

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Due grandi storie di successo, dunque? Ma quale è il paese che abbiamo definito Non Lettonia?

Ebbene, sono gli Stati Uniti dal 1929 al 1935; i dati provengono dalla Millennial Edition delle Statistiche Storiche degli Stati Uniti (quelli della Lettonia dal FMI). Strano i dirsi, la gran parte di noi pensa che l’America stesse ancora vivendo in mezzo alla Grande Depressione nel 1935.

So bene che i lettoni sostengono che il precedente boom fosse insostenibile, che dunque adesso sono effettivamente vicini alla piena occupazione. Parleremo di tutto ciò al prossimo Brookings Panel [1]. Io voglio soltanto avanzare l’argomento che un po’ di crescita dopo una crisi profonda – e per l’Europa nel suo complesso si tratta davvero di un po’ di crescita – non è propriamente niente di definitivo.


[1] Convegno organizzato dal Brookings Institute.

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