August 10, 2013, 4:01 pm
Via Brad DeLong, Robert Waldmann weighs in on the contributions or lack thereof of Milton Friedman, arguing that much of what he said was already there in Samuelson and Solow 1960. Actually, I’d give him more credit than that; the S-S paper — very unusually for both men, and for Bob Solow in particular — is one of those pieces sometimes described as “rich”, with many points alluded to but not many takeaway lines; to the extent that people did take something away, it was the crude notion of a usable downward-sloping Phillips curve, which turned out to be wrong.
Friedman — like Solow, in most of his work — was in the habit of writing crisp papers with very clear morals. So while you can,on a careful read, see from S-S why you should not in fact trust the Phillips curve to be stable, people didn’t actually get that until Friedman and Phelps laid out the point with stark clarity. Credit where credit is due.
Oh, and yes, I modeled my own intellectual style after Bob Solow’s (and Rudi Dornbusch, who was in the same tradition).
What caught me in the Waldmann piece, however, was the brief discussion of the Pigou effect, which supposedly refuted the notion of a liquidity trap. The what effect? Well, Pigou claimed that even if interest rates are up against the zero lower bound, falling prices will be expansionary, because the rising real value of the monetary base will make people wealthier. This is also often taken to mean that expansionary monetary policy also works, because it increases money holdings and thereby increases wealth and hence consumption.
And that’s where I came in (pdf). Looking at Japan in 1998, my gut reaction was similar to those of today’s market monetarists: I was sure that the Bank of Japan could reflate the economy if it were only willing to try. IS-LM said no, but I thought this had to be missing something, basically the Pigou effect: surely if the BoJ just printed enough money, it would burn a hole in peoples’ pockets, and reflation would follow.
But what I did was a little different from what the MMs have done this time around: I set out to prove my instincts right with a little model, a minimal thing that included actual intertemporal decisions instead of using the quasi-static IS-LM framework. [If you have no idea what I’m talking about, you have only yourself to blame — I warned you in the headline]. And to my considerable surprise, the model told me the opposite of my preconception: there was no Pigou effect. Consumption was tied down in the current period by the Euler equation, so if you couldn’t move the real interest rate, nothing happened.
One way to say this — which Waldmann sort of says — is that even a helicopter drop of money has no effect in a world of Ricardian equivalence, since you know that the government will eventually have to tax the windfall away. Of course, you can invoke various kinds of imperfection to soften this result, but in that case it depends very much who gets the windfall and who pays the taxes, and we’re basically talking about fiscal rather than monetary policy. And it remains true that monetary expansion carried out through open-market operations does nothing at all.
In the simple model, the only channel through which money can operate when you’re against the zero lower bound is by changing expectations of future inflation. And that’s hard to do.
The main point, however, is that we are a very long way from classic monetarism, of the form that says that the central bank can control broad monetary aggregates like M2 at will, and in turn that these broad monetary aggregates determine the course of the economy. That’s not at all true when you’re up against the zero lower bound — which is why Friedman’s analysis of the Great Depression was wrong, and one reason (the other is the madness of the GOP) why modern Friedmanites are a very small group with no real constituency.
L’effetto Pigou (per super-doppi esperti speciali)
Attraverso Brad DeLong apprendo che Robert Waldmann interviene sui contributi o sulla mancanza di contributi da parte di Milton Friedman, sostenendo che gran parte di quello che aveva detto si trovava già in Samuelson e Solow (1960). In effetti, avrei dovuto dargli un maggiore rilievo: il saggio di Samuelson e Solow – cosa molto inconsueta per entrambi, per Bob Solow in particolare – è uno di quelli che talvolta sono descritti come “sostanziosi”, con allusioni a vari aspetti ma con non molte affermazioni da utilizzare direttamente; nella misura in cui le persone ne deducevano qualcosa, si trattava in sostanza del concetto della utilizzabilità della curva di Phillips [1]con una inclinazione verso il basso, che si scopriva essere sbagliato.
Friedman – come Solow, in gran parte dei suoi lavori – aveva la consuetudine di scrivere saggi molto precisi con morali molto chiare. Dunque, se si può, ad una lettura scrupolosa, capire da Samuelson e Solow la ragione per la quale in sostanza non si deve ritenere che la curva di Phillips sia stabile, le persone in effetti non lo compresero finché Friedman e Phelps non lo esposero con totale chiarezza. Bisogna dare pane al pane e vino al vino.
Devo anche aggiungere che, sì, io formai il mio stile intellettuale sullo stile di Bob Solow (e di Rudi Dornbusch, che era nella stessa tradizione).
Quello che mi ha colpito, nel pezzo di Waldmann, è stata la breve disamina dell’ “effetto Pigou”, presentato come una confutazione del concetto di trappola di liquidità. ‘Effetto’ che cosa? Ebbene, Pigou sosteneva che persino se i tassi di interesse si scontravano contro il limite inferiore dello zero, i prezzi in calo sarebbero stati espansivi, perché il valore reale crescente della base monetaria avrebbe reso le persone più ricche. La quale cosa viene anche utilizzata per significare che anche una politica monetaria espansiva produce effetti, perché accresce il possesso di moneta e di conseguenza accresce la ricchezza e quindi i consumi.
Ed è su quel punto che io intervenni (disponibile in pdf). Osservando il Giappone nel 1998, la mia reazione istintiva fu simile a quei monetaristi di mercato odierni: io ero sicuro che la Banca del Giappone avrebbe potuto reflazionare l’economia se solo avesse voluto provare. Il modello IS-LM diceva il contrario, ma io pensavo che con quello si fosse trascurato qualcosa, in sostanza “l’effetto Pigou”: sicuramente, appena la Banca del Giappone avesse stampato sufficiente carta moneta, essa avrebbe messo la voglia di spendere e spandere nella testa della gente, e la reflazione sarebbe venuta di conseguenza.
Ma quello che io feci fu una cosa un po’ diversa da quello che hanno fatto in questa occasione i neomonetaristi: mi proposi di mettere alla prova le mie intuizioni con un piccolo modello, un oggetto minimale che invece di utilizzare lo schema quasi-statico IS-LM, includeva le effettive decisioni intertemporali (se non avete idea di cosa sto parlando, dovete solo incolpare voi stessi – io vi avevo avvertito dal titolo). E, con mia considerevole sorpresa, il modello mi raccontò l’opposto del mio pregiudizio: non c’era alcun effetto Pigou. Nel periodo corrente, i consumi venivano tenuti in basso per effetto della equazione Euler [2], cosicché se non potevate spostare i tassi di interesse reali, non accadeva niente.
Un modo per dire tutto questo – che in qualche modo Waldmann usa – è che in un mondo di ‘equivalenza ricardiana’ persino la distribuzione di denaro da un elicottero non ha affetto, sinché si sa che il Governo in effetti dovrà portar via quella manna dal cielo con le tasse. Naturalmente, si possono invocare imperfezioni di vario genere per attenuare questo risultato, ma in quel caso molto dipende da chi ottiene la manna e da chi paga le tasse, e qua fondamentalmente stiamo parlando di politica della finanza pubblica e non di politica monetaria. Quello che resta vero è che una espansione monetaria attuata attraverso operazioni a mercato-aperto non provoca nessun effetto.
In quel semplice modello, l’unico canale attraverso il quale la moneta può essere efficace quando ci si scontra con il limite inferiore dello zero, è modificando le aspettative della inflazione futura. Ed è una cosa difficile da ottenere.
Il punto principale, tuttavia, è che siamo molto lontani dal monetarismo classico, nella forma nella quale esso afferma che la banca centrale può controllare gli ampi aggregati monetari come lo M2 [3] a volontà, e a sua volta che questi ampi aggregati monetari determinano il corso dell’economia. Questo non è affatto vero quando si è di fronte al limite inferiore di zero, e quella è la ragione per la quale l’analisi di Friedman della Grande Depressione era sbagliata, ed una ragione (l’altra è la follia del Partito Repubblicano) per la quale i cultori moderni di Friedman sono un modestissimo gruppo senza alcun seguito reale.
[1] Vedi note sulla traduzione.
[2] Che sarebbe un complesso di equazioni che spiegano la dinamica dei liquidi che si suppongono privi di vischiosità.
[3] Ovvero, l’offerta di denaro risultante dalla somma della moneta corrente e di vari tipi di depositi.
By mm
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