September 23, 2013, 9:21 am
I’ve been part of a discussion over the direction of economic policy debate — as opposed to the direction of actual economic policy — in which an interesting question has been raised: which prominent economists are now making the best case for fiscal austerity? It’s a tough question to answer, because at this point it’s hard to find any prominent economists making that case.
By “prominent”, by the way, I’m trying not to make a personal judgment. I may think that [redacted] is actually not too bright, and doesn’t deserve his reputation, while I may think that [redacted] is actually a far better economist than many others with bigger professional reputations, but that’s not the question here; the question is which economists with big reputations and large citation indexes are making the austerian case.
And the answer is, it’s hard to think of any. Alberto Alesina, once the guru of expansionary austerity, is still defending his earlier research, but not playing a major role in current policy debate. Reinhart and Rogoff, whose 90-percent cliff was once gospel, are defending their professional reputations while trying to move on, but aren’t lending their voices to calls for continuing austerity. Who’s left?
Yes, you can find economists at right-wing think tanks and some international organizations making the austerian case, but again, I’m talking about economists with big independent reputations, justified or not. And I can’t think of any. That wing of austerianism has simply dissolved.
And as far as we can tell, it makes no difference. Have Paul Ryan, George Osborne, Olli Rehn, Wolfgang Schäuble changed their tune even a bit? No, they’re busy claiming one quarter of positive growth as vindication.
For those who like to think that serious economic debates matter, it has been a humbling experience.
Dove sono gli economisti dell’austerità?
Ho preso parte ad una discussione sugli indirizzi del dibattito di politica economica – in quanto opposti agli indirizzi della politica economica effettiva – nella quale è stata sollevata una domanda interessante: quali importanti economisti, in questo momento, stanno con convinzione portando avanti l’idea dell’austerità della finanza pubblica? E’ una domanda alla quale è duro rispondere, perché a questo punto è difficile trovare un qualsiasi importante economista che avanzi quella ipotesi.
Per “importante”, per inciso, io cerco di non avanzare un giudizio personale. Io posso pensare che (censura [1]) non sia in effetti granché brillante, e non meriti la reputazione che ha, mentre posso pensare che (censura) sia effettivamente un economista assai migliore di molti altri con maggiori referenze professionali, ma la domanda non riguarda questo; la domanda è quali economisti con importanti referenze e con ampi indici di citazioni stiano perorando la causa della austerità.
E la risposta è che è difficile pensare a qualcuno. Alberto Alesina, una volta il guru della austerità espansiva, sta ancora difendendo la sua ricerca originaria, ma non sta giocando un ruolo importante nel dibattito politico attuale. Reinhart e Rogoff, la cui soglia del 90 per cento una volta era il vangelo, stanno difendendo le loro reputazioni professionali nel mentre cercano di voltare pagina, ma non stanno mettendo le loro voci al servizio delle richieste di una perdurante austerità. Chi è rimasto?
Sì, si possono trovare economisti di gruppi di ricerca della destra e di qualche organizzazione internazionale che difendono l’idea dell’austerità, ma io sto parlando di economisti con grandi reputazioni di indipendenza, giustificate o meno. E non mi riesce di pensare a nessuno. L’ala dei patiti dell’austerità si è semplicemente dissolta.
E, per quanto posso dire, questo non fa alcuna differenza. Hanno cambiato appena un po’ la loro musica i Paul Ryan, i George Osborne, gli Olli Rehn, i Wolfgang Schäuble? No, sono indaffarati a sostenere che un trimestre di crescita positiva sia un risarcimento delle loro posizioni.
Per coloro che credono che seri dibattiti economici siano una cosa importante, si è trattato di una esperienza mortificante.
By mm
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