Blog di Krugman

Non c’è più la ripresa a forma di “V” (9 settembre 2013)

 

September 9, 2013, 9:11 am

C’est La V No More

Dean Baker weighs in on the self-correcting economy discussion — it’s not really a debate — and expresses some skepticism about whether we can expect a recovery even in the Keynesian long run. Fair enough. But a quibble: Dean seems to think that I’m saying that 2008 was unique and completely unlike previous recessions. Actually that was never my view — and my actual view ties in with some of the arguments David Warsh makes in his attack on Larry Summers.

Start with Warsh: he asserts, among other things, that the unfortunate “Romer-Bernstein” forecast of a V-shaped recovery was actually the Summers forecast; he also asserts, however, that nobody knew that we should expect a protracted era of economic weakness until Reinhart and Rogoff came along with their analysis of the aftermath of financial crises.

Well, I agree that the R&R work here was excellent and hugely informative — why oh why did they have to follow up with that debt paper? — but we didn’t need that work to know that a V-shaped recovery was unlikely. It was already clear, if you were paying attention, that the nature of the business cycle had changed.

A lot of what we think we know about recession and recovery comes from the experience of the 70s and 80s. But the recessions of that era were very different from the recessions since. Each of the slumps — 1969-70, 1973-75, and the double-dip slump from 1979 to 1982 — were caused, basically, by high interest rates imposed by the Fed to control inflation. In each case housing tanked, then bounced back when interest rates were allowed to fall again.

Since the mid 1980s, however, we’ve had the “Great Moderation,” with inflation quiescent. Post-moderation recessions haven’t been deliberately engineered by the Fed, they just happen when credit bubbles or other things get out of hand.

And while they haven’t been as deep as the older type of recession, they’ve proved hard to end (not officially, but in terms of employment), precisely because housing — which is the main thing that responds to monetary policy — has to rise above normal levels rather than recover from an interest-imposed slump.

That’s from early 2008, before we had any idea just how bad it was going to be, but it was already obvious to me then that V-shaped recovery was not in the cards, precisely because prolonged jobless recoveries had already, pre-2008, become the new normal. I was still too optimistic about the length of the slump, but remember, this was seven months before Lehman fell.

So I didn’t mean to imply that 2008 was completely sui generis; on the contrary, it simply represented a stronger form of a pattern that was already apparent from 2001 and before that in 1990-91.

Why, then, did the White House predict V-shaped recovery? I don’t know. I will say, however, that a lot of business economists were still thinking that a deep recession means a fast recovery, essentially because they weren’t thinking about the changing nature of slumps. And maybe that view infiltrated Treasury, in particular.

 

Non c’è più la ripresa  a forma di “V” [1]

 

Dean Baker interviene nella discussione sulla auto correzione – non è un vero e proprio dibattito – ed esprime qualche scetticismo sul fatto che ci si possa aspettare una ripresa anche nei termini di una lungo periodo keynesiano. Abbastanza giusto. Ma una piccola obiezione: sembra che Dean pensi che io stia dicendo che il 2008 sia stato unico e completamente dissimile dalle recessioni precedenti. In effetti, non è mai stata la mia opinione – ed il mio effettivo punto di vista consiste in alcuni degli argomenti che David Warsh avanza nel suo attacco a Larry Summers.

Cominciamo con Warsh: egli sostiene, tra le altre cose, che la sfortunata previsione “Romer-Bernstein” di una ripresa a forma di “V” fu effettivamente la stessa di Summers; sostiene anche, tuttavia, che nessuno sapeva che dovevamo aspettarci un’epoca di prolungata debolezza economica finché non comparvero Reinhart e Rogoff con la loro analisi delle conseguenze delle crisi finanziarie.

Ebbene, in questo caso io ritengo che il lavoro di Reinhart e Rogoff fu eccellente e grandemente istruttivo – c’è proprio da chiedersi perché abbiano poi proseguito con quel saggio sul debito! [2] – ma non avevamo bisogno di quel lavoro per sapere che una ripresa a forma di “V” era improbabile. Era già chiaro, se si prestava attenzione, che la natura del ciclo economico era cambiata [3].

“Molto di quello che sappiamo sulla recessione e sulla ripresa proviene dall’esperienza degli anni ’70 ed ’80. Ma le recessioni di quell’epoca furono molto diverse dalle recessioni da allora in poi. Ognuna delle crisi – 1969-70, 1973-75 e la crisi della doppia recessione dal 1979 al 1982 – furono provocate, fondamentalmente, dagli alti tassi di interesse imposti dalla Fed per controllare l’inflazione. In ciascuno di quei casi il settore immobiliare calò bruscamente, poi riprese quando fu consentito ai tassi di interesse di tornare a scendere.

Sino alla metà degli anni ’80, tuttavia, avemmo la “Grande Moderazione”, con una inflazione quiescente. Le recessioni successive alla Moderazione non furono deliberatamente predisposte dalla Fed, esse semplicemente intervennero al momento in cui le bolle del credito o altre cose andarono fuori controllo.

E mentre esse non furono così profonde come le recessioni di vecchio tipo, si mostrarono difficili da interrompere (non in termini ufficiali [4], ma in termini di occupazione), principalmente perché il settore dell’edilizia – che è la cosa che principalmente reagisce alla politica monetaria – deve crescere sopra i normali livelli più che riprendersi da un crisi imposta dai tassi di interesse”.

Tutto questo scrivevo agli inizi del 2008, prima che avessimo un’idea di quanto negativo fosse quello che stava per accadere, ma per me era già evidente che una ripresa a forma di “V” non era in questione, precisamente perché prolungate riprese senza lavoro erano già, prima del 2008, diventate la nuova regola. Ero ancora troppo ottimista sulla durata della crisi, ma si tenga a mente che questo avveniva sette mesi prima del crollo della Lehman.

Dunque, io non ho inteso suggerire che il 2008 fu completamente sui generis; al contrario, esso ha semplicemente rappresentato una manifestazione più forte di uno schema che era già visibile dal 2001 e, prima di allora, nel 1990-91.

Perché, dunque, la Casa Bianca fece la previsione di una ripresa a forma di “V”? Non lo so. Direi tuttavia che un buon numero di economisti  erano ancora dell’idea che una profonda recessione comportasse una rapida ripresa, fondamentalmente perché non stavano ragionando sul mutamente della natura delle recessioni. E forse quel punto di vista si era in modo particolare infiltrato al Tesoro.


 

 


[1] Ovvero una crisi  seguita da una ripresa che ritorna rapidamente al picco precedente.

[2] Ovvero, perché siano andati a ficcarsi nelle discutibili affermazioni sui rischi di un debito superiore al 90 per cento del PIL, con l’aggiunta di tutto il clamore per gli errori compiuti.

[3] Krugman si riferisce ad un suo post del febbraio del 2008, che parzialmente riporta di seguito.

[4] Ovvero, non nei termini della ufficiale valutazione della fine di un periodo recessivo. A proposito di come negli Stati Uniti le recessioni vengono riconosciute e di quando viene stabilita il loro esaurimento vedi “Quante recessioni europee?”, di Jeffrey Frankel (17 luglio 2013).

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