Blog di Krugman

Note sul default (25 settembre 2013)

 

September 25, 2013, 10:57 am

Default Notes

Add me to the chorus of those puzzled by the lack of market alarm over the possibility of U.S. default, induced by failure to raise the debt ceiling. The best story I’ve heard came from a government official who put it something like this: “Business types come to Washington, and they talk to Boehner, or Paul Ryan, or Eric Cantor – all of whom are very hard line, but not insane. So they go home reassured. What they don’t realize is that those guys aren’t in control, and that they’re running scared of a large faction of the party that is indeed insane.”

That makes sense to me; if most political reporters are still in denial over the real state of affairs, one can imagine that businesspeople are having an even harder time realizing the extent to which the inmates have taken over the asylum.

But suppose that markets were giving the possibility of default the attention it deserves; how should they be reacting? That’s not actually all that obvious, at least as far as interest rates are concerned.

What everyone stresses is that U.S. government debt, until now regarded as the ultimate safe asset, suddenly becomes not so safe. That could drive up short-term interest rates, at least a bit, because T-bills could start to trade at a discount relative to cash. Although maybe not. Is there a reason the Fed can’t serve as bond buyer of last resort, standing ready to buy T-bills at par, so they remain fully liquid?

Meanwhile, what about long-term interest rates? A lot of people seem to assume that they’ll go up, because who’ll buy debt that might face delays in payment? But see above. Meanwhile, think about the macro impact. Here’s federal receipts and outlays:

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If the feds are forced to slash spending, one way or another (and probably semi-randomly) to match receipts, that’s about $600 billion in cuts at an annual rate, or 4 percent of GDP. That’s a huge case of unintended austerity, quite aside from the disruptions, surely enough to push us back into recession if it lasts for any length of time.

And a double-dip recession would, in turn, push back the date of Fed rate increases far into the future, which would normally cause a big drop in long-term rates.

So I’m not at all sure that we’re looking at an interest rate spike; maybe even the opposite.

But for sure we should be looking at a plunging dollar, and probably carnage in the stock market too.

 

Note sul default

 

Aggiungetemi al coro di quelli che sono perplessi per la mancanza di allarme nel mercato sulla possibilità di un default degli Stati Uniti, provocato da un mancato innalzamento del tetto del debito. La migliore storia che ho sentito viene da un dirigente governativo che l’ha messa grosso modo così: “Personaggi dell’economia vengono a Washington e parlano con Boehner, o con Paul Ryan, o con Eric Cantor – che hanno tutti una linea molto dura, ma non pazzesca. Così tornano a casa rassicurati. Quello che non capiscono è che questi personaggi non hanno il controllo della situazione, e che stanno scappando atterriti per una larga componente del partito che è effettivamente folle”.

Questo secondo me ha un certo senso: se gran parte dei cronisti della politica sono ancora alle prese con il negare la situazione effettiva, uno si può immaginare che gli uomini d’affari abbiano un bel daffare nel comprendere  in quale misura i ricoverati abbiano preso il controllo del manicomio.

Ma supponiamo che i mercati stiano dando alla possibilità di un default l’attenzione che merita: come dovrebbero reagire? Questo non è effettivamente affatto chiaro, almeno finché sono in discussione i tassi di interesse.

Quello su cui ognuno si interroga è che il debito pubblico degli Stati Uniti, che sinora era considerato l’asset della estrema sicurezza, improvvisamente diventi non così sicuro. Questo potrebbe far salire i tassi di interesse a breve, almeno di un po’, perché i “Buoni del Tesoro” potrebbero cominciare ad essere scambiati con uno sconto rispetto al contante. Sebbene potrebbe anche non accadere. C’è una ragione per la quale la Fed non possa servire come acquirente di ultima istanza dei buoni, tenendosi pronta ad acquistare Buoni del Tesoro alla pari, in modo che essi restino del tutto liquidi?

Nel frattempo, cosa accadrebbe per i tassi di interesse a lungo termine? Un bel po’ di persone sembrano ritenere che essi saliranno, perché chi comprerà debito che potrebbe dover fare i conti con ritardi nei pagamenti? Ma guardate un po’ oltre. Nel contempo, pensate all’impatto macroeconomico. Questo è il quadro delle entrate e delle spese federali:

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Se i federali sono costretti ad abbattere la spesa, un modo come l’altro (e probabilmente quasi casuale) per pareggiare le entrate, si tratterà di circa 600 miliardi di dollari di tagli ad un ritmo annuale, ovvero il 4 per  cento del PIL. Sarebbe un clamoroso caso di austerità contro le intenzioni, sicuramente sufficiente a spingerci di nuovo nella recessione se durerà per una qualche misura di tempo.

E, a sua volta, una ricaduta nella recessione, provocherà un rinvio ben innanzi nel tempo del momento degli aumenti del tasso della Fed, il che a condizioni normali dovrebbe provocare una grande caduta nei tassi di interesse.

Dunque, non sono affatto certo che si sarà in presenza di una impennata  nel tasso di interesse; potrebbe darsi persino l’opposto.

Ma di certo dovremmo assistere ad una caduta del dollaro e probabilmente anche ad una carneficina sul mercato azionario.

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