Letture e Pensieri sparsi, di Marco Marcucci

Statistiche, diagrammi e linguaggi (settembre 2013)

Dopo un po’ che si legge il blog di Krugman, e naturalmente anche di qualche altro economista, si scopre che esiste una dimensione del comprendere che non utilizzavamo quasi per niente: grafici, statistiche, proiezioni, pezzi di storia passata e futura che entrano nella memoria in quella forma. Ci si può chiedere se sia semplicemente naturale che questa dimensione non appaia su giornali e riviste; alla fine, non parrebbe un linguaggio così difficile per i non esperti. Alcuni di questi materiali, certamente, non sono di immediata comprensione; ma spesso sono solo soluzioni più precise e sintetiche per raccogliere informazioni che sarebbe meno efficace descrivere con il linguaggio ordinario. In fondo, la differenza è tra il leggere tali informazioni una ad una, oppure il leggerle mettendole a confronto assieme in una certo numero ed ordinate in una certa prospettiva; una tabella, fondamentalmente, confronta dati tra di loro e/o li misura nel tempo. Forse non si trovano nel normale linguaggio dei giornali e delle riviste semplicemente perché è più comodo scrivere parole, senza bisogno di fornire prove o di misurarsi con dati che impongono pensieri più complicati? O è una conseguenza di una forma di dominio del più frequente vaniloquio della politica? Non saprei. E’ certo che dietro una apparente questione di grafica, ci sono molte conseguenze di sostanza, come per ogni problema di linguaggio. E’ tutto il nostro ragionare di politica e di economia che normalmente è povero di prove. Ovvero, povero di domande e inaffidabile nelle risposte.

Se si vuole un magnifico esempio di questa forma di linguaggio si veda il post del 31 agosto “I banchieri, i lavoratori, Obama e Summers” di Paul Krugman. Egli deve mostrare come esistano due modi per leggere una politica di una banca centrale, e gli interessi sui quali essa si fonda: quello delle banche e quello dell’economia nel suo complesso. Per farlo vuole mostrare come le politiche che sono state perseguite dal 2008 ad oggi abbiano avuto significati diversi e prodotto effetti diversi in quei due settori di riferimento. E il problema lo risolve con due semplicissimi diagrammi:

ww 4                                                                                                         ww 5

 

 

Il primo indica gli interesse delle banche, il loro stress ha avuto un picco con la crisi del 2008 e le cose sono subito tornate a posto. Il secondo indica gli interessi dei lavoratori occupati, che non sono mai tornati a posto. Concetto chiarissimo, con l’aggiunta che si è acquisita una informazione fondamentale ed incontrovertibile.

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