September 13, 2013, 11:18 am
A slightly belated reaction to Jonathan Schlefer’s interesting piece on the revived influence of Wynne Godley. There will, I’m sure, be a lot of argument about whether Godley’s approach was actually superior to somewhat more mainstream approaches. But I was struck by Schlefer’s characterization of Godley’s approach:
In mainstream economic models, individuals are supposed to optimize the trade-off between consuming today versus saving for the future, among other things. To do so, they must live in a remarkably predictable world.
Mr. Godley did not see how such optimization is conceivable. There are simply too many unknowns, he theorized.
Instead, Mr. Godley built his economic model around the idea that sectors — households, production firms, banks, the government — largely follow rules of thumb.
What you might not realize from this passage is that Godley’s notion that we should represent behavior by rules of thumb isn’t something new — it’s something old, which got driven out of macroeconomics. The “hydraulic Keynesianism” of the 1950s was all about viewing the economy as a kind of mechanism in which consumer behavior could be represented by an ad hoc consumption function, investment behavior by an ad hoc investment function, and so on. This produced a more or less mechanistic view of the economy, and AW Phillips famously represented hydraulic macro with a literal hydraulic mechanism.
So why did hydraulic macro get driven out? Partly because economists like to think of agents as maximizers — it’s at the core of what we’re supposed to know — so that other things equal, an analysis in terms of rational behavior always trumps rules of thumb. But there were also some notable predictive failures of hydraulic macro, failures that it seemed could have been avoided by thinking more in maximizing terms.
First involved consumption spending. Conventional Keynesian consumption functions suggested that the savings rate would rise as incomes rose — and this wasn’t just the Keynesian interpreters, Keynes himself made the same claim. This, in turn, led to predictions of rising savings rates after World War II, and hence a persistent shortage of demand — hence the secular stagnation theory briefly prominent. (There was even an early Heinlein novel built in part around the secular stagnation theory. As I recall, it was pretty bad.)
In fact, however, savings rates don’t seem to follow the naive consumption function at all; they rise in booms, and are higher for the wealthy, but exhibit no secular trend. And Milton Friedman appeared to explain this paradox by arguing that people are more less rational: they base consumption on “permanent income”, a reasonable estimate of long-run income, and save temporary fluctuations in income.
The second big problem involved inflation. We can argue how many economists really believed in a stable tradeoff between inflation and unemployment, but that’s certainly what got taught to many students. In came Friedman and Phelps to argue that rational price-setters would build expected inflation into their choices, so that sustained low unemployment would produce accelerating inflation. And the stagflation of the 70s seemed to vindicate their argument.
You could argue, and I would, that the rebellion against hydraulic macro went much too far. It’s not at all clear how much good the whole apparatus of maximizing behavior in New Keynesian models really does, and to the extent that such models do seem more or less to work, it’s only by making some ad hoc behavioral assumptions that are grafted on to the rest of the structure.
But it is kind of funny to see a revival of old-fashioned macro hailed, at least by some, as the key to a reconstruction of the field.
Wynnie Godley [1] e l’idraulica
Una reazione un po’ tardiva all’interessante pezzo di Jonathan Schlefer sulla risuscitata influenza di Wynne Godley. Ci sarà, ne sono certo, un bel po’ di discussione sulla idea che l’approccio di Godley fosse effettivamente superiore ad approcci in qualche modo più convenzionali. Ma sono stato colpito dalla caratterizzazione dell’approccio di Godley da parte di Schlefer:
“Nei modelli economici convenzionali, si suppone che gli individui, tra le altre cose, ottimizzino il bilanciamento tra i consumi di oggi ed i risparmi per il futuro. Per farlo, essi devono vivere in un mondo considerevolmente prevedibile.
Godley non capiva come tale ottimizzazione fosse concepibile. Egli teorizzò che c’erano semplicemente troppe cose sconosciute.
Invece, Godley costruì il suo modello sull’idea che i settori – le famiglie, le aziende produttive, lea banche, il Governo – in gran parte seguivano regole empiriche.”
Quello che si potrebbe non capire da questo passaggio è che l’idea di Godley secondo la quale si dovrebbe rappresentare il comportamento attraverso regole empiriche non è nuova – è qualcosa di vecchio, che venne messo al bando dalla teoria economica. Il cosiddetto “keynesismo idraulico” degli anni ’50 riguardava per intero il considerare l’economia come un tipo di meccanismo nel quale il comportamento del consumatore poteva essere rappresentato attraverso una funzione ad hoc del consumo, quello dell’investimento come una funzione ad hoc dell’investimento, e così via. Questo produceva una visione dell’economia più o meno meccanicistica, e A. W. Phillips [2] rappresentò, in modo che restò famoso, la macroeconomia idraulica esattamente come un meccanismo idraulico.
Dunque, perché la macroeconomia idraulica venne messa al bando? In parte perché agli economisti piaceva pensare agli ‘agenti’ [3] come massimizzatori – questo è il punto cruciale di quello che crediamo di conoscere – cosicché, a parità delle altre condizioni, una analisi nei termini del comportamento razionale è superiore alle regole empiriche. Ma ci furono anche alcuni memorabili fallimenti previsionali della macroeconomia idraulica, fallimenti che sembrò potessero essere evitati pensando di più in termini di massimizzazione.
Il primo riguardò la spesa per consumi. Le convenzionali funzioni keynesiane del consumo suggerivano che il tasso di risparmio sarebbe cresciuto come fossero cresciuti i redditi – e questo non era corretto (…. [4]) gli interpreti keynesiani e Keynes stesso sostennero il medesimo argomento. Questo, a sua volta, portò alla previsione di tassi di risparmio crescenti dopo la Seconda Guerra Mondiale – di conseguenza alla teoria di una stagnazione secolare, che per un breve periodo divenne importante (ci fu anche un racconto – dello scrittore di fantascienza ndt – Heinlein costruito in parte attorno alla teoria della stagnazione che, per quanto ricordo, era piuttosto brutto).
Di fatto, tuttavia, i tassi di risparmio non sembra che seguano affatto l’ingenua funzione del consumo; essi crescono con esplosioni, e sono più elevati per i ricchi, senza mostrare alcuna tendenza secolare. Milton Friedman parve spiegare questo paradosso sostenendo che le persone sono molto meno razionali [5]: basano i consumi sul “reddito permanente”, una stima ragionevole del reddito di lungo periodo, e fanno salve le fluttuazioni temporanee nei redditi.
Il secondo grande problema riguardò l’inflazione. Noi possiamo discutere su come molti economisti hanno davvero creduto in un bilanciamento stabile tra l’inflazione e la disoccupazione, ma questo è sicuramente quello che è stato insegnato a molti studenti. Ci vollero Friedman e Phelps per spiegare che i razionali definitori dei prezzi avrebbero incorporato l’inflazione attesa dentro le loro scelte, cosicché una prolungata bassa disoccupazione avrebbe prodotto una inflazione accelerata. E la stagflazione degli anni ’70 sembrò dare conferma al loro argomento.
Si potrebbe sostenere, sarei tentato di farlo, che l ribellione contro la macroeconomia idraulica andò troppo lontano. Non è affatto chiaro quanto bene realmente faccia l’intero apparato del comportamento massimizzante nei modelli neokeynesiani, e nella misura in cui tali modelli sembrano davvero più o meno funzionare, è solo avanzando alcuni assunti comportamentali ad hoc che sono innestati sul resto della struttura.
Ma è una cosa curiosa assistere ad un revival di un’economia passata di modo che viene salutata, almeno da alcuni, come la cosa cruciale nella ricostruzione della disciplina.
[1] Wynne Godley (Londra, 2 settembre 1926 – 13 maggio 2010) è stato un economista britannico, noto per il suo pessimismo verso l’economia britannica ed il suo criticismo nei confronti del governo Britannico. Nato a Londra, frequentò la Rugby School per poi studiare politica, filosofia ed economia al New College di Oxford, dove Isaiah Berlin fu uno dei suoi insegnanti; si adoperò per diventare un musicista professionista, studiando al Conservatorio di Parigi per tre anni e diventando primo oboista alla BBC Welsh Orchestra. Tuttavia l’ansia da palcoscenico lo fece desistere dal proseguire la carriera di musicista, anche se rimase interessato alla musica e fu direttore della Royal Opera dal 1976 al 1987. Dopo la conclusione della sua carriera musicale diventò un economista alla Metal Box ed in seguito, dal 1956 al 1970, lavorò al tesoro dove si occupò di problemi di politica macroeconomica e previsioni a breve termine, mediando la materia economica e politica, inclusa la svalutazione del pound del 1967 sotto Harold Wilson.
Durante il suo lavoro al Tesoro incontrò Nicholas Aldor, che lo persuase ad andare all’Università di Cambridge dove diventò fellow del King’s College e direttore del dipartimento di economia applicata, anche se continuò a lavorare saltuariamente come un consulente economico governativo e fu segnalato come uno dei “Sei uomini saggi” (consulenti economici esterni) di Norman Lamont.
Predisse che il boom economico del 1973-74 sarebbe concluso e che la disoccupazione avrebbe colpito 3 milioni di persone negli anni ’80, una previsione che gli fece guadagnare il soprannome di “Cassandra dei Fens”. I suoi contributii alla politica del Tesoro furono riconosciuti da Dave Ramsden, capo consigliere economico del tesoro.
Negli anni 2000, coincidenti con un periodo di apparente e ampiamente voluta stabilità, quello che emerse da Godley fu la sua analisi precisa e la sua precognizione sulla incombente crisi economico finanziaria ed il ruolo potenziale per quello che sarebbero diventate da quel momento le direzioni politiche innovative con le quali rispondervi”.
Nel 1992 mise in guardia sul fatto che senza una politica fiscale comune che rimpiazzasse gli scambi monetari ci sarebbero stati problemi nell’eurozona. (wikipedia)
[2] Alban William Housego “A. W.” “Bill” Phillips, (18 Novembre 1914 – 4 Marzo 1975) fu un economista della Nuova Zelanda, famoso soprattutto per il suo contributo della “curva di Phillips” (vedi note sulla traduzione). La sua scoperta di una relazione tra disoccupazione ed inflazione, che era il punto cruciale della ‘curva’ che prese il suo nome, venne apprezzata da importanti economisti come Paul Samuelson e Robert Solow. Nel 1949 egli però concepì e costruì il MONIAC, un computer economico ‘idraulico’. Non ho compreso esattamente in cosa consistesse questa sua seconda scoperta, ma la foto successiva mostra che ci credeva seriamente:
[3] In economia gli ‘agenti’ sono gli attori e coloro che prendono le decisioni in un modello. Acquirenti e venditori, ad esempio, sono due ‘agenti’.
[4] Mi pare che manchi qualcosa nel testo.
[5] Anche questa è una interpretazione della traduzione. Se si voleva dire che sono “più o meno razionali” si sarebbe dovuto dire “more or less”, altrimenti, forse, si intendeva dire che sono “much less”, “molto meno”.
By mm
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