Blog di Krugman

Destabilizzatori automatici (10 ottobre 2013)

 

October 10, 2013, 10:56 am

Automatic Destabilizers

The debt ceiling situation remains extremely foggy. Republican leaders seem, slowly, to be coming to the realization that Obama is serious about this business of not engaging in hostage negotiations — but they’re still trying to bargain (kill your main achievement? No? OK, how about killing Social Security instead?). Will they realize that this just isn’t going to work before the money runs out? Nobody knows.

And nobody knows what comes next. The immediate question is whether Treasury can, in fact, “prioritize” — pay interest on the debt while stiffing everyone else, from vendors to Social Security recipients. If they can, they might choose to do this to avoid financial meltdown.

But as I and many others have emphasized, even if this is possible, it would be a catastrophe, because the Federal government would be forced into huge spending cuts (Social Security checks and Medicare payments would surely take a hit, because there isn’t that much else). We’re looking at something like 4 percent of GDP, which given fairly standard multipliers would imply an eventual contraction by 6 percent.

Except that standard multipliers are wrong — it would be much, much worse. I haven’t seen anyone making this point, but it’s very important.

Standard estimates of the effects of cuts in government spending take into account the role of the federal government as an automatic stabilizer: the deficit rises as the economy shrinks, mainly because tax receipts go down but also because safety-net spending goes up. Typical estimates are that the federal deficit rises around 40 cents for every dollar decline in GDP:

But if the federal government is up against the debt ceiling, it will have to offset these revenue declines and automatic spending increases with further cuts. So the initial 6 percent decline in GDP would force a further 2.4 percent of GDP in cuts, leading to another round of GDP decline, and so on.

Take these effects into account, and the multiplier effect of an initial decline in government spending should be around 2.5, not 1.5. So we could be looking at a 10 percent decline in GDP, and a 5 point rise in unemployment, even if interest is paid in full.

This wouldn’t happen all at once; it won’t happen if the debt ceiling crisis lasts only a few weeks, in part because many of the people being stiffed would still expect payment eventually. But a sustained debt crisis could have immense negative effects even if default on securities (as opposed to default on contracts, which would still happen en masse) is avoided.

10 ottobre 2013

 

Destabilizzatori automatici

 

La situazione del tetto del debito resta assolutamente confusa. I leaders repubblicani sembra che stiano arrivando, lentamente, a comprendere che Obama è serio nel non volersi impegnare in una negoziazione su un ostaggio – ma stanno ancora cercando di trattare (Vuoi far fuori il tuo principale risultato? No? Va bene, che ne diresti allora di far fuori la Previdenza Sociale?). Capiranno che questo non è destinato a funzionare prima di una crisi del dollaro? Nessuno lo sa.

E nessuno sa cosa verrà dopo. La domanda immediata è se il Tesoro potrà, in effetti, stabilire delle priorità – pagare gli interessi sul debito nel mentre si resta inadempienti [1] con tutti gli altri, dai venditori ai beneficiari della Previdenza Sociale. Se possono, potrebbero scegliere di farlo per evitare un collasso finanziario.

Ma come molti altri oltre a me hanno sottolineato, persino se questo fosse possibile, sarebbe una catastrofe, perché il Governo Federale sarebbe costretto a grandi tagli alla spesa (gli assegni della Previdenza Sociale ed i pagamenti di Medicare prenderebbero sicuramente un colpo, dato che non c’è poi molto altro). Stiamo parlando di qualcosa come un 4 per cento del PIL, il che, dati moltiplicatori abbastanza consueti, implicherebbe una contrazione finale del 6 per cento.

A meno che quei moltiplicatori consueti non siano sbagliati – nel qual caso sarebbe molto, molto peggio. Non ho ancora visto nessuno avanzare questo argomento, ma esso è molto importante.

Stime standard degli effetti dei tagli della spesa pubblica mettono nel conto il ruolo del Governo federale come stabilizzatore automatico: il deficit cresce quando l’economia si restringe principalmente perché le entrate fiscali scendono ma anche perché la spesa pubblica per le reti della sicurezza salgono. Secondo stime consuete il deficit federale cresce di circa 40 centesimi per ogni dollaro di declino del PIL  [2].

Ma se il Governo federale incappa contro il tetto del debito, io dovrò bilanciare questo calo delle entrate e questi incrementi automatici delle spese con ulteriori tagli. Dunque, il declino iniziale del 6 per cento del PIL costringerà a tagli ulteriori del PIL per il 2,4 per cento, portando ad un altro giro del declino del PIL, e così via.

Mettete questi effetti nel conto, e l’effetto di moltiplicatore di un iniziale declino della spesa pubblica dovrebbe essere attorno al 2,5 per cento, e non all’1,5 per cento. Così assisteremmo ad un declino del 10 per cento del PIL, ed a cinque punti di crescita della disoccupazione, anche se gli interessi fossero pagati pienamente.

Questo non accadrebbe tutto in una volta; non accadrebbe se la crisi del tetto del debito durasse solo poche settimane, in parte perché molte persone che restano all’asciutto si aspetterebbero ancora alla fine di essere pagate. Ma una crisi di debito prolungata avrebbe immensi effetti negativi anche se il default sui titoli fosse evitato (all’opposto di quello sui contratti, che avverrebbe in grandi dimensioni).


 

 


[1] To stiff” nel senso di “fregare” è slang americano.

[2] Se ben capisco, la tabella sotto – che estraiamo dal testo per renderla meglio leggibile – indica la risposta del bilancio agli andamenti del ciclo economico. I dati sono espressi in percentuali del PIL che si modificano a fronte di un cambiamento di un 1 per cento del PIL, ovvero per ogni punto percentuale di PIL in meno.

La prima colonna indica i cambiamenti sul lato delle entrate complessive del Governo (prima riga) e, nelle due righe sotto,  di quelle distinte del Governo Federale e degli Stati e delle Comunità locali. Per ogni punto in meno di PIL c’è un calo di 0,37 centesimi di punto nelle entrate governative, attribuibile per  0,31  centesimi al Governo federale e per 0,06 centesimi agli Stati ed alle Comunità Locali.

La seconda colonna dovrebbe indicare l’andamento delle spese al netto delle borse di studio. Quindi, per ogni punto in meno di PIL le spese crescono di 0,09 punto di PIL; che dovrebbe essere l’effetto degli stabilizzatori automatici.

La terza colonna mi pare indichi il minore indebitamento netto, ed è la somma delle minori entrate e delle maggiori spese.

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