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Fare i conti con il default (New York Times 10 ottobre 2013)

 

Dealing With Default

By PAUL KRUGMAN
Published: October 10, 2013

So Republicans may have decided to raise the debt ceiling without conditions attached — the details still aren’t clear. Maybe that’s the end of that particular extortion tactic, but maybe not, because, at best, we’re only looking at a very short-term extension. The threat of hitting the ceiling remains, especially if the politics of the shutdown continue to go against the G.O.P.

So what are the choices if we do hit the ceiling? As you might guess, they’re all bad, so the question is which bad choice would do the least harm.

Now, the administration insists that there are no choices, that if we hit the debt limit the U.S. government will go into general default. Many people, even those sympathetic to the administration, suspect that this is simply what officials have to say at this point, that they can’t give Republicans any excuse to downplay the seriousness of what they’re doing. But suppose that it’s true. What would a general default look like?

 

A report last year from the Treasury Department suggested that hitting the debt ceiling would lead to a “delayed payment regime”: bills, including bills for interest due on federal debt, would be paid in the order received, as cash became available. Since the bills coming in each day would exceed cash receipts, this would mean falling further and further behind. And this could create an immediate financial crisis, because U.S. debt — heretofore considered the ultimate safe asset — would be reclassified as an asset in default, possibly forcing financial institutions to sell off their U.S. bonds and seek other forms of collateral.

 

 

That’s a scary prospect. So many people — especially, but not only, Republican-leaning economists — have suggested that the Treasury Department could instead “prioritize”: It could pay off bonds in full, so that the whole burden of the cash shortage fell on other things. And by “other things,” we largely mean Social Security, Medicare, and Medicaid, which account for the majority of federal spending other than defense and interest.

Some advocates of prioritization seem to believe that everything will be O.K. as long as we keep making our interest payments. Let me give four reasons they’re wrong.

First, the U.S. government would still be going into default, failing to meet its legal obligations to pay. You may say that things like Social Security checks aren’t the same as interest due on bonds because Congress can’t repudiate debt, but it can, if it chooses, pass a law reducing benefits. But Congress hasn’t passed such a law, and until or unless it does, Social Security benefits have the same inviolable legal status as payments to investors.

Second, prioritizing interest payments would reinforce the terrible precedent we set after the 2008 crisis, when Wall Street was bailed out but distressed workers and homeowners got little or nothing. We would, once again, be signaling that the financial industry gets special treatment because it can threaten to shut down the economy if it doesn’t.

Third, the spending cuts would create great hardship if they go on for any length of time. Think Medicare recipients turned away from hospitals because the government isn’t paying claims.

Finally, while prioritizing might avoid an immediate financial crisis, it would still have devastating economic effects. We’d be looking at an immediate spending cut roughly comparable to the plunge in housing investment after the bubble burst, a plunge that was the most important cause of the Great Recession of 2007-9. That by itself would surely be enough to push us into recession.

And it wouldn’t end there. As the U.S. economy went into recession, tax receipts would fall sharply, and the government, unable to borrow, would be forced into a second round of spending cuts, worsening the economic downturn, reducing receipts even more, and so on. So even if we avoid a Lehman Brothers-style financial meltdown, we could still be looking at a slump worse than the Great Recession.

So are there any other choices? Many legal experts think there is another option: One way or another, the president could simply choose to defy Congress and ignore the debt ceiling.

Wouldn’t this be breaking the law? Maybe, maybe not — opinions differ. But not making good on federal obligations is also breaking the law. And if House Republicans are pushing the president into a situation where he must break the law no matter what he does, why not choose the version that hurts America least?

There would, of course, be an uproar, and probably many legal challenges — although if I were a Republican, I’d worry about, in effect, filing suit to stop the government from paying seniors’ hospital bills. Still, as I said, there are no good choices here.

So what will happen if and when we hit the debt ceiling? Let’s hope we don’t find out.

 

Fare i conti con il default, di Paul Krugman

New York Times 10 ottobre 2013

 

Così i repubblicani potrebbero aver deciso  di innalzare il tetto del debito senza farlo dipendere da condizioni – i dettagli non sono ancora chiari. Può darsi che sia la fine di quella particolare tattica estorsiva, può darsi di no, che, nel migliore dei casi, si stia solo assistendo ad una proroga di breve tempo. Resta la minaccia di andare a sbattere contro il tetto, specialmente se la politica del ‘blocco’ continua a risolversi in un danno per il Partito Repubblicano.

Quali saranno dunque le scelte se urtiamo davvero col tetto? Come vi potete immaginare, sono tutte cattive, cosicché la domanda è quale scelta cattiva farebbe il danno minore.

Ora, la amministrazione insiste che non ci sono scelte, che se raggiungiamo il limite del tetto il Governo degli Stati Uniti finirà in un default generale. Molte persone, anche coloro che simpatizzano con la amministrazione, sospettano che a questo punto questo sia semplicemente quello che devono dire i dirigenti, che non possono dare ai repubblicani alcuna scusa per minimizzare la gravità di quello che stanno facendo. Ma supponiamo che sia vero. A cosa somiglierebbe un default generale?

Un rapporto dell’anno passato del Dipartimento del Tesoro indicava che il raggiungimento del tetto del debito avrebbe portato ad un “regime di pagamenti dilazionati”: i conti, compresi quelli per gli interessi sul debito federale, verrebbero pagati in ordine di ricevimento, appena i contanti siano disponibili. Dal momento che i conti che arrivano quotidianamente eccederebbero le entrate in contanti, questo significherebbe essere sempre meno al passo con le scadenze. E potrebbe determinare una immediata crisi finanziaria, perché il debito statunitense – sino a questo punto considerato come l’asset massimamente sicuro – sarebbe classificato come un asset in default, probabilmente costringendo le istituzioni finanziarie a vendere bonds degli Stati Uniti ed a cercare altre forme di garanzie.

E’ un prospettiva cha fa paura. Così molte persone – in particolare, ma non soltanto, economisti che simpatizzano per il Partito Repubblicano – hanno suggerito che il Dipartimento del Tesoro potrebbe piuttosto stabilire delle priorità: potrebbe pagare in pieno le obbligazioni, in modo che l’intero peso della scarsità di cassa cada su altre cose. E per “altre cose” in larga misura si intende la Previdenza Sociale, Medicare e Medicaid, che in aggiunta alla difesa ed agli interessi costituiscono la parte più grande della spesa federale.

Alcuni sostenitori del metodo delle priorità sembrano credere che ogni cosa sarà a posto finché continueremo a fare i nostri pagamenti sugli interessi. Fatemi spiegare quattro ragioni per le quali sbagliano.

In primo luogo, il Governo degli Stati Uniti andrebbe comunque in default, non riuscendo a corrispondere ai suoi obblighi legali di pagamento. Si può dire che cose come la Previdenza Sociale non sono la stessa degli interessi dovuti ai bonds perché il Congresso in quel caso non può ripudiare il debito, ma può, se sceglie di farlo, approvare una legge che riduca i sussidi. Ma il Congresso non ha approvato una legge del genere, e finché o a meno che non lo faccia, i sussidi della Previdenza Sociale hanno lo stesso inviolabile statuto legale dei pagamenti agli investitori.

In secondo luogo, il metodo delle priorità rafforzerebbe il terribile precedente che stabilimmo dopo la crisi del 2008, quando Wall Street fu salvata ma i lavoratori ed i proprietari di abitazioni indigenti ottennero poco o niente. Si darebbe, ancora una volta, il segnale che il sistema finanziario ottiene un trattamento speciale perché, se non accade,  può minacciare il ‘blocco’ dell’economia.

In terzo luogo, i tagli alla spesa creerebbero grandi difficoltà se proseguissero per un certo periodo. Si pensi agli utenti di Medicare allontanati dagli ospedali perché il Governo non paga il dovuto.  

Infine, se il metodo delle priorità potesse evitare una immediata crisi finanziaria, esso avrebbe comunque effetti economici devastanti. Potremmo assistere ad un immediato taglio alla spesa paragonabile alla caduta degli investimenti dopo lo scoppio della bolla, una caduta che fu la causa più importante della Grande Recessione del 2007-9. Il che da solo sarebbe sicuramente sufficiente a spingerci nuovamente nella recessione.

Né finirebbe lì. Come l’economia degli Stati Uniti andasse in recessione, le entrate fiscali cadrebbero bruscamente, ed il Governo, incapace di indebitarsi, sarebbe costretto ad un secondo giro di tagli alle spese, peggiorando il declino dell’economia, riducendo ancora di più le entrate, e così via. Se anche dunque evitassimo un collasso finanziario del genere di quello della Lehman Brothers, potremmo pur sempre assistere ad un crollo peggiore della Grande Recessione.

C’è dunque qualche altra scelta? Molti esperti legali pensano che ci sia un’altra opzione: prima o poi, il Presidente potrebbe semplicemente scegliere di sfidare il Congresso e di ignorare il tetto del debito.

Questo non sarebbe un violare la legge? Forse, forse no – ci sono opinioni diverse. Ma anche non comportarsi bene sugli obblighi federali è violare la legge. E se i repubblicani della Camera stanno spingendo il Presidente in una situazione nella quale egli deve violare la legge qualsiasi cosa faccia, perché non scegliere la versione che offende in modo minore l’America?

Ci sarebbe, naturalmente, un tumulto, probabilmente molto contenzioso legale – sebbene se io fossi un repubblicano, in effetti, mi preoccuperei del deposito di una denuncia per aver bloccato i pagamenti dei conti degli ospedali delle persone anziane. Comunque, come ho detto, in questa vicenda non ci sono scelte positive.

Che cosa accadrà, dunque, se e come raggiungeremo il tetto del debito? Speriamo di non doverlo scoprire.

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