Blog di Krugman

Gli gnomi della fiducia (28 ottobre 2013)

 

October 28, 2013, 9:37 am

The Confidence Gnomes

It’s kind of sad, but I suspect that half a century from now the main thing people will remember me for — if they remember anything — is the confidence fairy. So maybe I can somewhat package my attempts to debunk the Hellenization of our discourse (pdf) by pointing out that the scare stories seem to involve invoking a related set of characters, the confidence gnomes. (They’re also related to these guys.)

The popular story — put out by everyone from Alan Greenspan to Erskine Bowles — runs like this:

1. Loss of investor confidence
2. ??????
3. Greece!

What I keep asking is for someone to explain step 2 in a way that’s consistent with the fact that America, Britain, and Japan — unlike Greece — have their own currencies, and central banks that control short-term interest rates. Are you saying that they will raise these rates, and if so, why? Are you saying that long rates will become delinked from short rates? Why, and why can’t central banks prevent this just by buying long-term debt?

 

So far, nobody has answered this challenge clearly. They simply assert that this is how it will happen, or they switch arguments in midstream, suddenly bringing in the specter of bank collapse or something else. Just tell me what’s supposed to be happening to monetary policy!

And don’t tell me that this is what experience shows. There simply aren’t historical precedents for the claimed crisis — a debt crisis in a country that has its own currency and borrows in that currency. France in the 20s comes closest, but it didn’t play out anything like modern Greece. Japan right now is, in effect, an example of a country benefiting by reducing confidence in the future real value of its debt. (Before commenting on these assertions, read the paper.)

What’s more, we have a clear recent example of just how important it is to think these things through. Remember that people like Greenspan insisted that budget deficits would lead to soaring rates and inflation. But they never explained how this was supposed to happen in a depressed economy with zero short-term rates. Again, their logic was more or less

1. Deficits
2. ?????
3. Zimbabwe!

Meanwhile, those of us who tried to think it through concluded that nothing of the sort would happen — and it didn’t.

Count me as someone who believes that macroeconomics — at least of the Keynesian variety — has actually worked pretty well these past five years. The problem is that so few economists have been willing to use their own models, and so few influential people have understood that gut feelings are no way to deal with a once-in-three-generations economic crisis.

 

Gli gnomi della fiducia

 

E’ un po’ triste, ma ho il sospetto che tra mezzo secolo la cosa principale per la quale le persone mi ricorderanno – ammesso che ricorderanno qualcosa – sarà la ‘fata della fiducia’. Dunque, in qualche modo forse posso impacchettare i miei tentativi di demistificare la “ellenizzazione” del nostro dibattito (disponibile in pdf) per mettere in evidenza che le storie terrificanti sembrano comportare l’invocazione di una determinata tipologia di caratteri, gli gnomi della fiducia  (i quali a loro volta sono in connessione con questi altri personaggi [1]).

La storia popolare – messa in circolazione per tutti da Alan Greenspan ed Erskine Bowles – si svolge in questo modo:

1 – Perdita della fiducia da parte degli investitori (cioè, cosa devo recuperare?).

2 – ???????? (cioè, perché devo recuperarlo?)

3 – Grecia! (cioè, mi serve ad evitare di finire come la Grecia!)

Ciò che io continuo a domandare a chiunque è lo spiegare il passaggio numero 2 in un modo che sia coerente con il fatto che l’America, il Regno Unito ed il Giappone- diversamente dalla Grecia – hanno le loro valute e banche centrali che controllano i tassi di interesse a breve termine. State dicendo che innalzeranno questi tassi, e se è così, per quale ragione? State dicendo che i tassi di interesse a lungo termine finiranno con l’essere sconnessi da quelli a breve termine? Perché, e perché le banche centrali non potranno impedirlo semplicemente acquistando obbligazioni sul debito [2] a breve termine? [3]

Sino a questo punto, nessuno ha risposto a questa sfida chiaramente. Semplicemente si asserisce che questo è quanto accadrà, oppure si cambiano gli argomenti a mezza strada, improvvisamente facendo comparire lo spettro di una collasso bancario o di qualcos’altro. Raccontatemi solamente quello che pensate avvenga alla politica monetaria!

E non ditemi che questo è quanto mostra l’esperienza. Non ci sono precedenti storici per una analoga pretesa crisi – una crisi di debito in un paese che abbia la propria valuta e che si indebiti in quella valuta. La Francia negli anni ’20 è quella che più si avvicina, ma non portò a termine niente che assomigli alla Grecia moderna. Il Giappone, in questo momento, è in effetti l’esempio di un paese che beneficia della riduzione della fiducia nel futuro valore reale delle obbligazioni sul suo debito (prima di commentare queste asserzioni, si legga lo studio).

Quello che c’è in più è che abbiamo un chiaro recente esempio di come sia importante riflettere su queste cose. Si ricordi che persone come Greenspan hanno insistito che i deficit di bilancio avrebbero portato i tassi e l’inflazione alle stelle. Ma non hanno mai spiegato come si pensava che questo avvenisse in una economia depressa e con tassi di interesse a zero. Ancora una volta, più o meno la loro logica era:

  1. Deficits
  2. ???????????
  3. Zimbabwe!

Nel frattempo, coloro tra di noi che hanno cercato di riflettere hanno concluso che non sarebbe successo niente del genere – e non è successo.

Mettetemi pure tra coloro che credono che la macroeconomia – almeno nella sua versione keynesiana – in questi ultimi cinque anni ha effettivamente  funzionato abbastanza bene. Il problema è che così pochi economisti hanno avuto voglia di utilizzare i loro propri modelli, e che così poche persone influenti hanno compreso che le sensazioni istintive non sono un modo per fare i conti con una crisi economica unica da tre generazioni.



[1] Umorismo americano, non facile da apprezzare …. Il link è con una voce di Urban Dictionary relativa ad una particolare categoria di gnomi (“Underpants gnomes, gli gnomi delle mutande) che ho compreso in questo modo: costoro sono individui della serie South Park che passano la nottata a cercare mutande, necessarie per andare al lavoro. Perché lo fanno? Per loro convenienza, naturalmente, perché lavorare gli procura un profitto. Ma il problema – se ho ben capito – è che nella sequenza logica: “1 – Di cosa ho bisogno? 2 – Perché ho bisogno proprio di quello? 3 – A cosa mi servirà?”, quei piccoli personaggi non riescono a rispondere alla domanda numero 2. Hanno bisogno di mutande, gli servono a fare un guadagno, ma perché le mutande? Sono come ipnotizzati dalla incapacità di rispondere alla domanda intermedia, e continuano a fare per tutta la notte qualcosa che non riescono ad inquadrare. Se la spiegazione è corretta, si può ammettere che nella vita talvolta capiti di dover assolutamente fare qualcosa che non si capisce più perché deve essere fatto. Questa sarebbe la situazione degli “gnomi delle mutande”, nonché di Alan Greenspan ed Erskine Bowles, e la somiglianza è spiegata dal post …

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[2] Tutte le volte che incontro l’espressione “acquistare il debito”, normale nel linguaggio economico angloamericano,   per migliore comprensione traduco con “acquistare le obbligazioni sul debito”, che è quanto si intende, giacché il debito si ‘acquista’ attraverso i bonds.

[3] Come si è capito, questi sono gli stessi temi della polemica delle scorso settimane con Kenneth Rogoff. Sono anche i temi della lunga relazione di Krugman alla recente iniziativa del Fondo Monetario Internazionale, che conterei di tradurre prossimamente).

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