October 1, 2013, 10:53 am
Still taking kind of an emotional vacation from current political madness. Following up on my skeptical post on worries about slowing trade growth, I wondered what a state-of-the-art model would say.
The natural model to use, at least for me, is Eaton-Kortum (pdf), which is a very ingenious approach to thinking about multilateral trade flows. The basic model is Ricardian — wine and cloth and labor productivity and all that — except that there are many goods and many countries, transportation costs, and countries are assumed to gain productivity in any particular industry through a random process. They make some funny assumptions about distributions — hey, that’s kind of the price of entry for this kind of work — and in return get a tractable model that yields gravity-type equations for international trade flows. This is a good thing, because gravity models of trade — purely empirical exercises, with no real theory behind them — are known to work pretty well.
Their model also yields a simple expression for the welfare gains from trade (p. 15):
Real income = A*(1-import share)^(-1/theta)
where A is national productivity and theta is a parameter of their assumed random process (don’t ask); they suggest that theta=4 provides the best match to available data.
Now, what I wanted to do was apply this to the rapid growth of trade that has taken place since around 1990, what Subramanian calls “hyperglobalization”. According to Subramanian’s estimates, overall trade in goods and services has risen from about 19 percent of world GDP in the early 1990s to 33 percent now, bringing us to a level of integration that really is historically unprecedented.
There are some conceptual difficulties with using this rise directly in the Eaton-Kortum framework, because much of it has taken the form of trade in intermediate goods, and the framework isn’t designed to handle that. Still, let me ignore that, and plug Subramanian’s numbers into the equation above; I get a 4.9 percent rise in real incomes due to increased globalization.
That’s by no means small change, but it’s only a fairly small fraction of global growth. The Maddison database gives us a 45 percent rise in global GDP per capita over the same period, so this calculation suggests that rising trade was responsible for around 10 percent of overall global growth. My guess is that most people who imagine themselves well-informed would give a bigger number.
By the way, for those critical of globalization, let me hasten to concede that by its nature the Eaton-Kortum model doesn’t let us talk about income distribution, and it also makes no room for the possible role of globalization in causing secular stagnation.
Still, I thought this was an interesting calculation to make — which may show more about my warped sense of what’s interesting than it does about anything else.
I guadagni dalla iperglobalizzazione (per esperti [1])
Continuo a prendermi una pausa emotiva dalla follia politica che oggi ci circonda. Proseguendo con lo scetticismo del mio post sulle preoccupazioni per la crescita del commercio che rallenta, mi sono chiesto che cosa direbbe un modello sulla situazione in atto.
Il modello naturale da usare, almeno per me, è quello di Eaton-Kortum (disponibile in pdf), che è un approccio molto ingegnoso al pensiero sui flussi di commercio multilaterali. Il modello di base è ricardiano – vino, tessuti [2], produttività del lavoro e tutto il resto – sennonché ci sono molti beni e molti paesi, i costi di trasporto, e si suppone che i paesi accrescano la produttività in una qualche particolare industria attraverso un processo interamente casuale. Essi (Eaton-Kortum) avanzano qualche strano assunto a proposito delle distribuzioni – che volete, questo è il prezzo da pagare per entrare in questo genere di esercizi – ed in cambio ottengono un modello malleabile che consente di produrre equazioni di tipo gravitazionale [3] per i flussi del commercio internazionale. Questa è una buona cosa perché i modelli gravitazionali del commercio – esercizi puramente empirici, senza nessuna reale teoria alle spalle – sono noti per funzionare abbastanza bene.
Il loro modello produce anche una semplice espressione per i vantaggi che vengono al benessere dal commercio (p.15):
Reddito reale = A*(1-quota delle importazioni)^(-1/theta)
dove A è la produttività nazionale e theta è un parametro del loro processo assunto come interamente casuale (non fate domande); essi indicano che theta=4 è la soluzione che fornisce il migliore abbinamento ai dati disponibili.
Ora, quello che intendevo fare era applicare tutto questo alla rapida crescita del commercio che prese piede a partire circa dal 1990, che Subramanian [4] chiama “iperglobalizzazione”. Secondo le stime di Subramanian, il commercio complessivo in beni e servizi è cresciuto da circa il 19 per cento del PIL globale agli inizi degli anni ’90 al 33 per cento di oggi, portandoci ad un livello di integrazione che è effettivamente senza precedenti.
Ci sono alcune difficoltà concettuali nell’utilizzare questa crescita direttamente nello schema di Eaton-Kortum, perché gran parte di essa ha preso la forma di un commercio di beni intermedi, ed il modello non è destinato a gestire tali caratteristiche. Eppure, consentitemi di ignorarlo, ed inseriamo i dati di Subramanian dentro la precedente equazione: ottengo una crescita del 4,9 per cento nei redditi reali, dovuta alla accresciuta globalizzazione.
Non è in alcun modo un piccolo cambiamento, ma è soltanto una piccola frazione della crescita globale. Nello stesso periodo, il ‘database Maddison’ [5] ci dà una crescita del 45 per cento del PIL globale procapite, cosicché questo calcolo indica che la crescita del commercio è stata responsabile di circa il 10 per cento della crescita complessiva globale. La mia sensazione è che gran parte delle persone che si ritengono bene informate ci avrebbero dato un numero ben maggiore.
Per inciso, per coloro che sono critici della globalizzazione, mi devo affrettare ad ammettere che per la sua natura il modello Eaton-Kortum non ci parla della distribuzione del reddito, e non lascia neppure nessuno spazio all’idea di un ruolo possibile della globalizzazione nel provocare la stagnazione secolare.
Eppure, pensavo che fosse un calcolo interessante da fare – calcolo che può fornire maggiori indicazioni sulla mia contorta intuizione di ciò che è interessante piuttosto che su qualcosa d’altro.
[1] “Per esperti” significa che quando si arriva qua sotto alla sommaria descrizione del modello Eaton-Kortum, i non esperti (come me) è meglio non si accaniscano, perché non è detto che anche con quel difetto non si riesca a capire qualcosa dallo scritto nel suo complesso.
[2] Nella presentazione della teoria del commercio internazionale, è noto che Ricardo partì da un esempio su quello che sarebbe stato conveniente fare nel commercio tra Gran Bretagna e Portogallo su due beni quali il vino ed i tessuti.
[3] Nell’economia internazionale si definisce ‘modello gravitazionale’ un modello che prevede i flussi di commercio tra due paesi, basandosi sulle dimensioni delle economia dei due paesi (in genere i rispettivi PIL) e sulla loro distanza.
[4] Economista, docente ed uomo politico indiano, con vari incarichi governativi dagli anni ’70 agli anni ’90.
[5] Il “Maddison Project” è una iniziativa che ha avuto inizio nel 2010, destinata a proseguire ed a implementare gli studi dello statistico Angus Maddison sulle comparazioni tra gli andamenti economici delle varie regioni del mondo.
By mm
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