October 11, 2013, 10:18 am
Lots of people have been referencing this Democracy Corps report on focus-group meetings with Republicans, and with good reason: Greenberg has basically provided a unified theory of the craziness that has enveloped American politics in the last few years.
What the report makes clear is that the current Republican obsession with attacking programs that benefit Americans in need, ranging from food stamps to Obamacare, isn’t about some philosophical commitment to small government, still less worries about incentive effects and implicit marginal tax rates. It’s about anxiety over a changing America — the multiracial, multicultural society we’re becoming — and anger that Democrats are taking Their Money and giving it to Those People. In other words, it’s still race after all these years.
One irony here is that at this point it’s the liberals who believe in America, while the conservatives don’t. I believe in our ability to change while retaining our essential nature; I believe that today’s immigrants will be incorporated into the fabric of our society, just as Italian and Jewish immigrants — once regarded as fundamentally incompatible with American ways — became “white” by the middle of the 20th century.
Another irony is that the great right-wing fear — that social insurance programs will in effect buy minority votes for Democrats, leading to further change — is becoming a self-fulfilling prophecy. The GOP could have tried to reach out to immigrants, moderate its stances on Obamacare, and stake out a position as the restrained, sensible party. Instead, it’s alienating all the people it needs to win over, and quite possibly setting the stage for the very liberal dominance it fears.
Meanwhile, a key takeaway for us wonks is that none of the ostensible debates we’re having — say, the debate over rising disability rolls — can be taken at face value. Yes, we need to crunch the numbers, but in the end the other side doesn’t care about the evidence.
La Guerra ai poveri è una guerra a Chi Ben Sapete
Molte persone stanno citando questo resoconto di Democracy Corps [1]sugli incontri di un gruppo-campione con i repubblicani, ed a buona ragione: fondamentalmente Greenberg ha presentato una teoria unitaria della follia che ha racchiuso la politica americana negli ultimi anni.
Quello che il rapporto rende chiaro è che l’attuale ossessione repubblicana dell’attaccare i programmi che aiutano gli Americani in condizioni di bisogno non riguarda un qualche ossequio filosofico alle teorie del “piccolo Governo”, ancora meno preoccupazioni sugli effetti degli incentivi e delle aliquote fiscali marginali intrinseche [2]. Riguarda l’ansietà per una America che cambia – la società multirazziale e multiculturale che stiamo diventando – e la rabbia perché i Democratici stanno “prendendo i nostri soldi e dandoli a quella gentaccia” [3]. In altre parole, dopo tutti questi anni, si tratta ancora di razza.
In questo caso, l’ironia è che a questo punto sono i progressisti che credono nell’America, al contrario dei conservatori. Io credo nella nostra capacità di cambiare mantenendo la nostra essenziale natura; io credo che gli immigrati di oggi saranno incorporati nel nostro tessuto sociale, come gli immigrati italiani ed ebrei – una volta considerati come fondamentalmente incompatibili con i modi di vita americani – divennero “bianchi” verso la metà del ventesimo secolo.
Un’altra ironia è che la grande paura della destra – che i programmi della sicurezza sociale serviranno ad acquistare voti da parte dei Democratici, portando a cambiamenti ulteriori – sta diventando una sorta di profezia che si auto avvera. Il Partito Repubblicano poteva cercare di mettersi in comunicazione con gli immigrati, moderare le sue prese di posizione sulla riforma sanitaria di Obama, e definire una posizione come un partito misurato e ragionevole. Invece si sta alienando tutta quella gente che ha bisogno di persuadere, ed assai probabilmente sta mettendo le basi per quella effettiva egemonia liberal di cui ha timore.
Nel frattempo, un insegnamento chiave per noi esperti è che nessuno dei presunti dibattiti che abbiamo in corso – come quello, diciamo, sugli esempi [4] della crescente diseguaglianza – può essere preso per buono. Sì, abbiamo bisogno di elaborare le statistiche, ma alla fine l’altro schieramento non si cura delle prove.
[1] Blog di due famosi politologi progressisti, Stanley B. Greenberg e James Carville. Si tratta di resoconti su incontri con un “gruppo-campione” composto da evangelici, membri del Tea Party e repubblicani moderati. E questa è la significativa grafica (le espressioni sono: “atterrito, nervoso, scoraggiato, preoccupato, impensierito ….”) con la quale il blog presenta tale rapporto:
[2] Ovvero, l’espressione tecnica per definire la percentuale di reddito che viene pagata in tasse, che varia a seconda della dimensione del reddito.
[3] “Those People” (“Quelle Persone”) è in genere un riferimento sprezzante espresso da benestanti nei confronti di persone povere, in qualche modo assistite, preferibilmente di colore. Anche l’espressione utilizzata nel titolo (“…You-Know-Who”, “…Voi sapete chi”) è un riferimento implicito a “Those People”.
[4] Traduco “rolls” nel significato possibile di “lista di nomi”, ma può darsi che sbagli, anche se il senso non deve essere molto diverso.
By mm
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