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La soluzione Dixiecrat (New York Times 13 ottobre 2013)

 

The Dixiecrat Solution

By PAUL KRUGMAN
Published: October 13, 2013

So you have this neighbor who has been making your life hell. First he tied you up with a spurious lawsuit; you’re both suffering from huge legal bills. Then he threatened bodily harm to your family. Now, however, he says he’s willing to compromise: He’ll call off the lawsuit, which is to his advantage as well as yours. But in return you must give him your car. Oh, and he’ll stop threatening your family — but only for a week, after which the threats will resume.

Not much of an offer, is it? But here’s the kicker: Your neighbor’s relatives, who have been egging him on, are furious that he didn’t also demand that you kill your dog.

And now you understand the current state of budget negotiations.

Stocks surged last Friday in the belief that House Republicans were getting ready to back down on their ransom demands over the government shutdown and the debt ceiling. But what Republicans were actually offering, it seems, was the “compromise” Paul Ryan, the chairman of the House Budget Committee, laid out in a Wall Street Journal op-ed article: rolling back some of the “sequester” budget cuts — which both parties dislike; cuts in Medicare, but with no quid pro quo in the form of higher revenue; and only a temporary fix on the debt ceiling, so that we would soon find ourselves in crisis again.

 

I do not think that word “compromise” means what Mr. Ryan thinks it means. Above all, he failed to offer the one thing the White House won’t, can’t bend on: an end to extortion over the debt ceiling. Yet even this ludicrously unbalanced offer was too much for conservative activists, who lambasted Mr. Ryan for basically leaving health reform intact.

 

Does this mean that we’re going to hit the debt ceiling? Quite possibly; nobody really knows, but careful observers are giving no better than even odds that any kind of deal will be reached before the money runs out. Beyond that, however, our current state of dysfunction looks like a chronic condition, not a one-time event. Even if the debt ceiling is raised enough to avoid immediate default, even if the government shutdown is somehow brought to an end, it will only be a temporary reprieve. Conservative activists are simply not willing to give up on the idea of ruling through extortion, and the Obama administration has decided, wisely, that it will not give in to extortion.

So how does this end? How does America become governable again?

One answer might be that we somehow stumble through the next 13 months, and voters punish Republican tactics by returning the House to Democratic control. Recent polls do show a large Democratic advantage on the generic House ballot. But remember, Democratic House candidates already “won” in 2012, in the sense that they received more votes in total than Republicans. Yet the vagaries of district boundaries — partly, but not entirely, the result of gerrymandering — meant that the Republican majority in seats remained, and it would probably take a really huge Democratic sweep to dislodge G.O.P. control.

 

There is, however, another solution, and everyone knows what it is. Call it Dixiecrats in reverse.

Here’s the precedent: For a long time, starting as early as 1938, Democrats generally controlled Congress on paper, but actual control often rested with an alliance between Republicans and conservative Southerners who were Democrats in name only. You may not like what this alliance did — among other things, it killed universal health insurance, which we might otherwise have had 65 years ago. But at least America had a functioning government, untroubled by the kind of craziness that now afflicts us.

And right now we have all the necessary ingredients for a comparable alliance, with roles reversed. Despite denials from Republican leaders, everyone I talk to believes that it would be easy to pass both a continuing resolution, reopening the government, and an increase in the debt ceiling, averting default, if only such measures were brought to the House floor. How? The answer is, they would get support from just about all Democrats plus some Republicans, mainly relatively moderate non-Southerners. As I said, Dixiecrats in reverse.

The problem is that John Boehner, the speaker of the House, won’t allow such votes, because he’s afraid of the backlash from his party’s radicals. Which points to a broader conclusion: The biggest problem we as a nation face right now is not the extremism of Republican radicals, which is a given, but the cowardice of Republican non-extremists (it would be stretching to call them moderates).

The question for the next few days is whether plunging markets and urgent appeals from big business will stiffen the non-extremists’ spines. For as far as I can tell, the reverse-Dixiecrat solution is the only way out of this mess.

 

La soluzione Dixiecrat [1], di Paul Krugman

13 ottobre 2013

 

Dunque: avete un vicino che sta rendendo la vostra vita un inferno. In primo luogo ha intrapreso pretestuose iniziative legali, che hanno messo entrambi in sofferenza con elevate parcelle avvocatizie. Poi ha minacciato danni fisici alla vostra famiglia. Tuttavia, in questo momento dice che vorrebbe un compromesso: annullerà le querele, cosa che andrebbe a suo come a vostro  vantaggio. Ma in cambio dovrete dargli la vostra macchina. Inoltre, egli smetterà di minacciare la vostra famiglia –  ma solo per una settimana, dopo di che le minacce riprenderanno.

Non è una grande offerta, non è vero? Ma non è finita, c’è un trabocchetto: i parenti del vostro vicino, che lo stanno aizzando, sono furiosi che non vi abbia anche chiesto di ammazzare il vostro cane.

Così potete capire il punto in cui sono attualmente i negoziati sul bilancio.

Lo scorso venerdì i valori delle azioni erano in crescita nel convincimento che i repubblicani della Camera stessero preparandosi a tornare indietro sulle loro richieste di riscatto sul blocco del Governo e sul tetto del debito. Ma quello che i repubblicani stavano effettivamente offrendo, sembra, era il “compromesso” di Paul Ryan [2], il Presidente della Commissione Bilancio della Camera, esposte in un articolo di commento sul Wall Street Journal:  tornare indietro su alcuni tagli di bilancio contenuti nel “sequestro” [3] – che non piacciono ad entrambi i Partiti; tagli su Medicare, ma senza nessuna contropartita nella forma di redditi più alti [4]; solo un provvisorio cerotto [5] sul tetto del debito, di modo che ci ritroveremmo presto nuovamente in crisi.

Io non penso cha la parola “compromesso” significhi quello che il signor Ryan pensa che significhi. Soprattutto, egli non ha offerto l’unica cosa alla quale la Casa Bianca non vuole e non può rinunciare: una fine del ricatto sul tetto del debito. Tuttavia, persino questa offerta risibilmente squilibrata era troppo per gli attivisti conservatori, che hanno rimproverato Ryan  per aver fondamentalmente lasciato intatta la riforma sanitaria.

Questo significa che andremo a sbattere sul tetto del debito? E’ abbastanza possibile; nessuno in realtà lo sa, ma osservatori scrupolosi non considerano neppure probabile che un qualche genere di accordo possa essere raggiunto prima che la moneta vada fuori controllo. Oltre a ciò, tuttavia, la nostra attuale condizione di disfunzione non sembra un evento eccezionale, ma cronico. Persino se il tetto del debito venisse innalzato per evitare un immediato default, persino se il blocco delle funzioni di governo venisse in qualche modo portato a termine, sarebbe una tregua solo temporanea. Gli attivisti conservatori semplicemente non hanno alcuna intenzione di rinunciare all’idea di governare attraverso i ricatti, e la Amministrazione Obama ha deciso, saggiamente, di non arrendersi all’estorsione.

Come andrà a finire, dunque?  Come farà l’America a tornare governabile?

Un risposta potrebbe essere che in qualche modo si proceda inciampando per i prossimi 13 mesi, e che gli elettori puniscano le tattiche dei repubblicani riportando la Camera sotto il controllo dei Democratici. Sondaggi recenti danno un ampio vantaggio democratico nel risultato elettorale complessivo della Camera. Ma ricordate, i candidati democratici alla Camera “vinsero” già nel 2012, nel senso che ricevettero più voti complessivi dei repubblicani. Tuttavia le stravaganze dei confini distrettuali – in parte, ma non totalmente, risultato di un metodo disonesto di delimitazione degli stessi [6] – comportarono che rimase la maggioranza repubblicana nei seggi, e ci vorrebbe probabilmente una vittoria davvero schiacciante dei democratici per rimuovere il controllo del Partito Repubblicano.

C’è, tuttavia, un’altra soluzione, e tutti sanno di cosa si tratti. Chiamiamola “Dixiecrats” al rovescio.

Il precedente è questo: per un lungo tempo, a partire addirittura dal 1938, i democratici in generale controllavano il Congresso sulla carta, ma l’effettivo controllo spesso si fondava su una alleanza tra repubblicani e conservatori meridionali, che erano democratici solo di nome. Può non piacere quello che fece questa alleanza – tra le altre cose, liquidò la assicurazione sanitaria universale, che potremmo in altro modo riavere 65 anni dopo. Ma l’America ebbe almeno un governo funzionante, non inguaiato da quel genere di follia che oggi ci affligge.

Ed in questo momento noi abbiamo tutti gli ingredienti indispensabili per un maggioranza del genere, con i ruoli rovesciati. Nonostante i dinieghi dei dirigenti repubblicani, tutti coloro con i quali parlo credono che sarebbe semplice approvare sia una risoluzione di continuità, riaprendo le funzioni di governo, sia un aumento del tetto del debito, evitando il default, se tali misure fossero solo portate in aula alla Camera. E come? La risposta è: esse avrebbero semplicemente il sostegno di tutti i democratici e di qualche repubblicano, principalmente quelli relativamente moderati non-sudisti. Come ho detto, i Dixiecrats all’incontrario.

Il problema è che John Boehner, il Presidente della Camera, non consentirà tali votazioni, perché è preoccupato dei contraccolpi da parte degli estremisti del suo partito. Il che ci porta ad una conclusione più generale: il più grande problema che come nazione stiamo fronteggiando non è quello dell’estremismo dei repubblicani più radicali, che è un dato di fatto, ma della codardia dei repubblicani non estremisti (chiamarli moderati sarebbe  allargarsi un po’ troppo).

La domanda dei prossimi giorni è se il crollo dei mercati e gli appelli urgenti della grande finanza rafforzeranno la spina dorsale dei non-estremisti. Per quello che posso dire, la soluzione dei Dixiecrats alla rovescia è la sola via di uscita a questo disastro.  



[1] “”Dixiecrat” indica una piccola formazione politica che nacque da una scissione del Partito Democratico nel 1948. Il termine significa “Democratici del Sud” (“Dixie” è un soprannome di etimologia incerta che indica gli Stati del Sud degli Stati Uniti ed i loro abitanti). Fondamentalmente la formazione nacque su posizioni razziste e segregazioniste. In realtà, nel decennio precedente e in particolare sotto la Presidenza di Roosevelt, il tema dei diritti civili non aveva avuto un ruolo significativo tra le politiche del “New Deal”, se si fa accezione del fatto che gli americani di colore parteciparono alla seconda guerra mondiale, ebbero eguali compensi, sia pure in unità separate, e furono ammessi ai sussidi sociali previsti per i ‘veterani’. La situazione ebbe una evoluzione con la morte di Roosevelt e la Presidenza di Truman, che istituì una Commissione presidenziale sui diritti civili ed avviò iniziative contro la discriminazione nell’esercito. Nella Convenzione del Partito Democratico del 1948 il tema dei diritti civili divenne più impegnativo, in particolare su iniziativa delle componenti “liberals” del Nordest e di Hubert Humphrey.

Per avere una idea della piattaforma dei Dixiecrat, ecco le prime parole della loro piattaforma, adottata il 14 agosto 1948 ad Oklahoma City: “Noi siamo a favore della segregazione delle razze e della integrità di ciascuna razza; del diritto costituzionale di scegliere i propri impiegati; di ricevere i posti di lavoro privati senza alcuna interferenza governativa e di guadagnarsi da vivere nel rispetto delle leggi …”

Il fenomeno di un forte orientamento di destra all’interno della componente ‘sudista’ del Partito Democratico non deve affatto sorprendere: se i “Dixiecrats” durarono poco, essi però espressero una costante della storia politica americana che è durata molto a lungo, praticamente sin dopo la legislazione kennediana e johnsoniana sui diritti civili. Allora ebbe luogo una svolta, e gradualmente gli istinti segregazionisti del Sud finirono per essere ospitati nel Partito Repubblicano, che divenne infatti maggioritario negli Stati del Sud.

[2] Paul Davis Ryan, Jr. (Janesville, 28 gennaio 1970) è un politico statunitense, membro della Camera dei Rappresentanti per lo stato del Wisconsin. Nel 1998 riuscì a farsi eleggere alla Camera dei Rappresentanti. Da allora Ryan fu sempre riconfermato con ampi margini di voto, sempre superiori al 60% delle preferenze.

Paul Ryan è un noto conservatore: è contrario all’aborto e ai matrimoni gay, lotta per l’abolizione delle tasse come ad esempio quelle sul guadagno in conto capitale o l’imposta sul reddito delle società ed è favorevole alla privatizzazione di Medicare. Nel 2012, è stato il vice del candidato alla presidenza degli Stati Uniti Mitt Romney.

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[3] Ovvero, nella non immaginifica produzione di neologismi della politica americana, l’accordo che intervenne nel 2012 tra la Presidenza ed i due Partiti, per effetto del quale si sbloccò un irrisolto contenzioso del 2012 su bilancio operando alcuni tagli ed eliminando alcuni sgravi fiscali dell’era Bush che erano venuti a scadenza (ma non tutti).

[4] Forse significa che nel dibattito di queste settimane si è ipotizzato che i tagli su Medicare si applichino ai redditi più alti.

[5] “fix” ha anche il significato di “tamponare”.

[6] Il Gerrymandering (parola d’origine inglese che rappresenta la fusione di due termini, quello di Elbridge “Gerry” e “salamander”, salamandra) è un metodo ingannevole per ridisegnare i confini dei collegi nel sistema elettorale maggioritario.

L’inventore di questo sistema di ridisegno dei collegi era il politico statunitense e governatore del Massachusetts Elbridge Gerry (1744-1814); egli, sapendo che, all’interno d’una certa regione (dipartimento o stato), ci possono essere parti della popolazione (ben localizzabili) favorevoli ad un partito o ad un politico (ad esempio, seguendo la dicotomia centro–periferia, giovani–vecchi, ceto basso–ceto medio alto), disegnò un nuovo collegio elettorale con confini particolarmente tortuosi, includendo quelle parti della popolazione a lui favorevoli ed escludendo quelli a lui sfavorevoli, garantendosi così un’ipotetica rielezione. Le linee di tale collegio erano così irregolari e tortuose, da farlo sembrare a forma di salamandra (da cui la seconda parte del termine “salamander”, salamandra in inglese, appunto). (Wikipedia)

 

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