October 28, 2013, 5:53 pm
A non-economics, non-policy post; I just want to give a shoutout to a book I’m reading, and really enjoying: Tom Standage’s Writing on the Wall: Social Media — The First 2,000 Years. I’ve been a big fan of Standage’s ever since his book The Victorian Internet, about the rise of the telegraph, which shed a lot of light on network technologies while also being great fun. Now he’s done it again.
Standage’s argument is that the essential aspects of social media — exchange of information that runs horizontally, among people who are affiliated in some way, rather than top-down from centralized sources — have been pervasive through history, with the industrial age’s news media only a temporary episode of disruption. As he shows, Cicero didn’t get his news from Rome Today or Rupertus Murdochus — he got it through constant exchanges of letters with people he knew, letters that were often both passed on to multiple readers and copied, much like tweets being retweeted.
Even more interesting is his discussion of the Tudor court, where a lot of the communication among insiders took place through the exchange of … poetry, which allowed people both to discuss sensitive topics elliptically and to demonstrate their cleverness. You could even build a career through poetry, not by selling it, but by using your poems to build a reputation, which could translate into royal favor and high office — sort of the way some people use their blogs to build influence that eventually leads to paying gigs of one kind or another. The tale of John Harington — of the famous “treason never prospers” line — is fascinating.
Incidentally, when and why did we stop reading poetry? Educated people used to read it all the time, or at least pretend to; that’s no longer the case. Frankly, I don’t read poetry except on very rare occasions. What happened?
Anyway, interesting stuff. And since I don’t think Standage is likely to get favors showered on him by our latter-day Queen Elizabeth, buy his book!
Poesia e blog
Un post che non ha niente a che fare con l’economia e con la politica; voglio solo esprimere il mio pubblico ringraziamento per un libro che sto leggendo e che mi sta procurando un vivo piacere: “Scrivere sul muro: i primi 2.000 anni dei ‘social media’ [1]” di Tom Standage. Sono stato un grande cultore di Standage sin dal suo primo libro “L’Internet vittoriano”, sull’avvento del telegrafo, che fece molta luce sulle tecnologie dei rete riuscendo altresì ad essere del tutto piacevole. Ora si è ripetuto.
La tesi di Standage è che gli aspetti essenziali dei social media – scambio di informazioni che corrono orizzontalmente, tra persone che sono in qualche modo associate, piuttosto che dall’alto al basso da fonti centralizzate – hanno pervaso il corso della storia, laddove i mezzi di informazione dell’età industriale sono stati soltanto un episodio temporaneo di perturbazione. Come egli mostra, Cicerone non aveva le notizie da “Roma Oggi” oppure da “Rupertus Murdochus” [2] – le otteneva attraverso costanti scambi di lettere con persone di sua conoscenza, lettere che spesso venivano trasmesse ad una molteplicità di lettori e copiate, con molta somiglianza con i tweet che vengono retweettati.
Ancora più interessante è la sua trattazione della corte dei Tudor, dove gran parte della comunicazione tra gli addetti ai lavori avveniva attraverso lo scambio di … poesie, il che consentiva alle persone sia di dibattere in modo criptico i temi delicati che di dimostrare la propria acutezza. Si poteva persino costruire una carriera tramite la poesia, non vendendola, ma utilizzando i propri scritti per dar vita ad una reputazione, che si sarebbe potuta tradurre in favore da parte della corte e in alti incarichi – in un modo in un certo senso simile a quello che qualcuno usa per dare vita, tramite il proprio blog, ad una influenza che alla fine, in un modo o nell’altro, porta a forme di compenso per i propri servizi. Il racconto di John Harington [3] – autore della famosa frase “il tradimento non ha mai successo” [4] – è affascinante.
Per inciso, quando e perché abbiamo smesso di leggere poesie? Le persone istruite erano solite leggerle in ogni momento, o almeno facevano finta; oggi non è più così. Onestamente, io non leggo poesie se non in rare occasioni. Cosa è successo?
In ogni modo, sono cose interessanti. E dato che non penso che sia probabile che Standage goda dei favori della Regina Elisabetta dei giorni nostri, comperate questo libro!
[1] Espressione inflazionata, che ha propriamente questo significato: “Social media, in italiano media sociali, è un termine generico che indica tecnologie e pratiche online che le persone adottano per condividere contenuti testuali, immagini, video e audio. I professori Andreas Kaplan e Michael Haenlein hanno definito i media sociali come un gruppo di applicazioni Internet basate sui presupposti ideologici e tecnologici del Web 2.0, che consentono la creazione e lo scambio di contenuti generati dagli utenti. I social media rappresentano fondamentalmente un cambiamento nel modo in cui la gente apprende, legge e condivide informazioni e contenuti. In essi si verifica una fusione tra sociologia e tecnologia che trasforma il monologo (da uno a molti) in dialogo (da molti a molti) e ha luogo una democratizzazione dell’informazione che trasforma le persone da fruitori di contenuti ad editori. Sono diventati molto popolari perché permettono alle persone di utilizzare il web per stabilire relazioni di tipo personale o lavorativo. I social media vengono definiti anche user-generated content (UGC) o consumer-generated media (CGM)”. (Wikipedia)
[2] Un inesistente antenato latino di Keith Rupert Dylan Murdoch (Melbourne, 11 marzo 1931); odierno editore, imprenditore e produttore televisivo australiano naturalizzato statunitense.
[3] John Harington (o Harrington; Kelston, 4 agosto 1561 – 20 novembre 1612) è stato un inventore, poeta e scrittore inglese.
È considerato l’ideatore della moderna toilette, che ha descritto nelle Metamorfosi di Ajax. Nel 1608 tradusse in inglese il celebre Regimen Sanitatis Salernitanum. Fu un esponente importante della Corte della regina Elisabetta, e veniva definito come un suo “figlioccio impertinente”. In realtà le “Metamorfosi di Ajax” erano una allegoria politica ed anche un attacco in linguaggio cifrato alla monarchia; ma contenevano anche la descrizione di un bagno, provvisto di sciacquone, che era stato installato nella sua casa a Kelston.
[4] Sembra che l’intero epigramma di Harington fosse: “Il tradimento non ha mai successo, Per quale ragione? Perché se avesse successo, nessuno oserebbe definirlo tradimento.”
By mm
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