Blog di Krugman

Quello che dicono e quello che intendono dire (1 ottobre 2013)

 

October 1, 2013, 7:36 pm

What They Say Versus What They Mean

Over at Wonkblog, Lydia DePillis asks, “Remember when Republicans were worried about ‘economic uncertainty’?”

Actually, no, I don’t. I remember when they claimed to be worried about economic uncertainty — but it was completely obvious even at the time that this was nothing but an attempt to put a new, quasi-academic gloss on the same old same old. What they really meant was that the economy will boom only once we get rid of the Islamic atheist Kenyan socialist, and install someone who will be nice to rich people. They grabbed hold of some research that seemed, if you didn’t read it carefully, to support their complaints, but there was never any question that they would drop the uncertainty thing the moment it became inconvenient for their real goals. And so they did.

It’s a lot like the austerity debate, where it was obvious all along that all the carping on debt was really a way to go after the welfare state — a point demonstrated forcefully by the hostile reaction of people like Olli Rehn when the French began reducing their deficit by raising taxes rather than slashing benefits.

The point is that there are a lot fewer good-faith economic arguments out there than a naive observer might think — and that’s precisely because powerful forces are doing their best to hoodwink said naive observers.

So, goodbye “economic uncertainty”. The truth is that nobody ever took it seriously.

 

Quello che dicono e quello che intendono dire

 

Su Wonkblog Lydia DePillis chiede: “Ricordate quando i repubblicani  erano preoccupati dell’ ‘incertezza economica’ [1]?”

Veramente no, non lo ricordo. Io ricordo quando pretendevano di essere preoccupati dell’incertezza economica – ma era assolutamente evidente persino all’epoca che questo non era nient’altro che un tentativo di mettere una nuova, quasi professorale patina di vernice sul solito vecchio sfondo di sempre. Quello che davvero intendevano era che l’economia avrebbe avuto un boom solo una volta che ci fossimo sbarazzati dell’islamico, ateo, keniano, socialista [2] e messo a quel posto qualcuno che fosse stato gentile con la gente ricca. Essi afferravano qualche ricerca che sembrava, se non la leggevate con attenzione, dare sostegno alle loro lamentele, ma non c’era alcun dubbio che essi avrebbero fatto cadere il tema dell’incertezza al momento che fosse diventato incongruo per i loro reali obbiettivi. E così hanno fatto.

E’ molto simile al dibattito sull’austerità, dove era evidente dall’inizio che tutte le lamentele sul debito in realtà erano un modo per attaccare lo stato assistenziale – un punto dimostrato sfrontatamente dalla reazione ostile di persone come Olli Rehn quando i francesi hanno cominciato a ridurre il loro deficit aumentando le tasse piuttosto che tagliando i sussidi sociali.

Il punto è che ci sono molti meno argomenti economici in buona fede di quanto un osservatore ingenuo potrebbe pensare – e ciò precisamente perché forze potenti stanno facendo del loro meglio per raggirare i suddetti osservatori ingenui.

Dunque, arrivederci “incertezza economica”. La verità è che nessuno l’ha mai presa sul serio.



[1] Per ‘incertezza economica’ ci si riferisce ad una molto arbitraria misura delle aspettative delle imprese, che ha provocato sino a poche settimane orsono una qualche discussione. Poi si è chiarito, secondo ricognizioni più recenti, che il dato sull’incertezza, che si pretendeva provocato da qualche espressione ostile di Obama verso i plutocrati, era del tutto svanito.

[2] Come è chiaro, tutti riferimenti ad Obama.

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