Blog di Krugman

A difesa della Germania (2 novembre 2013)

 

November 2, 2013, 9:23 am

Defending Germany

OK, I’ve just written a couple of posts talking about the harm German policy is doing. But this is dumb and destructive:

Berlin’s attention to its own domestic priorities seems likely to stir resentment that the medicine of austerity prescribed by Berlin abroad is administered with less zeal at home. Analysts say the contrast is angering voters throughout Europe, where populist and anti-European Union parties are steadily gaining strength outside Germany.

No, no, no! This is the euro equivalent of “American families are having to tighten its belts, so the government should tighten its belt too.” We want Germany to spend more, so that it provides a market for other countries and stops adding so much to the world’s excess savings. The last thing European debtors, or anyone else for that matter, should demand is that Germany put on a hair shirt.

So please, Germany, live it up.

 

A difesa della Germania

 

E’ vero, ho appena scritto un paio di posts parlando del danno che la politica tedesca sta facendo. Ma questo è sciocco e distruttivo [1]:

“L’attenzione tedesca alle proprie priorità interne sembra provocare risentimento per una medicina che Berlino prescrive per l’estero ed amministra con minor zelo a casa propria. Gli analisti affermano che il contrasto sta facendo infuriare dappertutto gli elettori in Europa, dove i partiti populisti ed antieuropei stanno costantemente rafforzandosi, con eccezione della Germania.”

No, no e poi no! Questo è l’equivalente europeo di “Le famiglie americane stringono lo cinghia, dunque il Governo dovrebbe fare lo stesso”. Noi vogliamo che la Germania spenda di più, in modo da fornire un mercato agli altri paesi e da smettere di aggiungere così tanto all’eccesso di risparmio globale. L’ultima cosa che i debitori europei, o chiunque altro per quel motivo, dovrebbero chiedere è che la Germania si metta il cilicio.

Dunque, per cortesia, che la Germania se la goda.



[1] Riporta un articolo del New York Times sulla pagina dell’Europa. Ma il giudizio negativo non è su tale articolo, ma sulle reazioni alle quale esso allude in Europa.

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