Blog di Krugman

‘Bollafobia’ e politica monetaria (23 novembre 2013)

 

November 23, 2013, 8:42 am

Bubblephobia and Monetary Policy

How do you know that monetary policy is too loose? The textbook answer is that excessively expansionary monetary policy shows up in rising inflation; stable inflation means money is neither too loose nor too tight. This answer has, however, come under challenge from both sides. One side — the side I’m on, and I’m pretty sure the side Janet Yellen is on, says that at low inflation rates this rule breaks down: the Phillips curve isn’t vertical, even in the long run, at low inflation (perhaps thanks to downward nominal wage rigidity), so stable inflation at a low level is consistent with an economy operating well below potential.

But there’s a critique from the other side that seems to be gaining a lot of traction with central bankers not named Janet Yellen — namely, the notion that if asset prices are rising, and that this might signal a bubble, it’s time to tighten, even if inflation is low or falling.

As Simon Wren-Lewis points out, the Swedish Riksbank has gone all in on this doctrine — a decision that isolated my former colleague Lars Svensson (one of the people who warned long ago about the dangers of a liquidity trap), and led to his departure. The picture is really quite amazing:

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Eurostat

The Riksbank raised rates sharply even though inflation was below target and falling, and has only partially reversed the move even though the country is now flirting with Japanese-style deflation. Why? Because it fears a housing bubble.

This kind of fits the H.L. Mencken definition of Puritanism: “The haunting fear that someone, somewhere, may be happy.” But here’s the thing: if we really are in the Summers/Krugman/Hansen world of secular stagnation, things like this are going to happen all the time. The underlying deficiency of demand will call for pedal-to-the-medal monetary policy as a norm. But bubbles will happen — and central bankers, always looking for reasons to snatch away punch bowls, will use them as excuses to tighten.

One last point: Isn’t Sweden a sort of liberal’s ideal? Not on monetary policy. In America, right-wingers get their ideas about both aid to the poor (end it) and monetary policy (gold!) from Ayn Rand, so hard money and hatred of the welfare state go hand in hand. In Europe, the connection is less clear-cut.

 

‘Bollafobia’ e politica monetaria

 

Come si sa che una politica monetaria è troppo accomodante? Il libro di testo risponde che una politica monetaria eccessivamente espansiva si scopre dalla inflazione in crescita; una inflazione stabile significa che il denaro non è né troppo facile né troppo severo. Questa risposta, tuttavia, è messa in dubbio da entrambi gli schieramenti. Uno di essi – il mio e sono quasi certo quello di Janet Yellen, dice che a bassi tassi di inflazione questa regola cade: la curva di Phillips non è verticale, persino nel lungo periodo, con una bassa inflazione (forse grazie alla rigidità nominale dei salari verso il basso), così una inflazione stabile a bassi livelli è coerente con una economia che opera ben al di sotto del suo potenziale [1].

Ma c’è una critica da parte dell’altro schieramento che sembra guadagni molti consensi presso i banchieri centrali che non si chiamano Janet Yellen – precisamente il concetto che se i prezzi degli assets stanno crescendo, e questo potrebbe essere il segnale di una bolla, è tempo di procedere ad una stretta, anche se l’inflazione è bassa o calante.

Come Simon Wren-Lewis fa notare, la Swedish Riksbank [2] ha aderito interamene a questa dottrina – una decisione che ha isolato il mio collega di un tempo Lars Svensson (una delle persone che aveva messo in guardia da più tempo sui pericoli della trappola di liquidità) e che ha provocato il suo allontanamento. Il diagramma è realmente abbastanza sorprendente:

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Eurostat

 

La Riksbank ha alzato i tassi bruscamente persino prima che l’inflazione fosse sotto l’obiettivo e diminuisse, ed ha solo parzialmente rivisto la scelta anche se il paese sta adesso accarezzando una deflazione di tipo giapponese. Perché? A causa dei timori di una bolla immobiliare.

Questo corrisponde perfettamente alla definizione di ‘puritanesimo’ di H. L. Mencken [3]: “La ossessiva paura che qualcuno, da qualche parte, possa esser felice”. Ma la questione è la seguente: se noi siamo realmente in una mondo segnato da una stagnazione secolare secondo le tesi di Summers/Krugman/Hansen, cose come questa sono destinate ad accadere in continuazione. Il difetto implicito di domanda chiederà di pigiare al massimo sull’acceleratore [4] della politica monetaria come norma. Ma le bolle ci saranno – e i banchieri centrali, sempre alla ricerca di scuse per ritirare le ‘tazze del punch’ [5], le useranno come pretesti per politiche restrittive.

Un ultimo punto: non è quello svedese una specie di ideale liberale? Non in materia di politica monetaria. In America le persone di destra derivano le loro idee, sia sull’aiutare i poveri (nel senso di cessare ogni aiuto) che sulla politica monetaria (nel senso dell’oro!) da Ayn Rand, cosicché la politica monetaria dura e l’odio per lo stato assistenziale vanno mano nella mano. In Europa, la connessione è meno palese.



[1] Per la curva di Phillips vedi le note sulla traduzione.

[2] La Banca Centrale di Svezia, che precisamente si chiama “Sveriges Riksbank”.

[3] Henry Louis Mencken (Baltimora, 12 settembre 1880Baltimora, 29 gennaio 1956) è stato un giornalista e saggista statunitense, nonché curatore editoriale, conosciuto come il “Saggio di Baltimora”, ed è noto soprattutto per la pungente satira della società puritana del suo Paese e per i suoi studi di linguistica, attività che lo hanno reso uno dei più influenti scrittori americani della prima metà del XX secolo. Uno degli aspetti controversi della sua personalità per molti versi geniale, fu la sua contrarietà al New Deal ed alla figura di Franklin Delano Roosevelt, nonché alla partecipazione americana alla Seconda Guerra Mondiale.

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[4] Nel testo c’è un errore. L’espressione è “pedal-to.the-metal”, ovvero pigiare sul pedale dell’acceleratore “sino al metallo”.

[5] E’ la famosa espressione coniata da un antico Presidente della Fed, secondo la quale il mestiere del banchiere centrale consiste nell’allontanare gli alcoolici appena la festa comincia a riscaldarsi, ovvero appena ci sono nell’economia cenni di ripresa.

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