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California, è lì che siamo diretti? (New York Times 24 novembre 2013)

 

California, Here We Come?

By PAUL KRUGMAN
Published: November 24, 2013

It goes without saying that the rollout of Obamacare was an epic disaster. But what kind of disaster was it? Was it a failure of management, messing up the initial implementation of a fundamentally sound policy? Or was it a demonstration that the Affordable Care Act is inherently unworkable?

We know what each side of the partisan divide wants you to believe. The Obama administration is telling the public that everything will eventually be fixed, and urging Congressional Democrats to keep their nerve. Republicans, on the other hand, are declaring the program an irredeemable failure, which must be scrapped and replaced with … well, they don’t really want to replace it with anything.

At a time like this, you really want a controlled experiment. What would happen if we unveiled a program that looked like Obamacare, in a place that looked like America, but with competent project management that produced a working website?

Well, your wish is granted. Ladies and gentlemen, I give you California.

Now, California isn’t the only place where Obamacare is looking pretty good. A number of states that are running their own online health exchanges instead of relying on HealthCare.gov are doing well. Kentucky’s Kynect is a huge success; so is Access Health CT in Connecticut. New York is doing O.K. And we shouldn’t forget that Massachusetts has had an Obamacare-like program since 2006, put into effect by a guy named Mitt Romney.

California is, however, an especially useful test case. First of all, it’s huge: if a system can work for 38 million people, it can work for America as a whole. Also, it’s hard to argue that California has had any special advantages other than that of having a government that actually wants to help the uninsured. When Massachusetts put Romneycare into effect, it already had a relatively low number of uninsured residents. California, however, came into health reform with 22 percent of its nonelderly population uninsured, compared with a national average of 18 percent.

 

Finally, the California authorities have been especially forthcoming with data tracking the progress of enrollment. And the numbers are increasingly encouraging.

For one thing, enrollment is surging. At this point, more than 10,000 applications are being completed per day, putting the state well on track to meet its overall targets for 2014 coverage. Just imagine, by the way, how different press coverage would be right now if Obama officials had produced a comparable success, and around 100,000 people a day were signing up nationwide.

Equally important is the information on who is enrolling. To work as planned, health reform has to produce a balanced risk pool — that is, it must sign up young, healthy Americans as well as their older, less healthy compatriots. And so far, so good: In October, 22.5 percent of California enrollees were between the ages of 18 and 34, slightly above that group’s share of the population.

 

What we have in California, then, is a proof of concept. Yes, Obamacare is workable — in fact, done right, it works just fine.

The bad news, of course, is that most Americans aren’t lucky enough to live in states in which Obamacare has, in fact, been done right. They’re stuck either with HealthCare.gov or with one of the state exchanges, like Oregon’s, that have similar or worse problems. Will they ever get to experience successful health reform?

The answer is, probably yes. There won’t be a moment when the clouds suddenly lift, but the exchanges are gradually getting better — a point inadvertently illustrated a few days ago by John Boehner, the speaker of the House. Mr. Boehner staged a publicity stunt in which tried to sign up in the DC Health Exchange, then triumphantly posted an entry on his blog declaring that he had been unsuccessful. At the bottom of his post, however, is a postscript admitting that the health exchange had called back “a few hours later,” and that he is now enrolled.

 

And maybe the transaction would have proceeded faster if Mr. Boehner’s office hadn’t, according to the D.C. exchange, put its agent — who was calling to help finish the enrollment — on hold for 35 minutes, listening to “lots of patriotic hold music.”

There will also probably be growing use of workarounds — for example, encouraging people to go directly to insurers. This will temporarily defeat one of the purposes of the exchanges, which was to make price comparisons easy, but it will be good enough as a short-term patch. And one shouldn’t forget that the insurance industry has a big financial stake in the success of Obamacare, and will soon be pitching in with big efforts to sign people up.

 

Again, Obamacare’s rollout was a disaster. But in California we can see what health reform will look like, beyond the glitches. And it’s going to work.

 

California, è lì che siamo diretti? di Paul Krugman

New York Times 24 novembre 2013

 

Non è neppure il caso di dire che il lancio della riforma sanitaria di Obama sia stato un disastro epico. Ma che genere di disastro? E’ stato il fallimento di una gestione, un gran pasticcio negli adempimenti iniziali di una politica fondamentalmente sana? Oppure una dimostrazione che la Legge sulla Assistenza Sostenibile è intrinsecamente impraticabile?

Sappiamo cosa ognuno dei due schieramenti vuole farci credere. L’Amministrazione Obama sta raccontando all’opinione pubblica che alla fine ogni cosa sarà riparata, e sta facendo pressioni sui congressisti democratici perché tengano i nervi a posto. I repubblicani, dall’altra parte, stanno dichiarando che il programma è un irrimediabile fallimento, che deve essere rottamato e sostituito da …. beh, in realtà non vogliono rimpiazzarlo con niente.

A questo punto, ci vorrebbe un esperimento verificabile. Cosa accadrebbe  se rappresentassimo un programma che assomiglia alla riforma di Obama, in un posto che assomiglia all’America, ma con un progetto di gestione competente che abbia messo in funzione un sito web funzionante?

Ebbene, il vostro desiderio è soddisfatto. Signore e signori, vi presento la California.

Ora, la California non è l’unico posto dove la riforma sanitaria di Obama sta funzionando dignitosamente. Un certo numero di Stati che stanno gestendo le “borse” [1] on-line per loro conto piuttosto di affidarsi al sito governativo, stanno andando bene. Il Kentucky Kynect è un grande successo; altrettanto lo Access Health CT  del Connecticut. New York sta andando bene. E non dovremmo dimenticare che il Massachusetts ha avuto un programma simile alla riforma di Obama sin dal 2006, messo in funzione da un Tizio che risponde al nome di Mitt Romney [2].

La California, tuttavia, è un test particolarmente utile. Prima di tutto, per le sue dimensioni: se un sistema può funzionare per 38 milioni di persone, può funzionare per l’America nel suo complesso. Inoltre, è difficile sostenere che la California abbia avuto un qualche speciale vantaggio, a parte l’avere un governo che vuole aiutare i non assicurati. Quando il Massachusetts mise in opera la riforma di Romney, aveva già un numero di residenti non assicurati relativamente basso. La California, invece, è entrata nella riforma sanitaria con una percentuale di popolazione non anziana priva di assicurazione del 22 per cento, a fronte di una media nazionale del 18 per cento.

Infine, le autorità della California sono state particolarmente trasparenti nel fornire i dati che hanno tracciato passo passo il progresso delle iscrizioni. Ed i numeri sono sempre più incoraggianti.

Da una parte, le iscrizioni sono in crescita impetuosa. A questo punto, vengono completate più di 10.000 richieste al giorno, mettendo lo Stato nelle condizioni di far fronte ai suoi obbiettivi generali di copertura per il 2014. Immaginatevi soltanto, tra parentesi, come sarebbero diverse in questo momento le notizie giornalistiche se i dirigenti di Obama avessero realizzato un successo analogo, e nell’intera nazione si stessero iscrivendo circa 100.000 persone al giorno.  

Egualmente importante è l’informazione su chi si sta iscrivendo. Per funzionare come previsto, la riforma sanitaria deve dar vita ad un ‘aggregato di rischio [3]’ equilibrato – cioè, si devono iscrivere gli americani giovani ed in buona salute come quelli più anziani e più cagionevoli. E fin qui tutto bene: in ottobre il 22,5 per cento degli iscritti della California erano tra i 18 ed i 34 anni, leggermente superiori alla quota di quel gruppo sulla popolazione.

Quella che abbiamo in California, dunque, è una prova di fattibilità. Si, la riforma della assistenza sanitaria di Obama è praticabile – in pratica, se applicata correttamente, funziona proprio bene.

La cattiva notizia, ovviamente, è che gran parte degli americani non hanno abbastanza fortuna da vivere in stati nei quali la riforma sanitaria, di fatto, sta ben funzionando. O sono impantanati con il sito governativo, oppure con qualcuna delle “borse” al livello dei singoli Stati, come nel caso dell’Oregon, che hanno problemi simili se non peggiori. Sarà mai possibile per loro avere una riforma sanitaria funzionante?

La risposta è, probabilmente si. Non ci sarà un momento nel quale le nuvole all’improvviso si alzeranno, ma le “borse” andranno gradualmente meglio – un aspetto inavvertitamente illustrato pochi giorni orsono da John Boehner, il Presidente della Camera. Boehner aveva inscenato un espediente pubblicitario per il quale provava ad iscriversi al sito governativo, e poi trionfalmente inviava un post sul suo blog dichiarando di non esserci riuscito. Alla fine della sua segnalazione, tuttavia, un poscritto ammette che la “borsa” sanitaria ha risposto “poche ore dopo”, e che adesso egli è iscritto.

E forse la transazione avrebbe proceduto più speditamente se l’ufficio del signor Boehner non avesse, secondo la “borsa” di Washington, costretto il suo operatore – che stava telefonando per aiutare a portare a termine l’iscrizione – a starsene in attesa per 35 minuti in ascolto di “un bel po’ di musiche patriottiche”.   

Ci sarà anche probabilmente un crescente utilizzo di scorciatoie – ad esempio incoraggiando la gente a rivolgersi direttamente agli assicuratori. Questa temporaneamente costituirà una sconfitta per i propositi delle “borse”, che servivano a rendere più semplici i confronti sui prezzi, ma come rimedio nel breve periodo sarà sufficiente. E non si dovrebbe dimenticare che il settore delle assicurazioni ha un grande interesse finanziario nel successo della riforma di Obama, e metterà con solerzia grande impegno nell’iscrizione delle persone.

In conclusione, l’avvio della riforma della assistenza di Obama è stato un disastro. Ma, al di là dei disguidi tecnici, in California si può constatare a cosa assomiglierà questa riforma sanitaria. Ed è destinata a funzionare.



[1] Le “borse” sono uno strumento della riforma sanitaria americana, fondamentalmente finalizzato a favorire l’incontro tra la domanda dei nuovi acquirenti i trattamenti assicurativi e le assicurazioni stesse, in competizione l’una con l’altra. Esse dunque sono servite, in una prima fase, a rendere note le condizioni di ogni assicurazione e successivamente a favorire le procedure, anche on line, di acquisto della copertura assicurativa e l’ottenimento dei sussidi pubblici. Esiste una “borsa” unica federale – che è quella nella quale è andato subito in tilt il sistema informativo – ed esistono altresì, dove si sono scelte, “borse” al livello dei singoli Stati. Queste ultime in genere hanno funzionato bene, consentendo di sperimentare i primi passi della riforma.

Il termine “borsa” deriva dal fatto che, come in un borsa azionaria, fondamentalmente è una istituzione che serve a mettere in contatto chi acquista la assicurazione con chi la vende, cioè con le imprese assicuratrici. Anche se, in questo caso, l’istituto serve anche a mettere in rapporto il cittadino con lo Stato, che eroga i sussidi.

[2] Questo è un ‘promemoria’ che Krugman non dimentica mai: il fatto che il Massachusetts abbia nel passato adottato, al livello dello Stato, un riforma sanitaria basata su una strategia simile a quella concepita successivamente da Obama al livello nazionale. E, a quei tempi, il Governatore del Massachusetts era proprio il Mitt Romney che in seguito divenne candidato repubblicano alle elezioni presidenziali; il che gli valse un certo imbarazzo nei confronti del Tea Party e della destra repubblicana.

[3] Ovvero, ad una composizione equilibrata della massa dei fruitori delle assicurazioni sanitarie, per effetto della quale le persone con seri problemi di salute (di solito anziani) siano in un rapporto ragionevole con quelle fondamentalmente sane (di solito giovani). L’ “aggregato di rischio” è il concetto base di ogni calcolo attuariale sulla assicurazione della salute; il fatto che prima della riforma di Obama le persone giovani ed in salute, per risparmiare, decidessero di non acquistare alcuna assicurazione, comportava polizze elevate e comportamenti discriminatori per coloro che si assicuravano, che erano un buona misura clienti in peggiori condizioni sanitarie e dunque, dal punto di vista delle assicurazioni, ‘costosi’. Come è noto, la riforma di Obama risolve questa problema con tre scelte: proibisce alle assicurazioni comportamenti discriminatori e polizze troppo costose per coloro che hanno patologie sanitarie pregresse; obbliga tutti gli individui ad assicurarsi (il cosiddetto “mandate”); fornisce sussidi ai meno abbienti in modo che possano pagarsi la assicurazione con il contributo federale.

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