November 3, 2013, 6:41 am
There’s a tendency, in discussing Germany’s position in world trade, to assume that massive surpluses have always been the German norm — that the country’s high-quality products have always fueled an export engine that inevitably sold much more abroad than Germans bought. But it’s not true. Here’s Germany’s current account balance as a percentage of GDP since 1980:
There was an earlier period of surpluses in the mid-80s, largely the counterpart of America’s Reagan-era deficits. But Germany didn’t run a surplus at all in the 90s. Its big move came with the introduction of the euro, and corresponding huge capital flows to the European periphery.
Along with this move came a sharp decline in German relative labor costs; here’s the OECD number:
Again, the point is that this made sense during the great euro area capital transfer. The problem is that Germany has continued to maintain highly competitive labor costs and run huge surpluses since the bubble burst — and that in a depressed world economy, this makes Germany a significant part of the problem.
I surplus tedeschi: questa volta è diverso
C’è una tendenza, nella discussione sulla posizione tedesca nel commercio mondiale, ad assumere che massicci surplus siano sempre stati la norma per la Germania – che i prodotti di alta qualità di quel paese abbiano sempre alimentato un motore delle esportazioni che inevitabilmente vendeva all’estero più di quello che i tedeschi acquistavano. Ma non è vero. Ecco l’equilibrio di conto corrente tedesco come percentuale del PIL a partire dal 1980:
Ci fu un primo periodo di surplus sulla metà degli anni ’80, in gran parte omologo ai deficit dell’America di Reagan. Ma nel corso degli anni ’90 la Germania non realizzò affatto surplus. Il suo grande spostamento avvenne con l’introduzione dell’euro ed i corrispondenti larghi flussi di capitali nella periferia europea.
Assieme a questo spostamento ebbe luogo un brusco declino nei costi relativi del lavoro tedesco: ecco i dati dell’OCSE:
Anche qua, il punto è che questo fu comprensibile nel corso dei grandi trasferimenti di capitali nell’area euro. Il problema è che la Germania ha continuato a mantenere costi del lavoro altamente competitivi ed a realizzare vasti avanzi commerciali sinché scoppiò la bolla – e che in un’economia mondiale depressa questo fa della Germania una parte rilevante del problema.
By mm
E' possibile commentare l'articolo nell'area "Commenti del Mese"