November 27, 2013, 11:19 am
That’s in large part what Simon Wren-Lewis is saying in this post defending mainstream economics. And I largely agree.
It is deeply unfair to blame textbook economics either for the crisis or for the poor response to the crisis. The mania for financial deregulation, for example, didn’t come out of standard economic analysis — in fact, it flew in the face of the canonical model of banking crises, Diamond-Dybvig, which suggested both a crucial role of government guarantees to prevent self-fulfilling panics and the need for regulation to control the moral hazard such guarantees would create. It’s true that few economists tracked the rise of shadow banking that bypassed the traditional safeguards — but that was a problem of vigilance, not bad theory.
Efficient markets theory arguably deserves more blame for the failure of too many economists to recognize the housing bubble, but textbook economics always presented EMT as a baseline, not a revealed truth.
As for the crisis response, the remarkable thing has been the determination of policy makers to do the opposite of what textbook macroeconomics said they should have been doing. Slashing spending when interest rates are zero, jumping at any excuse to raise rates, aren’t about orthodox economics being applied — in fact, the amazing thing has been to watch the proliferation of newly invented models to justify doing the opposite of what Econ 101 says.
The problem, of course, is that this wasn’t just a case of ignorant or bull-headed political appointees ignoring economic wisdom: many prestigious economists were all too eager to turn their backs on standard macro, even when it was working very well, on behalf of their political leanings.
And that, I think, says that there is something wrong with the structure of the economics profession. We don’t seem to need different economics as much as we need different economists.
Il guaio dell’economia sono gli economisti
E’ in buona parte questo quello che Simon Wren-Lewis dice col suo post a difesa dell’economia convenzionale. Ed in larga parte concordo.
E’ profondamente ingiusto dar la colpa ai libri di testo di economia per la crisi o per le risposte modeste alle crisi. La mania per la deregolamentazione finanziaria, ad esempio, non deriva dalla analisi economica più comune – di fatto, essa è andata contro il modello canonico delle crisi bancarie, il Diamond-Dybvig [1], che aveva indicato sia un ruolo cruciale delle garanzie statali per prevenire crisi di panico autoalimentate sia la necessità di una regolamentazione per controllare “l’azzardo morale” [2] che sarebbe stato creato da quelle regole di garanzia. E’ vero che pochi economisti seguirono la crescita del sistema bancario ‘ombra’ che aggirava tali salvaguardie – ma quello era un problema di vigilanza, non di cattiva teoria.
La teoria dei mercati efficienti porta probabilmente una maggiore responsabilità per l’incapacità di molti economisti di riconoscere la bolla immobiliare, ma l’economia dei libri di testo ha sempre presentato la teoria dei mercati efficienti come un riferimento, non come una verità rivelata.
Nello stesso modo, a riguardo della risposta alla crisi, la cosa rilevante è stata la determinazione degli operatori politici nel fare l’opposto di quello che la teoria economica dei libri di testo diceva si dovesse fare. Abbattere la spesa quando i tassi di interesse sono a zero, approfittare di ogni scusa per alzare i tassi, non sono cose che hanno a che fare con l’applicazione della economia ortodossa – di fatto, la cosa straordinaria è stata assistere alla proliferazione di modelli inventati ex-novo per giustificare il fare il contrario di quello che un libro di testo universitario dice.
Il problema, naturalmente, è stato che non si è trattato soltanto di funzionari politici ignoranti o presuntuosi che hanno ignorato la saggezza economica: molti economisti di prestigio erano anche troppo ansiosi di volgere le spalle alla teoria economica comune, anche quando essa funzionava perfettamente, nell’interesse delle loro inclinazioni politiche.
E quello, io penso, ci mostra che c’è qualcosa di sbagliato nella struttura della professione dell’economista.
[1] Il modello di Diamond-Dybvig (1983) è un modello teorico che si propone di spiegare le modalità attraverso cui si determina un fenomeno di run bancario (corsa agli sportelli), fornendo al contempo una rappresentazione teorica del meccanismo attraverso cui le banche creano liquidità. Il modello rappresenta ad oggi il punto di riferimento teorico per la spiegazione dei fenomeni considerati, e non a caso di esso sono state proposte varie riformulazioni successive. (Wikipedia)
[2] L’azzardo morale (in inglese moral hazard) è, in microeconomia, una forma di opportunismo post-contrattuale, che può portare gli individui a perseguire i propri interessi a spese della controparte, confidando nella impossibilità, per quest’ultima, di verificare la presenza di dolo o negligenza. È stato coniato nel settore delle assicurazioni, dove gli assicurati tendono a modificare il loro comportamento riducendo la prudenza necessaria per evitare o minimizzare le perdite, rendendo così, di fatto, più elevati i rimborsi/pagamenti richiesti. Il moral hazard si presenta anche nella vita di tutti i giorni: se il guidatore è responsabile per tutti i danni, è probabile che guidi una macchina noleggiata più prudentemente che non quando questi siano coperti da assicurazione. (Wikipedia)
By mm
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