November 9, 2013, 11:06 am
Just an obvious point that I’m not sure enough people have been making: Mario Draghi’s surprise rate cut is, in effect, a repudiation of the nascent triumphalism of Europe’s austerians.
Those who follow these things probably noticed that just a few weeks ago the austerians — Olli Rehn in particular, but many others too — were hailing signs of a bit of economic growth this quarter as vindication of their policies for the past four years. Yes, it was silly — I mean, I could keep hitting myself in the head, then slow the pace of the punishment,and I would start to feel better. Does this mean that hitting myself in the head was good for me?
Still, there it was. But then the ECB took a look at more relevant indicators: unemployment still rising, core inflation dropping below 1 percent (Japan here we come). And it seems to have gotten very worried.
Put it this way: the ECB wouldn’t be slashing rates if it thought Europe had turned the corner.
Mario e gli austeri
Solo una considerazione ovvia che non sono sicuro abbiano realizzato in molti: il taglio a sorpresa dei tassi di Mario Draghi è, in effetti, una smentita del trionfalismo dei filo austeri d’Europa.
Quelli che seguono queste cose, probabilmente hanno notato che solo poche settimane fa i filo austeri – Olli Rehn in particolare, ma anche molti altri – avevano salutato i segni di un po’ di ripresa economica in questo trimestre come una convalida delle loro politiche dei quattro anni passati. Era in effetti stupido – voglio dire, potrei continuare a darmi colpi alla testa, poi attenuare la punizione e cominciare a sentirmi meglio. Significherebbe che le botte che mi son dato mi hanno fatto bene?
Eppure è successo. Ma poi la BCE ha dato un’occhiata ad indicatori più significativi: la disoccupazione ancora crescente, l’inflazione sostanziale che scende sotto l’1 per cento (Giappone, stiamo arrivando). E sembra che si siano molto preoccupati.
Mettiamola così: la BCE non avrebbe abbassato i tassi se l’Europa avesse svoltato l’angolo.
By mm
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