Blog di Krugman

Previdenza Sociale e stagnazione secolare (20 novembre 2013)

 

November 20, 2013, 11:29 am

Social Security and Secular Stagnation

A brief thought inspired by the suddenly prominent debate over secular stagnation.

If we accept the secstag hypothesis — and it’s really amazing how fast the debate is moving here (did Larry Summers make all the difference? Have I effectively used LS as a stalking horse for views I already held? Will we ever know?) — one answer is to accept the need for a persistently negative real interest rate. And this means a higher inflation target. As Brad says, the chief economist of the IMF has come pretty close to making that case, although he has said similar things before.

Another option, however (or a complementary option) would be to follow up on another surprising notion that is suddenly gaining traction: expanding, not cutting, Social Security.

If you have been around long enough, you know that one of the things that originally made Martin Feldstein’s reputation was his claim that Social Security, even if solvent, had a strongly negative effect on saving. This was based on a life-cycle argument: if you believe that much saving is undertaken by working-age people preparing for their senior years, giving them a guaranteed retirement income should displace much of this saving. The empirical evidence Feldstein presented in support didn’t hold up very well — in fact, the results were driven in large part by, er, a programming error. (Somehow it seems to me that I’ve heard about a similar case more recently. I wonder where?) Still, suppose his logic was right?

Well, in 1974, when Feldstein published his alleged results, depressing saving looked like a bad thing. In 2013, in an economy mired in the paradox of thrift and quite possibly set to remain stuck there for a long tiime, it could be just what we need.

 

Previdenza Sociale e stagnazione secolare

 

Un breve pensiero ispirato dal dibattito di tutto rilievo sulla stagnazione secolare.

Se accettiamo l’ipotesi della stagnazione secolare – ed è davvero sorprendente come si sia spostato velocemente il dibattito in questo caso (Larry Summers ha fatto tutta la differenza? Ho effettivamente utilizzato Larry Summers per punti di vista che avevo in precedenza? Lo sapremo mai?) – una conseguenza da accettare è la necessità di un prolungato tasso di interesse reale negativo. E questo significa un obbiettivo di inflazione più elevato. Come dice Brad, l’economista principale del FMI [1] è arrivato abbastanza vicino ad avanzare tale tesi, sebbene egli abbia detto cose del genere in precedenza.

Un’altra opzione, tuttavia (o una opzione complementare) sarebbe approfondire un’altra sorprendente idea che all’improvviso sta guadagnando terreno: espandere anziché tagliare la Previdenza  Sociale.

Se ve ne siete occupati da un po’, saprete che una delle cose che in origine contribuirono alla reputazione di Martin Feldstein fu la sua tesi per la quale la Previdenza Sociale, pur avendo i conti a posto, aveva un effetto fortemente negativo sui risparmi. Si basava su un argomento sul ciclo della esistenza: se credete che una gran parte del risparmio è accantonato dalle persone in età lavorativa per prepararsi agli anni della vecchiaia, offrire loro un reddito di pensione garantito comporterebbe una rimozione di tale risparmio. La prova empirica che Feldstein portò a sostegno non resistette granché – di fatto, i risultati erano provocati in larga parte, guarda un po’, da un errore di calcolo elettronico (mi sembra in qualche modo di aver sentito dire di una caso simile più di recente. Dove, mi chiedo? [2]) Eppure, supponiamo che la sua logica fosse giusta?

Ebbene, nel 1974, quando Feldstein pubblicò i suoi presunti risultati, risparmi depressi sembravano una cosa negativa. Nel 2013, in un’economia impantanata nel paradosso del risparmio ed abbastanza probabilmente destinata a non muoversi da lì per lungo tempo, potrebbe essere quello di cui abbiamo bisogno.



[1] Olivier Blanchard, del quale si ricorda uno studio del 2010.

[2] Mi pare chiaro che sia una ironia riferita alla recente discussione sull’errore di Reinhart-Rogoff.

By


Commenti dei Lettori (0)


E' possibile commentare l'articolo nell'area "Commenti del Mese"