Blog di Krugman

Riflessioni sulla macroeconomia nel Minnesota (26 novembre 2013)

 

November 26, 2013, 10:04 am

Musings on Minnesota Macro

Miles Kimball and Noah Smith have a long piece on the shakeup at the Minneapolis Fed, where a couple of prominent freshwater macro people have been fired. Kimball and Smith carefully tiptoe about exactly what happened, and so will I — I hear stuff, but it’s second- or third-order hearsay, and not reliable.

What we can ask is what might have led Narayana Kocherlakota, the bank’s president, to conclude that he wasn’t getting value out of research economists with lots of publications in top journals. Kimball and Smith stress the broad failures of freshwater macro predictions — where’s the inflation from all that money-printing? How could something like the Great Recession even happen in a world of clearing markets and optimizing agents?

One might also want to look at some specifics. There was Kocherlakota’s speech in 2010 in which he argued that low interest rates cause deflation — presumably with some input from the research economists; this was a big embarrassment, he probably noticed, and it may have fed his doubts about whether his economists had anything useful to offer.

And Brad DeLong leads us to Ryan Avent linking to a Minneapolis Fed working paper (pdf) by Chari, Christiano, and Kehoe basically sneering at the notion that the financial crisis would sharply raise borrowing costs or have major negative effects on the real economy. Not a good call:

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By the way, Larry Summers mocked this stuff — probably this paper, but maybe more generally — during his IMF remarks:

Now think about the period after the financial crisis. You know, I always like to think of these crises as analogous to a power failure, or analogous to what would happen if all the telephones were shut off for a time. The network would collapse, the connections would go away, and output would of course drop very rapidly. There’d be a set of economists who’d sit around explaining that electricity was only four percent of the economy, and so if you lost eighty percent of electricity you couldn’t possibly have lost more than three percent of the economy, and there’d be people in Minnesota and Chicago and stuff who’d be writing that paper… but it would be stupid. It would be stupid.

Now, as I’ve tried to say on a number of occasions, mistakes happen. If you, as an economist, try to weigh in on events as they happen, you will get things wrong, and sometimes you may get them wrong in a big way. The crucial question is what you do next. Do you engage in self-analysis, trying to figure out what in your framework led you astray? Or do you double down on your preconceptions, refusing to admit that you may have gone up the wrong path (and, if you’re in an institutional position, try to shut out people with differing views)?

One thing is for sure: people who take the second route don’t add value to a policy-making institution.

 

Riflessioni sulla macroeconomia nel Minnesota

 

Miles Kimball e Noah Smith scrivono un  lungo articolo sulla riorganizzazione della Fed di Minneapolis, dove un paio di importanti economisti di scuola “acqua dolce” [1] sono stati licenziati. Kimball e Smith si muovono con scrupolosa circospezione su quello che è accaduto, e lo stesso farò io – ho sentito dire cose, ma di seconda e terza mano, e non affidabili.

Quello che posso chiedermi è cosa può aver indotto Narayana Kocherlakota [2], il Presidente della Banca, a concludere che non stava avendo una valida collaborazione da ricercatori con una quantità di pubblicazioni sulle riviste più importanti. Kimball e Smith mettono in rilievo il fallimento generale delle previsioni macroeconomiche della scuola dell’ “acqua dolce” – dov’è l’inflazione a seguito di tutto questo stampar moneta? Come potrebbe accadere qualcosa come la Grande Recessione in un mondo di mercati efficienti e di soggetti economici che si comportano con la massima razionalità?

Si dovrebbe anche considerare alcuni aspetti specifici. Ci fu un discorso di Kocherlakota nel 2010 con il quale egli sosteneva che bassi tassi di interesse provocano deflazione – presumibilmente sulla base di qualche indicazione da parte degli economisti addetti alle ricerche; questo provocò un notevole imbarazzo, probabilmente egli lo notò, e questo potrebbe aver alimentato i suoi dubbi sul fatto che tali economisti avessero qualcosa di utile da offrire.

E Brad DeLong ci rinvia a Ryan Avent in connessione con uno studio di Chari-Christiano e Kehoe della Fed di Minneapolis (disponibile in pdf), che sostanzialmente irridono al concetto che la crisi finanziaria avrebbe bruscamente  innalzato i costi dell’indebitamento o provocato importanti effetti negativi sull’economia reale. Una presa di posizione non intelligente [3]:

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Per inciso, Larry Summers nelle sue osservazioni al FMI prendeva in giro questa roba – probabilmente quello stesso studio, ma forse più in generale:

“Si pensi ora al periodo successivo alla crisi finanziaria. Sapete, spesso sono solito pensare a queste crisi come a qualcosa di analogo ad una interruzione dell’energia elettrica, o a qualcosa di analogo che potrebbe accadere se tutti i telefoni venissero spenti per un certo tempo. Le reti di comunicazione salterebbero, le connessioni se ne andrebbero e la produzione naturalmente calerebbe in modo molto repentino. Ci potrebbe essere un gruppo di economisti capaci di  trastullarsi con l’argomento che l’elettricità era soltanto il 4 per cento dell’economia, e così se aveste perso l’ottanta per cento dell’elettricità probabilmente non potreste perdere più del tre per cento dell’economia, e ci potrebbero essere persone nel Minnesota e a Chicago e in posti simili che stanno elaborando uno studio del genere …. Ma sarebbe stupido. Sarebbe stupido.”

Ora, come ho provato a dire in varie occasioni, si possono fare errori. Se, come economisti, provate a intervenire su eventi che accadono, potete capire cose sbagliate, e talvolta potete fare l’errore in modo rilevante. La questione cruciale è cosa fate dopo. Vi impegnate in una riflessione su voi stessi, cercando di capire cosa nel vostro schema vi ha portato fuori rotta? Oppure insistete sui vostri preconcetti, rifiutando di ammettere che potete aver preso la strada sbagliata (e, se avete un qualche incarico istituzionale, cercando di azzittire le persone con punti di vista differenti)?

Una cosa è certa: le persone che prendono la seconda strada non danno un contributo ad una istituzione che ha responsabilità nel fare scelte politiche.



[1] Per le scuole economiche denominate “freshwater” e “saltwater” vedi le note sulla traduzione.

[2] E’ il nome del Presidente della Fed di Minneapolis, dove si è creato il caso dell’allontanamento dei due ricercatori.

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[3] Il diagramma mostra con la linea blu l’andamento inverso dei rendimenti (credo) di un titolo di una Banca di investimenti (la Bank of America Merrill Lynch, che ebbe nel 2008 forti perdite e fu appunto acquistata dalla Bank of America) e l’andamento contemporaneo dell’indice della produzione, nella linea rossa.

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