November 10, 2013, 1:22 pm
After I published Friday’s column, featuring the Wilcox et al estimates of the long-term damage done by the Great Recession (“hysteresis”, in the econ jargon), several people at the IMF research conference — Christy Romer in particular — told me that they were worried that this stuff might give ammunition to Fed hawks, who will say “See, there isn’t that much slack in the economy, so it’s time to tighten.” Actually, something like this has happened in the UK fiscal debate, so it’s a real issue.
But here’s the answer: you have to consider the interaction between the high likelihood of hysteresis and uncertainty about how much damage has been done so far. Suppose that sustained economic weakness really does do a lot of damage, but that it hasn’t done as much so far as Wilcox et al estimate. In that case, the worst possible thing you could do would be to slam on the brakes because you imagine that the economy is at capacity. You might well be braking much too soon — and in so doing imposing huge future costs on the economy. Or to put it another way, you could be turning downbeat estimates of economic capacity into a self-fulfilling prophecy.
The lesson you should be taking here is, don’t tighten, don’t taper, don’t exit, until you see the whites of inflation’s eyes. We don’t know how much capacity the economy has, but we do have strong reason to suspect that running the economy below potential is a very, very bad idea.
PS: I am literally traveling around the world in the next 5 days. There may be random posts from various airport lounges, but there may not — I have promised to deliver those textbook chapters! Be patient.
Una nota sull’isteresi e la politica monetaria
Dopo aver pubblicato l’articolo di venerdì, dando risalto alle stime di Wilcox ed altri a proposito del danno di lungo periodo provocato dalla Grande recessione (”isteresi” [1], nel gergo dell’economia), alcune persone alla Conferenza di ricerca del FMI – Christy Romer in particolare – mi hanno detto di essere preoccupati che cose del genere potrebbero dare argomenti ai falchi della Fed, che diranno “Vedete, non c’è così tanta fiacca nell’economia, dunque è il momento di una stretta”. Effettivamente, qualcosa del genere è successo nel dibattito nel Regno Unito, dunque è un problema reale.
Ma ecco la risposta: si deve considerare l’interazione tra la elevata probabilità dell’isteresi e l’incertezza su quanto danno è stato fatto sino a questo punto. Supponiamo che la prolungata debolezza dell’economia in realtà abbia fatto un gran danno, ma non l’abbia fatto sino a questo punto così tanto come stimano Wilcox e gli altri. In quel caso, la cosa peggiore che potreste fare è schiacciare il freno perché vi immaginate che l’economia sia al suo livello di possibilità. In quel caso potreste tirare i freni troppo presto – e così facendo potreste imporre elevati costi futuri all’economia. O per dirla altrimenti, potreste trasformare stime pessimistiche sulla capacità economica in una profezia che si auto avvera.
La risposta che dovrebbe essere colta, in questo caso, è quella di non restringere, di non attenuare, di non uscire, finché non vedete l’inflazione nelle palle degli occhi. Noi non sappiamo quanta capacità l’economia abbia, ma abbiamo una forte ragione per supporre che gestire l’economia al di sotto del suo potenziale sia davvero una pessima idea.
PS: nei prossimi 5 giorni sarò letteralmente in giro per il mondo. Potrei scrivere posts da varie sale d’aspetto degli aeroporti, ma anche no – ho promesso di spedire quei capitoli del libro di testo! Portate pazienza.
[1] L’isteresi è la caratteristica di un sistema di reagire in ritardo alle sollecitazioni applicate e in dipendenza dello stato precedente. Il termine, derivante dal greco ὑστέρησις (hystéresis, “ritardo”), fu introdotto nel senso moderno da James Alfred Ewing nel 1890, ed è usato in generale nella teoria dei sistemi dinamici, quindi non solo in fisica, ma anche in biologia ed economia. (Wikipedia)
In questo caso il riferimento dovrebbe essere al penultimo articolo di Krugman sul New York Times (“L’economia mutilata”, 7 novembre). Il senso, dunque, è quello di un danno, per effetto di mancate scelte più nette sulla domanda, che si prolunga nel tempo, che ha una sorta di lento o prolungato rilascio.
By mm
E' possibile commentare l'articolo nell'area "Commenti del Mese"