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Alcune note sulla ripresa del Regno Unito, di Simon Wren-Lewis (Mainly Macro, 22 dicembre 2013)

 

Simon Wren-Lewis

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Sunday, 22 December 2013

Some notes on the UK recovery

 

 

The latest national accounts data we have is for 2013 Q3. Between 2012Q4 and 2013Q3 real GDP increased by 2.1% (actual, not annual rate). Not a great number, but it represented three continuous quarters of solid growth, which we had not seen since 2007. So where did this growth come from? The good news is that investment over that same period rose by 4%. (This and all subsequent figures are the actual 2013Q3/2012Q4 percentage growth rate.) Business investment increased (2.7%), public investment did not (0.5%), but dwellings investment rose by 8%. The bad news is that exports rose by only 0.1%. Government consumption increased by 1.0%.

 

Over half of the increase in GDP was down to a 1.8% rise in consumption. Not huge, but significant because it represented a large fall in the savings ratio, as this chart shows.

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The large increase in saving since 2009 is a major factor behind the recession. The recovery this year is in large part because the savings ratio has begun to fall. We should be cautious here, because data on the savings ratio is notoriously subject to revision. However if we look at the main component of income, compensation of employees, this rose by 3.4%, while nominal consumption rose by 4.4%, again indicating a reduction in savings.

So the recovery so far is essentially down to less saving/more borrowing, with a minor contribution from investment in dwellings (house building). As Duncan Weldon suggests, the Funding for Lending scheme may be an important factor here. However it may also just be the coming to an end of a balance sheet adjustment, with consumers getting their debts and savings nearer a place they want them to be following the financial crash.

I cannot help but repeat an observation that I have made before at this point. Macro gets blamed for not foreseeing the financial crisis, although I suspect if most macroeconomists had seen this data before the crash they would have become pretty worried. But what macro can certainly be blamed for is not having much clue about the proportion of consumers who are subject to credit constraints, and for those who are not, what determines their precautionary savings: see this post for more. This is why no one really knew when the savings ratio would start coming down, and no one really knows when this will stop.

 

 

Some people have argued that we should be suspicious about this recovery, because it involves consumers saving less and borrowing more. Some of the fears behind this are real. One fear is that, encouraged by Help to Buy, the housing market will see a new bubble, and many people will get burned as a result. Another is that some households will erroneously believe that ultra low interest rates are here forever, and will not be able to cope when they rise. But although these are legitimate concerns, which macroprudential policy should try and tackle, the truth is that one of the key ways that monetary policy expands the economy is by getting people to spend more and save less. So if we want a recovery, and the government does not allow itself fiscal stimulus, and Europe remains depressed because of austerity, this was always going to be how it happens. [a]

However there is a legitimate point about a recovery that comes from a falling savings ratio which is that the savings ratio cannot go on falling forever. The moment it stops falling, consumption growth will match income growth. The hope must be that it will continue for long enough to get business investment rising more rapidly, and for the Eurozone to start growing again so that exports can start increasing. But the big unknown remains productivity. So far, the upturn in growth does not seem to have been accompanied by an upturn in productivity. In the short term that is good because it reduces unemployment, but if it continues it will mean real wages will not increase by much, which in turn will mean at some point consumption growth will slow.

 

There is a great set of graphs in this post at Flip Chart Fairy Tales which illustrate the scale of the productivity problem. (Rick – apologies for not discovering your blog earlier.) For example the OBR, in November 2010, were expecting real wages in 2015 to be 10% higher than in their recent Autumn Statement forecast. We will not recover the ground lost as a result of the recession until productivity growth starts exceeding pre-recession averages. As Martin Wolf and I suggest, the Chancellor should be focusing on the reasons for the UK’s productivity slowdown rather than obsessing about the government’s budget deficit.

 

 

 

 

[a] In theory it could have happened through a large increase in investment. However the experience of the recession itself, and more general evidence, suggests that investment is strongly influenced by output growth. That is why investment has not forged ahead as a result of low interest rates, and why firms continue to say that a shortage of finance is not holding them back. Having said that, I would have prefered the government to try fiscal incentives to bring forward investment rather than implement measures aimed at raising house prices.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

22 dicembre 2013

Alcune note sulla ripresa del Regno Unito

di Simon Wren-Lewis

 

 

 

Gli ultimi dati della contabilità nazionale che abbiamo riguardano il terzo trimestre del 2013. Tra il quarto trimestre del 2012 ed il terzo del 2013 il PIL reale è cresciuto del 2,1% (incremento effettivo, non il tasso annuo). Non un gran numero, ma ha rappresentato tre trimestri continui di solida crescita, che non avevamo visto dal 2007. Da dove è dunque venuta questa crescita? La buona notizia è che gli investimenti nello stesso periodo sono saliti del 4% (questo dato e tutti quelli successivi rappresentano l’effettiva percentuale del tasso di crescita del periodo tra il quarto trimestre del 2012 ed il terzo del 2013). L’investimento delle imprese è cresciuto (2,7%), non quello pubblico (0,5%), ma gli investimenti nell’edilizia sono saliti dell’8%. I consumi pubblici sono saliti dell’1,0%.

Più della metà della crescita del PIL è consistita in una crescita dell’ 1,8% dei consumi. Non vasta, ma significativa, giacché ha rappresentato una ampia caduta nel tasso di risparmio, come questo diagramma illustra:

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L’ampia crescita  dei risparmi a partire dal 2009 è un importante fattore che sta dietro la recessione. La ripresa di quest’anno deriva in larga parte dal fatto che il tasso del risparmio ha cominciato a scendere. In questo caso dovremmo essere cauti, poiché i dati sul tasso di risparmio sono notoriamente soggetti a revisione. Tuttavia, se guardiamo alla principale componente del reddito, gli stipendi degli occupati, questa è cresciuta del 3,4%, mentre la crescita nominale degli stipendi è cresciuta del 4,4%, ancora una volta indicando una riduzione del risparmio.

Dunque la ripresa è sinora dovuta essenzialmente a minori risparmi/maggiori indebitamenti, con un contributo minore derivante dagli investimenti negli alloggi (costruzione di case). Come suggerisce Duncan Weldon, il piano del Finanziamento del Credito può aver avuto in questo caso un ruolo importante. Tuttavia, può anche trattarsi semplicemente del giungere ad un esaurimento della correzione degli equilibri patrimoniali, con i consumatori che si convincono che i loro debiti ed i loro risparmi sono più prossimi al punto dove vogliono farli essere, a seguito del crollo finanziario.

Non posso essere di aiuto se non ripetendo un’osservazione che su questo punto ho avanzato in precedenza. La macroeconomia è stata incolpata di non aver previsto la crisi finanziaria, sebbene io abbia il sospetto che se la gran parte dei macroeconomisti avesse visto questi dati prima del crollo, sarebbero stati abbastanza preoccupati. Ma quello per cui la macroeconomia può certamente essere incolpata è il non avere grandi indizi sulla quota dei consumatori che sono soggetti alle limitazioni del credito e, per coloro che non lo sono, su ciò che determina i loro risparmi precauzionali: si legga questo post per maggiori elementi [1]. Questo è dipeso dal fatto che nessuno realmente sapeva quando il tasso di risparmio avrebbe cominciato a scendere, come nessuno realmente sa quando questo avrà termine.

Alcune persone hanno sostenuto che dovremmo essere sospettosi nei confronti di questa ripresa, giacché essa riguarda consumatori che risparmiano di meno e si indebitano maggiormente. Alcuni timori che stanno dietro questa tesi sono reali. Un timore è che, incoraggiato dagli “Aiuti all’acquisto” [2], il mercato degli alloggi conoscerà una nuova bolla, e come conseguenza molte persone rimarranno scottate. Un’altra è che alcune famiglie saranno erroneamente indotte a credere che in questo caso i tassi di interesse bassissimi saranno per sempre, e non saranno capaci di reagire quando essi saliranno. Ma sebbene queste siano legittime preoccupazioni, che una politica economicamente prudente dovrebbe cercare di contrastare, la verità è che uno dei modi principali nei quali la politica monetaria espande l’economia è indurre le persone a spendere di più ed a risparmiare di meno. Dunque, se vogliamo una ripresa ed i governi non si consentono politiche di sostegno attraverso la spesa pubblica, e l’Europa resta depressa a causa dell’austerità, le cose sono sempre state in questo modo.

Tuttavia c’è un argomento legittimo su una ripresa che deriva da un tasso di risparmio in discesa, che consiste nel fatto che tale tasso non può scendere per sempre. Nel momento nel quale esso smette di calare, la crescita del consumo sarà pari alla crescita dei redditi. Si deve sperare che esso duri a sufficienza da far crescere più rapidamente l’investimento delle imprese, e che l’eurozona riprenda a crescere in modo tale che le esportazioni possano cominciare ad aumentare. Ma la grande incognita riguarda la produttività. Sino ad ora, la ripresa della crescita non sembra essere stata accompagnata da un rialzo della produttività. Nel breve termine questa è una buona cosa, perché riduce la disoccupazione, ma se continua comporterà che i salari reali non cresceranno di molto, il che a sua volta significherà che a un certo punto la crescita dei consumi rallenterà.

C’è un gran numero di grafici in questo post sul blog “Flip Chart Fairy Tales” [3] che illustra la dimensione del problema della produttività (le mie scuse a Rick per non aver scoperto prima il suo blog). Per esempio, l’ Office for Budget Responsability [4], a novembre del 2010, si aspettava che i salari reali nel 2010 sarebbero stati del 10% più alti di quanto non lo erano nella loro recente previsione della Conferenza di autunno. Noi non recupereremo il terreno perduto in conseguenza della recessione finché la crescita della produttività non comincerà ad eccedere le medie precedenti alla recessione. Come sosteniamo io e Martin Wolf, il Cancelliere dello Scacchiere dovrebbe preoccuparsi delle ragioni del calo della produttività nel Regno Unito, piuttosto che avere l’ossessione del deficit del bilancio statale.

 

(a)In teoria potrebbe accadere attraverso una ampia crescita dell’investimento. Tuttavia l’esperienza stessa della recessione, e più in generale i fatti, suggeriscono che l’investimento è fortemente influenzato dalla crescita del prodotto. Questa è la ragione per la quale gli investimenti non si sono mossi in avanti in conseguenza dei bassi tassi di interesse, e le imprese continuano a sostenere che non è  un difetto di finanziamenti che le trattiene. Avendo detto ciò, avrei preferito che il Governo provasse cercasse di utilizzare incentivi di spesa pubblica per spingere gli investimenti, piuttosto che alimentare misure tendenti ad elevare i prezzi degli alloggi.


[1] Si tratta di un post di Wren-Lewis dell’aprile del 2012, con il quale si chiedeva appunto quanto della impreparazione degli economisti dinanzi all’esplodere della crisi finanziaria non fosse derivato anche da una non esatta comprensione dell’andamento dei risparmi. In quel caso egli pubblicava il seguente diagramma relativo agli Stati Uniti, che mostra il vistoso fenomeno della caduta del tasso di risparmio a partire degli anni ’80:

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[2] E’ la denominazione della iniziativa del Governo del Regno Unito per facilitare una ripresa del mercato immobiliare.

[3] Una traduzione del titolo del blog sarebbe: “Favole per lavagne con fogli mobili”. Questo è la homepage del blog, effettivamente assai interessante per la mole dei dati che offre:

 

Flip Chart Fairy Tales Business Bullshit, Corporate Crap and other stuff from the World of Workzz 13

 

 

 

 

[4] Una sorta di equivalente britannico del Congressional Budget Office americano, di recente costituzione.

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