December 31, 2013, 12:20 pm
Ah, some of the comments on my post about cynical lack of realism happen to illustrate a favorite observation of mine: the extent to which people who demand that we learn the lessons of history tend to rely on historical episodes in which we have very little idea of what really happened.
Thus, they’ll tell us to ignore the extensive evidence from the past century that fiat currencies needn’t lead to runaway inflation — instead, look at how currency debasement led to the fall of Rome!
Or, maybe, how the fall of Rome led to currency debasement?
The thing is, we have no data and not even that much informal evidence on the economy of ancient Rome. We do have informed speculation: Peter Temin had a lovely paper in the JEP (and a book I haven’t read yet) on the prosperity of the Augustan empire, which he estimates was comparable to late 17th-century Europe. All of that fell apart in the third century:
Around the start of the third century CE, the early Roman Empire came to an end under the pressure of a number of problems: several emperors who were exceptionally autocratic and excessive and a series of revolts by the army which in turn led to Rome being ruled by a series of short-term emperors. The disruption manifested itself in many ways, including increased inflation in the third century CE that is visible to us through debased coinage and occasional price quotations.Inflation was less than 1 percent in the first and second centuries CE, but prices doubled after the Antonine plague of the late second century and doubled again soon thereafter. The denarius began to be progressively debased at this same time.
So currency debasement can ruin your whole day — as long as it’s accompanied by civil war and plague. This is actually the same pattern as modern hyperinflations, which have always followed major political disruptions, like the collapse of the Central Powers at the end of World War II or the breakup of the Soviet Union.
But isn’t it odd that people prefer the largely undocumented distant past to the far better documented recent past? Why? My guess is that it’s precisely the vagueness that attracts them, because it’s so much easier to project your prejudices onto the scattered information available.
Anno 266 e dintorni
Eccoci, succede che alcuni commenti al mio post sulla cinica mancanza di realismo [1] illustrino una delle mie osservazioni preferite: il modo in cui le persone che chiedono di imparare dalle lezioni della storia tendano a basarsi su episodi storici sui quali abbiamo idee molto modeste di quanto effettivamente accadde.
Così, ci racconteranno di ignorare la prova dettagliata relativa al secolo passato per la quale l’emissione di valuta non porta necessariamente ad una inflazione fuori controllo – ma però, si guardi a come la svalutazione della moneta condusse alla caduta di Roma!
O forse, a come la caduta di Roma portò alla svalutazione della moneta?
Il punto è che non abbiamo dati e neanche grandi prove ufficiose sull’economia della antica Roma. Abbiamo delle riflessioni informate: Peter Temin ha pubblicato un saggio affascinante su Journal of Economic Perspectives (ed un libro che non ho ancora letto) sulla prosperità dell’impero di Augusto, che egli stima fosse paragonabile all’Europa del tardo diciassettesimo secolo. Tutto ciò cadde a pezzi nel terzo Secolo:
“Attorni agli inizi del terzo secolo dell’Era Cristiana, l’antico Impero Romano conobbe la fine sotto la pressione di un certo numero di problemi: vari imperatori che furono eccezionalmente autocratici e senza misura ed una serie di rivolte da parte dell’esercito che a loro volta portarono Roma ad essere governata da un serie di imperatori di breve durata. Il disordine stesso si manifestò in varie forme, inclusa una crescente inflazione nel terzo Secolo dell’Era Cristiana che noi possiamo constatare in un conio svalutato e in occasionali citazioni di prezzi. L’inflazione fu meno dell’1 per cento nel primo e secondo secolo dell’Era Cristiana, ma i prezzi raddoppiarono dopo la ‘peste antonina’ [2] della fine del secondo secolo e raddoppiarono ancora subito dopo. Contemporaneamente il ‘denarius’ [3]cominciò a svalutarsi.
Dunque, la svalutazione della moneta vi può mandare in rovina – in particolare se è accompagnata da una guerra civile e da una pestilenza. Questo è effettivamente lo stesso schema delle iperinflazioni moderne, che hanno sempre fatto seguito ad importanti disordini politici, come il collasso degli Imperi Centrali alla fine della prima Guerra Mondiale o il crollo dell’Unione Sovietica.
Ma non è strano che ci siano persone che preferiscono un lontano passato in gran parte non documentato ad un recente passato assai meglio documentato? La mia impressione è che sia proprio la vaghezza che li attrae, perché è molto più facile proiettare i propri pregiudizi su una sporadica informazione disponibile.
[1] Il post “Fantasia ciniche” del 31 dicembre.
[2] La peste antonina (165-180), nota anche come peste di Galeno, da colui che la descrisse, è stata un’antica pandemia di vaiolo o morbillo, riportate in patria dalle truppe di ritorno dalle campagne militari contro i Parti. L’epidemia potrebbe avere anche causato la morte dell’imperatore romano Lucio Vero, morto nel 169 e co-reggente con Marco Aurelio il cui patronimico, Antoninus, diede il nome all’epidemia. Il focolaio scoppiò di nuovo nove anni dopo, secondo lo storico romano Cassio Dione, e causò fino a 2.000 morti al giorno a Roma, un quarto degli infettati. Il totale dei morti è stato stimato in 5 000 000 di persone. La malattia uccise circa un terzo della popolazione in alcune zone, e decimò l’esercito romano. (Wikipedia)
[3] Il sistema monetario della antica Roma comprendeva il denario, una piccola moneta d’argento, che era anche la moneta più diffusa.
By mm
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