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Chi ha perso di più (New York Times 12 dicembre 2013)

 

The Biggest Losers

By PAUL KRUGMAN
Published: December 12, 2013

The pundit consensus seems to be that Republicans lost in the just-concluded budget deal. Overall spending will be a bit higher than the level mandated by the sequester, the straitjacket imposed back in 2011. Meanwhile, Democrats avoided making any concessions on Social Security or Medicare. Call this one for Team D, I guess.

 

But if Republicans arguably lost this round, the unemployed lost even more: Extended benefits weren’t renewed, so 1.3 million workers will be cut off at the end of this month, and many more will see their benefits run out in the months that follow. And if you take a longer perspective — if you look at what has happened since Republicans took control of the House of Representatives in 2010 — what you see is a triumph of anti-government ideology that has had enormously destructive effects on American workers.

First, some facts about government spending.

One of the truly remarkable things about American political discourse at the end of 2013 is the fixed conviction among many conservatives that the Obama era has been one of enormous growth in government. Where do they think this surge in government spending has taken place? Well, it’s true that one major new program — the Affordable Care Act — is going into effect. But it’s not nearly as big as people imagine. Once Obamacare is fully implemented, the Congressional Budget Office estimates that it will add only about 3 percent to overall federal spending. And, if you ask people ranting about runaway government what other programs they’re talking about, you draw a blank.

Meanwhile, the actual numbers show that over the past three years we’ve been living through an era of unprecedented government downsizing. Government employment is down sharply; so is total government spending (including state and local governments) adjusted for inflation, which has fallen almost 3 percent since 2010 and around 5 percent per capita.

And when I say unprecedented, I mean just that. We haven’t seen anything like the recent government cutbacks since the 1950s, and probably since the demobilization that followed World War II.

What has been cut? It’s a complex picture, but the most obvious cuts have been in education, infrastructure, research, and conservation. While the Recovery Act (the Obama stimulus) was in effect, the federal government provided significant aid to state and local education. Then the aid went away, and local governments began letting go of hundreds of thousands of teachers.

Meanwhile, public investment fell sharply — so sharply that many observers refer to it as a “collapse” — as state and local governments canceled transportation projects and deferred maintenance. Researchers, like those at the National Institutes of Health, also took large cuts. And there was a major cut in spending on land and water conservation.

There are three things you need to know about these harsh cuts.

First, they were unnecessary. The Washington establishment may have hyperventilated about debt and deficits, but markets have never shown any concern at all about U.S. creditworthiness. In fact, borrowing costs have stayed at near-record lows throughout.

Second, the cuts did huge short-term economic damage. Small-government advocates like to claim that reducing government spending encourages private spending — and when the economy is booming, they have a point. The recent cuts, however, took place at the worst possible moment, the aftermath of a financial crisis. Families were struggling to cope with the debt they had run up during the housing bubble; businesses were reluctant to invest given the weakness of consumer demand. Under these conditions, government cutbacks simply swelled the ranks of the unemployed — and as family incomes fell, so did consumer spending, compounding the damage.

The result was to deepen and prolong America’s jobs crisis. Those cuts in government spending are the main reason we still have high unemployment, more than five years after Lehman Brothers fell.

Finally, if you look at my list of major areas that were cut, you’ll notice that they mainly involve investing in the future. So we aren’t just looking at short-term harm, we’re also looking at a long-term degradation of our prospects, reinforced by the corrosive effects of sustained high unemployment.

So, about that budget deal: yes, it was a small victory for Democrats. It was also, possibly, a small step toward political sanity, with some Republicans rejecting, provisionally, the notion that a party controlling neither the White House nor the Senate can nonetheless get whatever it wants through extortion.

But the larger picture is one of years of deeply destructive policy, imposing gratuitous suffering on working Americans. And this deal didn’t do much to change that picture.

 

Chi ha perso di più, di Paul Krugman

New York Times 12 dicembre 2013

 

Sembra esserci consenso tra i commentatori sul fatto che i repubblicani siano stati gli sconfitti nell’appena concluso accordo sul bilancio. La spesa generale sarà un po’ più alta rispetto al livello che fu autorizzato dal cosiddetto ‘sequestro’ [1], la camicia di forza che venne imposta nel passato 2011. Allo stesso tempo, i democratici hanno evitato di fare qualsiasi concessione sulla Previdenza Sociale [2] o su Medicare. Suppongo che questo si possa definire a favore dei democratici [3].

Ma se i repubblicani hanno perso questo giro, i disoccupati hanno perso anche di più: non c’è stato il rinnovo della proroga sui sussidi, cosicché 1 milione e 300 mila lavoratori verranno esclusi alla fine di questo mese, e per molti altri i sussidi scadranno nei mesi seguenti. E se considerate una prospettiva più lunga – se guardate a quello che è successo dal momento in cui i repubblicani hanno preso il controllo della Camera dei Rappresentanti – quello che vedete è il trionfo di una ideologia antigovernamentale che ha avuto effetti enormemente distruttivi per i lavoratori americani.

In primo luogo, alcuni fatti sulla spesa pubblica.

Una delle cose rilevanti del dibattito politico americano sulla fine del 2013 è la convinzione immutabile tra molti conservatori che l’epoca di Obama sia stata caratterizzata da una enorme crescita nelle funzioni di governo. Da dove pensano che questa crescita di spesa pubblica abbia avuto origine? Ebbene, è vero che un importante programma – la legge di riforma della assistenza sanitaria – sta entrando in funzione. Ma non è neanche lontanamente così grande come la gente si immagina. Una volta che la riforma di Obama entrerà completamente in funzione, il Congressional Budget Office [4] stima che ci sarà un incremento del 3 per cento alla spesa pubblica complessiva. E, se chiedete alla gente che strepita su un governo fuori controllo di quali altri programmi stiano parlando, nelle loro teste c’è il vuoto assoluto.

Nel frattempo, i dati reali mostrano che nei tre anni passati abbiamo vissuto un periodo di ridimensionamento senza precedenti del governo [5]. Il pubblico impiego federale è calato bruscamente; lo stesso è stato per la spesa pubblica totale (inclusi i governi degli Stati e delle comunità locali) corretta per l’inflazione, che è scesa di almeno il 3 per cento dal 2010 e di circa il 5 per cento procapite.

E quando dico senza precedenti, intendo per l’appunto quello. Non abbiamo visto niente di simile ai tagli recenti a partire dal 1950, e probabilmente a partire dalla smobilitazione che seguì la Seconda Guerra Mondiale.

Cosa è stato tagliato? Il quadro è complicato, ma i tagli più evidenti sono stati nell’istruzione, nelle infrastrutture, nella ricerca e nella salvaguardia ambientale. Al momento in cui il Recovery Act entrò in funzione, il Governo Federale fornì un aiuto significativo agli Stati ed alle sedi locali della istruzione pubblica. Poi l’aiuto è scomparso, ed i governi locali hanno cominciato a privarsi di centinaia di migliaia di insegnanti.

Nel frattempo, gli investimenti pubblici cadevano bruscamente – così bruscamente che molti osservatori l’hanno definito un “collasso” – con gli Stati ed i governi locali che cancellavano i progetti sui trasporti e rinviavano le manutenzioni. Anche i ricercatori, come quelli presso gli Istituti Nazionali per la Salute, hanno ricevuto grandi tagli. E tagli importanti ci sono stati nella spesa pubblica sulla conservazione del territorio e delle acque.

Ci sono tre cose che dovete sapere di questi tagli severi.

La prima è che non erano necessari. I gruppi dirigenti a Washington hanno fatto un gran chiasso sul debito e i deficit, ma i mercati non hanno mai mostrato alcun preoccupazione sulla solvibilità degli Stati Uniti. Di fatto, i costi dell’indebitamento sono rimasti completamente attorno ai minimi storici.

Il secondo, i tagli hanno fatto un grande danno economico nel breve periodo. Ai sostenitori dei ‘piccoli governi’ piace sostenere che la riduzione della spesa pubblica incoraggia la spesa privata – e quando l’economia è in espansione, quello è un argomento. I tagli recenti, tuttavia, hanno avuto luogo nel peggiore momento possibile, all’indomani di una crisi finanziaria. Le famiglie stavano combattendo con il debito che avevano maturato negli anni della bolla immobiliare; le imprese erano riluttanti ad investire data la debolezza della domanda di consumi. In queste condizioni, i tagli hanno semplicemente gonfiato le fila dei disoccupati – e quando i redditi delle famiglie cadono, anche la spesa per i consumi cade, aggravando il danno.

Il risultato è stato approfondire e prolungare la crisi dei posti di lavoro. Questi tagli alla spesa pubblica sono la principale ragione per la quale abbiamo ancora una disoccupazione elevata, a più di cinque anni dalla caduta di Lehman Brothers.

Infine, se osservate la mia lista dei principali settori nei quali ci sono stati tagli, noterete che essi principalmente riguardano gli investimenti nel futuro. Dunque non siamo solo in presenza di un danno a breve termine, siamo in presenza di un degrado di lungo periodo delle nostre prospettive, rafforzato dagli effetti corrosivi di una prolungata alta disoccupazione.

Dunque, tornando all’accordo sul bilancio: è stato una vittoria modesta per i democratici. Forse è stato anche un piccolo passo verso il buonsenso politico, con qualche repubblicano che ha provvisoriamente rinunciato all’idea che un partito che non controlla né la Casa Bianca né il Senato possa nondimeno fare quello che vuole attraverso i ricatti.

Ma il quadro più ampio è quello di anni di politica profondamente distruttiva, che ha costretto a sofferenze gratuite i lavoratori americani. Questo accordo non cambia granché di quel quadro.


 

 

 


[1] Il “budget sequestration “ fu, alla fine, una decisione di alcuni tagli automatici alla spesa del Governo federale degli Stati Uniti che doveva cominciare a produrre i suoi effetti dal 1 gennaio del 2013, e venne rinviata al 1 marzo. La riduzione di 85,4 miliardi di dollari per il 2013 avrebbe dovuto essere mantenuta similmente sino al 2021. L’espressione “sequestro” forse dipese dal fatto che tali decisioni erano state rese obbligate da un provvedimento di compromesso legislativo precedente (il “Budget Control Act” del 2011), ed erano in pratica obbligate, automatiche, anche se il Congresso doveva trovare una soluzione per specificarle. L’autorità del Congresso, per effetto del meccanismo che aveva costretto a quei tagli, era come posta sotto sequestro.

[2] La ragione per la quale traduco con “previdenza sociale” dipende evidentemente dal fatto che si tratta del programma pubblico sulle pensioni. Vedi le note sulla traduzione.

[3] Suppongo che la squadra D sia quella.

[4] Su natura e funzioni di questa ‘agenzia’ del Congresso vedi le note sulla traduzione.

[5] A questo proposito è utile pubblicare anche qua la tabella che Krugman ha inserito in un suo post preparatorio di questo articolo. Come si vede, si riferisce ai mutamenti della spesa pubblica nell’ultimo mezzo secolo, e gli ultimi anni sono leggibili a cominciare dal breve picco dello stimulus di Obama nel 2009 e poi dal successivo precipitare della spesa pubblica (che è riferita a tutti i livelli del governo: federale, degli Stati e delle comunità locali):

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