Blog di Krugman

Conservatori specialisti, conservatori politici e recessioni (16 dicembre 2013)

 

December 16, 2013, 4:50 pm

Conservative Wonks, Conservative Politicians, and Recessions

Josh Barro has a good but incomplete post about the conservative inability to deal in any meaningful way with the reality of recessions. As he says, GOP policy prescriptions — deregulate, cut spending (especially on the poor), and cut taxes (on the rich) — are the same when unemployment is above 9 percent as when it is below 5. “How,” he asks, “can a political ideology have nothing to say about how to address recessions?”

But Barro, I’d argue, misrepresents this as a case of doctrinaire, anti-intellectual politicians rejecting the ideas of conservative wonks. No doubt the politicians are indeed anti-intellectual and doctrinaire; and yes, there are some conservative wonks who are voices in the wilderness.

It’s quite wrong, however, to imagine that it’s only dumb politicians who reject the notion that there’s anything special about recessions, and that periods of high unemployment call for different policies than periods of full employment. When I read Barro’s piece, I immediately thought of a diatribe by a *very* prestigious conservative economist, rejecting and ridiculing the idea that “regular economics” — his term — loses any of its validity during times of high unemployment:

Keynesian economics argues that incentives and other forces in regular economics are overwhelmed, at least in recessions, by effects involving “aggregate demand.”

Those scare quotes are significant. If you consider the notion of “aggregate demand” ludicrous, you aren’t just rejecting Keynesian economics; you’re rejecting monetarism, of any form too; you are in effect declaring that Milton Friedman was a fool. In fact, the author of this diatribe ridicules the whole notion that recessions involve some kind of market failure that needs addressing.

So who are we talking about? Um, Robert Barro.

Why would someone really smart — and the elder Barro certainly is, even if he has some problems with history — reject the very notion of a failure of aggregate demand? The answer has to be political — the sense that acknowledging that markets fail, ever, would be the thin edge of the wedge for liberal policies. Whatever the reason, what we have here is the position Barro the younger lambastes as a failure of conservative politicians being taken by one of the most famous, prestigious conservative economists around.

Whatever has gone wrong here, it’s a problem of the conservative intelligentsia as well as the base.

 

Conservatori specialisti, conservatori politici e recessioni

 

Josh Barro ha un pezzo interessante ma incompleto sull’incapacità dei conservatori a fare i conti in qualche modo sensato con le recessioni. Come egli dice, le prescrizioni politiche del Partito Repubblicano – deregolamentare, tagliare la spesa (specialmente sui poveri) e tagliare le tasse (sui ricchi) – sono le stesse quando la disoccupazione è attorno al 9 per cento e quando è sotto il 5 per cento. “Come può”, si chiede, “una ideologia politica non aver niente da dire su come affrontare le recessioni?”.

Ma Barro, direi, interpreta questo malamente, come un caso di uomini politici dogmatici ed antintellettuali che respingono le idee degli specialisti conservatori. Nessun dubbio che gli uomini politici siano antintellettuali e dogmatici; ed è vero che ci sono alcuni conservatori specialisti che sono come voci nel deserto.

Tuttavia è piuttosto sbagliato pensare che si tratti soltanto di uomini politici sciocchi che respingono l’idea che ci sia qualcosa di speciale nelle recessioni e che i periodi di alta disoccupazione richiedano politiche diverse dai periodi di piena occupazione. Quando ho letto il pezzo di Barro ho subito pensato alla polemica di un economista conservatore ‘molto’ prestigioso, che rigetta e mette in ridicolo l’idea che una “economia secondo le regole” – questo il termine che usa – perda una parte della sua validità nei periodi di alta disoccupazione:

 

“L’economia keynesiana sostiene che incentivi ed altri fattori  in una economia secondo le regole sono sopraffatti, almeno durante le recessioni, dagli effetti che coinvolgono la ‘domanda aggregata’.”

 

Queste paurose citazioni sono significative. Se voi considerate la nozione di “domanda aggregata” ridicola, non state solo rigettando l’economia keynesiana; state rigettando anche il monetarismo, in qualsiasi forma; in effetti state dichiarando che Milton Friedman era uno sciocco. Di fatto, l’autore di questa polemica  mette in ridicolo l’intero concetto secondo il quale le recessioni riguardano un qualche genere di fallimento del mercato che ha bisogno di essere affrontato.

Dunque, di chi stiamo parlando? Ehm, di Robert Barro [1].

Perché una persona davvero intelligente – e  il Barro più anziano certamente lo è, anche se ha qualche problema con la storia – dovrebbe respingere l’intero concetto di un carenza della domanda aggregata? La risposta non può che essere politica – la sensazione che riconoscere che i mercati sbagliano, non di poco, sarebbe la punta sottile di un  cuneo per politiche progressiste. Qualsiasi sia la ragione, quello che abbiamo in questo caso è che la posizione che il giovane Barro  critica aspramente come un fallimento dei politici conservatori è stata assunta da uno dei più famosi e prestigiosi economisti che ruotano attorno al mondo conservatore.

Qualsiasi cosa non abbia funzionato a questo proposito, si tratta di un problema della intellighenzia  conservatrice come della base.



[1] Joshua A. “Josh” Barro è un giornalista americano, attuale direttore di Business Inside. Robert Joseph Barro (born September 28, 1944) è invece un economista americano, docente alla Harvard University. Ed è il padre di Josh.

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