Blog di Krugman

Contrattacco dei censori più oltranzisti del deficit (9 dicembre 2013)

 

December 9, 2013, 3:30 pm

Counterattack of the Deficit Scold Deadenders

The deficit scolds have not had a good year. They’ve seen their forecasts of fiscal disaster fizzle; they’ve seen their favorite economic analyses crash and burn; they’ve seen the rise of a faction with actual power in the Democratic party that refuses to acknowledge their wisdom. This last bit is crucial: deficit scoldery has always depended on the illusion of consensus, in which all the, well, serious people agreed that debt is the most important enemy.

What the scolds have left, however, is a significant part of the press corps that hasn’t gotten the memo, that still believes, for some reason, that all normal journalistic standards should be set aside when the deficit is concerned, that even news reporters should openly take sides. And so, as Kevin Drum points out, today’s WaPo has a report on the apparent mini-budget deal that simply takes it for granted that the failure to achieve a large-scale deficit reduction plan is a terrible failure.

Actually, it’s even worse than Drum suggests. Leave aside the extent to which this is an editorial posing as a news report. There’s also deeply misleading reporting on the facts. Near the end of the piece, we are told

Where would that leave the nation’s financial outlook? Not in a particularly good place, budget analysts say. The most recent Congressional Budget Office projections show the red ink receding over the next two years. But annual deficits would start growing again in 2016 as the baby-boom generation moves inexorably into retirement. And the debt would again soar.

Ah. So we look at the CBO’s latest projection, and right on the cover we see this:

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See that debt soar! Or, actually, be more or less stable for the next decade. In fact, CBO’s projections are distinctly non-alarming even 20 years out.

It’s also curious who the article cites as authorities. Mainly it’s Bill Bixby of the Concord Coalition (part of the Pete Peterson hydra). Now, the last time I mentioned Bixby, I think, was in the context of the fiscal responsibility reward Concord and two other groups gave to Paul Ryan. When challenged on that award, Bixby responded with an outright falsehood:

Paul Ryan .. Bixby announced, had “earned his Fiscy Award really by being the first [congressman] in several years to step forward with a specific scorable budget plan that would actually solve the nation’s long-term structural deficits.”

There were two problems with this. First, Ryan’s plan, the “Roadmap for America’s Future,” wasn’t truly “scorable”—he had instead simply given the CBO estimates for future revenue and spending, prompting the organization to note that its analysis “does not represent a cost estimate…”

Still, is Bixby at least as authoritative as the people the article quotes on the other side of the issue? Well, whaddya know — the article doesn’t quote anyone on the other side of the issue. There are, as it happens, plenty of people at think tanks who don’t consider the deficit a pressing issue; there are also plenty of analysts you could quote who aren’t professional deficit scolds. But none of those people gets mentioned in the article.

The thing is, this kind of “reporting” has actually been normal on matters fiscal. The only surprise is that so little has changed.

 

Contrattacco dei censori più oltranzisti del deficit [1]

 

I censori del deficit non hanno passato un buon anno. Hanno visto le loro previsioni di un disastro della finanza pubblica far cilecca; hanno visto le loro analisi economiche preferite crollare e andare in fumo; hanno visto crescere una corrente con un effettivo potere nel Partito Democratico che rifiuta di riconoscere la loro saggezza. L’ultimo aspetto è fondamentale: il gruppo dei censori del deficit si è sempre basato sull’illusione del consenso, secondo la quale tutte, proprio così, le persone serie concordavano che il debito era il nemico più importante.

Quello che i censori hanno mantenuto, tuttavia, è una parte rilevante del corpo dei giornalisti che non ha ricevuto il messaggio, che ancora ritiene, per qualche ragione, che tutte le normali regole giornalistiche dovrebbero essere messe da parte quando si tratta di deficit, che neppure le cronache dovrebbero apertamente prendere posizione. E così, come nota Kevin Drum, il Washington Post di oggi ha un resoconto sull’apparente accordo sul mini-bilancio che semplicemente dà per certo che il non aver trovato l’accordo su una riduzione del deficit su vasta scala sia un terribile fallimento.

In verità, è anche peggio di quello che Drum suggerisce. Lasciamo da parte in quale misura questa sia una posizione editoriale sulla cronaca giornalistica. C’è anche un resoconto profondamente fuorviante dei fatti. Verso la fine dell’articolo, ci viene detto:

“In quali condizioni ciò lascerebbe le prospettive finanziarie del paese? In una situazione niente affatto buona, dicono gli analisti dei bilanci. Le più recenti previsioni del Congressional Budget Office mostrano che i conti in rosso diminuiscono negli ultimi due anni. Ma i deficit annuali ricominceranno a crescere col 2016, quando la generazione dei ‘baby-boomers’ si sposterà inesorabilmente nell’età del pensionamento. Ed il debito salirà in alto nuovamente.”

Ma guarda. Andiamo dunque alle ultime previsioni del CBO e proprio sulla copertina vediamo questo diagramma:

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Vedete come schizza il debito! O magari, in verità, sembra più o meno stabile nel prossimo decennio. Di fatto, le previsioni del CBO sono chiaramente non allarmanti anche entro 20 anni.

E’ anche curioso chi nell’articolo viene citato come autorità. Principalmente si tratta di Bill Bixby della Concord Coalition (un tentacolo dell’idra di Pete Peterson). Ora, l’ultima volta che parlai di Bixby, penso, fu nel contesto del premio per la responsabilità in materia di finanza pubblica che Concord ed altri due gruppi assegnarono a Paul Ryan. Quando venne chiamato in causa su quel premio, Bixby rispose con una assoluta bugia:

“Paul Ryan … ha annunciato Bixby, ha ‘guadagnato questo Premio in materia di finanza pubblica essendo realmente il primo (congressista) in vari anni che si fa avanti con un piano di bilancio dettagliatamente articolato che risolverebbe effettivamente i deficit strutturali di lungo periodo della nazione.”

In questo, c’erano due problemi. Il primo, che il piano di Ryan, la “Roadmap per il futuro dell’America”, non era affatto “dettagliato” – egli aveva piuttosto semplicemente fornito le stime del CBO sulle entrate e sulle spese future, suggerendo alla organizzazione di osservare che questa analisi “non rappresenta una stima dei costi …”. [2]

E poi, è Bixby almeno altrettanto autorevole delle persone che l’articolo cita come voci opposte? Ebbene, chi lo sa? – l’articolo non cita nessuna voce dall’altra parte dello schieramento. Ci sono, come è normale, una quantità di individui presso i gruppi di ricerca che non considerano il deficit un tema urgente; ci sono anche una quantità di analisti che si potrebbero citare che non sono censori di professione dei deficit. Ma nessuno di questi individui viene citato nell’articolo.

Il punto è: questo genere di “cronache” è stato effettivamente normale sui temi della finanza pubblica. La sola sorpresa è quanto poco le cose siano cambiate.



[1] Da quanto comprendo – ricorro ad un Dizionario ‘speciale’ come Urban – “deadender” sarebbe un neologismo utilizzato per descrivere il comportamento di coloro che resistono ad oltranza in un comportamento … come i ‘franchi tiratori’ in una guerra ormai persa, o come coloro che si attardano  in una sala cinematografica oltre la fine del film per ‘smaltire’ la profusione di lacrime! Ma si usa anche per coloro che non vanno a votare perché sono disgustati dalla mancanza di scelte gradite. Noi diremmo oltranzista forse nel primo caso, sicuramente non nel terzo. Il secondo, poi, è una categoria originale.

[2] Nel testo in inglese questo periodo viene rappresentato come parte della citazione di Bixby. Ma a me sembra che si tratti evidentemente di una ripresa del testo delle considerazioni di Krugman.

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