Blog di Krugman

Gordon contro gli androidi (7 dicembre 2013)

 

December 7, 2013, 2:36 pm

Gordon Versus The Androids

We just had a session with Bob Gordon and Joel Mokyr on the outlook for future growth, and I think I have a new way to explain why my gut feeling is that Bob, while making a persuasive case (pdf), is probably wrong.

Bob’s key point, actually deeper than his specific numbers, is that the digital revolution really just doesn’t match up to the major innovations of the Second Industrial Revolution of the late 19th century, which he contends drove growth well into the 20th century. Basically, indoor plumbing beats iPads.

But let’s ask the following question: What would a digital revolution that lived up to the past look like – and is anything like that plausible?

Well, suppose that we learned to build true androids – robots that could do more or less anything humans can do. Surely that would be transformative; it would effectively end diminishing returns to capital accumulation, and raising GDP per capita would simply be a matter of multiplying the androids.

So how are things going on the android front? A decade ago I would have said “very badly”: the field of artificial intelligence had marched from failure to failure.

But something has happened—things that were widely regarded as jokes not long ago, like speech recognition, machine translation, self-driving cars, and so on, have suddenly become more or less working reality. Our suddenly smarter machines aren’t intelligent in the way people are, and the way they do their work is nothing like the way we do it: the translation program doesn’t understand the text, the self-driving car isn’t consciously avoiding collisions. Instead, they’re using big data and correlations and so on to implement algorithms – mindless algorithms, you might say. But if they can take people’s place, does it matter?

The anti-Gordon case, then, would be that something like my android revolution is underway.

If you buy that case, you can become a technological optimist in the sense that you believe that there’s lots of growth in the future. You might also be a pessimist in the sense that you wonder what happens to wages once androids can do most human work. Also, Skynet will kill us all.

But that, anyway, is where I would place the issue.

 

Gordon contro gli androidi

 

Abbiamo appena tenuto una conferenza con Bob Gordon [1] e Joe Mokyr sulle prospettive della crescita futura, e penso di avere un nuovo modo per spiegare perché la mia percezione istintiva sia che Bob, pur avanzando una tesi persuasiva (disponibile in pdf), abbia probabilmente torto.

Il punto cruciale di Bob, per la verità più profondo delle sue specifiche statistiche, è che la rivoluzione digitale semplicemente non eguagli le importanti innovazioni industriali della Seconda Rivoluzione Industriale dell’ultima parte del diciannovesimo secolo, che egli sostiene abbiano spinto la crescita sino dentro il ventesimo secolo. In sostanza, gli impianti idraulici dentro le abitazioni battono gli iPads.

Ma fatemi porre la seguente domanda: a cosa assomiglierebbe una rivoluzione digitale che fosse all’altezza del passato – e sarebbe plausibile una cosa del genere?

Ebbene, supponiamo di aver imparato a costruire dei veri androidi [2] – robots che possano fare più o meno tutto quello che fanno gli esseri umani. Sicuramente sarebbe una grande mutamento: porrebbe fine in modo efficace ai rendimenti decrescenti nella accumulazione di capitale, ed accrescere il PIL procapite coinciderebbe semplicemente col moltiplicare gli androidi.

Dunque, come stanno andando le cose sul fronte degli androidi? Un decennio fa avrei risposto “molto male”: il campo dell’intelligenza artificiale era segnato da un fallimento dietro l’altro.

Ma è successo qualcosa – cose che non molto tempo fa erano considerate generalmente come scherzi, come il riconoscimento del linguaggio, i congegni di traduzione, le macchine che si guidano da sole, e così via, sono improvvisamente diventate più o meno realtà operative. Le nostre macchine, improvvisamente più astute, non sono intelligenti  come delle persone, ed il modo nel quale operano non è simile al nostro; il programma di traduzione non comprende il testo, le macchine che si guidano da sole non sono consapevoli di evitare collisioni. Utilizzano piuttosto la tecnica dei big data e le correlazioni e tutto il resto per implementare algoritmi – algoritmi senza cervello, direte voi. Ma se possono prendere il posto delle persone, è importante?

L’argomento anti-Gordon, dunque, sarebbe che qualcosa di simile alla mia rivoluzione degli androidi sia in gestazione.

Se credete in qualcosa del genere, diventate un ottimista tecnologico, nel senso che credete che ci siano grandi possibilità di crescita nel futuro. Potete anche essere pessimisti, nel senso che pensate a quello che accadrà ai salari al momento in cui gli androidi potranno fare i lavori degli uomini. Potete anche credere che Skynet [3] si libererà del genere umano.

Ma io svilupperei in quel modo la questione.



[1] Robert James “Bob” Gordon è un economista Americano. Docente a Scienze Sociali alla Northwestern University, è conosciuto per i suoi studi sulla produttività, la crescita e le cause della disoccupazione.  E’ l’esponente fondamentale della tesi della stagnazione della crescita in conseguenza di una diversa efficacia ed applicabilità delle innovazioni tecnologiche odierne rispetto a quelle della fine dell’Ottocento. Un altrettanto superbo punto di vista opposto è quello che è espresso da Erik Brynjolfsson. Consiglio di ascoltare e confrontare due conferenze dei suddetti economisti a “TED talks”.

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[2] L’androide è un essere artificiale, un robot, con sembianze umane, presente soprattutto nell’immaginario fantascientifico. In taluni casi l’androide può risultare indistinguibile dall’essere umano. Differisce dal cyborg, il quale è costituito da parti biologiche oltre che artificiali. (Wikipedia)

[3] Skynet è un’immaginaria rete di supercomputer descritta nel ciclo cinematografico di Terminator.

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