Blog di Krugman

Il mio marziano preferito (9 dicembre 2013)

 

December 9, 2013, 8:36 am

My Favorite Martian

As we all know, there are three kinds of economists. There are liberal professional economists; there are conservative professional economists; and there are professional conservative economists (aka right-wing hacks). Surely, you say, there must be four kinds? Not really — there just isn’t enough money on the left, an asymmetry that gives rise to the well-known hack gap.

Anyway, among the conservative professional economists there is a sub-class one might call Republicans in their minds only: fairly reasonable economists living in a political fantasy world, who imagine that the modern Republican party is composed of people like themselves, who might be receptive to pragmatic arguments that don’t fully correspond to dogma. These economists are, you might say, like men from Mars, who have no idea how the political culture we actually have on planet earth works these days.

Martin Feldstein would be a prime example. In one sense he is a true Republican: he has been furiously opposed to expansionary monetary policy from the beginning, and remains so even though his original argument — that it would produce runaway inflation — has been wrong for almost five years. But he is sympathetic to the idea of fiscal stimulus — and today he calls for a bipartisan deal that would involve a trillion dollars of stimulus via infrastructure spending in return for long-run deficit reduction.

What can you say? It’s not just that Republican leaders would never consider such a deal — they are in fact still committed to the view that spending cuts are expansionary. It’s also the fact, obvious to anyone who hasn’t spent the past five years on Mars, that Republicans don’t care about the deficit, and never did — it was always just a club to be used in an effort to dismantle Medicare and Social Security.

I wish I lived on Marty’s planet. But I don’t, and neither does he.

 

Il mio marziano preferito

 

Come sappiamo tutti, ci sono tre tipi di economisti. Ci sono gli economisti che si professano liberal; gli economisti che si professano conservatori e gli economisti conservatori di professione (anche detti pennivendoli della destra). Va bene, direte, ma non dovrebbero essere quattro? In realtà no – perché non ci sono abbastanza soldi a sinistra, una asimmetria che provoca il ben noto gap dei pennivendoli [1].

In ogni modo, tra gli economisti che si professano conservatori c’è una sottoclasse che si potrebbe definire di coloro che sono repubblicani solo nelle loro teste: economisti abbastanza ragionevoli che vivono in un mondo politico fantastico, che immaginano che il Partito Repubblicano sia composto di persone simili a loro, che potrebbero essere sensibili ad argomenti pragmatici che non corrispondono pienamente ai dogma. Questi economisti, potreste pensare, sono come uomini che vengono da Marte, che non hanno alcuna idea di come effettivamente la cultura politica che abbiamo sulla Terra funzioni di questi tempi.

Martin Feldstein sarebbe un esempio eccellente. In un certo senso egli è un vero repubblicano: si è opposto sin dall’inizio furiosamente ad una politica monetaria espansiva, e non si muove da quel punto anche se il suo argomento originario – secondo il quale essa avrebbe prodotto una inflazione fuori controllo – si è mostrato sbagliato per quasi cinque anni. Ma egli è comprensivo verso l’idea di misure di sostegno della finanza pubblica – ed oggi si pronuncia per un accordo bipartisan di un migliaio di miliardi di dollari di stimulus attraverso la spesa pubblica in infrastrutture in cambio di una riduzione del deficit a lungo termine.

Cosa si può dire? Non si tratta solo del fatto che i dirigenti repubblicani non avrebbero mai preso in considerazione un accordo del genere – di fatto essi professano ancora il punto di vista secondo il quale i tagli alla spesa sono espansivi. Si tratta anche del fatto, evidente a chiunque non abbia passato su Marte i cinque anni passati, che i repubblicani non si curano del deficit, né se ne sono mai curati – è sempre stato solo un randello da usare nel tentativo di smantellare Medicare e la Previdenza Sociale.

Mi piacerebbe aver vissuto sul pianeta Marte. Ma non è così, e nemmeno nel suo caso.



[1] Il termine è ripreso da un vecchio articolo del 22 giugno 2011 di Jonathan Chait su New Repubblic che esaminava questo deficit di “commentatori di professione” tra i sostenitori di Obama, rispetto a quanti ne aveva in precedenza Bush. I primi sempre cauti e oltremodo desiderosi di apparire imparziali, i secondi sempre schierati senza alcun infingimento. Concludeva allora Chait: “Quindi la cultura politica è squilibrata verso la destra per la asimmetria tra i gruppi dirigenti liberal che cercano di agire obiettivamente e gli opposti gruppi dirigenti conservatori che non si sforzano di fare niente del genere”.

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