December 24, 2013, 10:23 am
Mike Konczal writes about how Washington has lost interest in the unemployed, and what a scandal that is. He also, however, makes an important point that I suspect plays a significant role in the political economy of this scandal: these are lousy times for the employed, too.
Why? Because they have so little bargaining power. Leave or lose your job, and the chances of getting another comparable job, or any job at all, are definitely not good. And workers know it: quit rates, the percentage of workers voluntarily leaving jobs, remain far below pre-crisis levels, and very very far below what they were in the true boom economy of the late 90s:
Now, you may believe that employment is a market relationship like any other — there’s a buyer and a seller, and it’s just a matter of mutual consent. You may also believe in Santa Claus. The truth is that employment is, in many though not all cases, a power relationship. In good economic times, or where workers’ position is protected by legal restraints and/or strong unions, that relationship may be relatively symmetric. In times like these, it’s hugely asymmetric: employers and employees alike know that workers are easy to replace, lost jobs very hard to replace.
And may I suggest that employers, although they’ll never say so in public, like this situation? That is, there’s a significant upside to them from the still-weak economy. I don’t think I’d go so far as to say that there’s a deliberate effort to keep the economy weak; but corporate America certainly isn’t feeling much pain, and the plight of workers is actually a plus from their point of view.
La difficile condizione degli occupati
Mike Konczal scrive su come Washington abbia perso interesse sui disoccupati, e su quanto sia scandaloso. Avanza anche, però, un importante argomento che io sospetto giochi un ruolo importante nella economia politica di questo scandalo: questi sono tempi grami anche per gli occupati.
Perché? Perché il loro potere di contrattazione è diventato modesto. Lasciate il vostro posto di lavoro e le possibilità di trovarne un altro paragonabile, o un qualsiasi posto di lavoro in assoluto, sono di sicuro cattive. E i lavoratori lo sanno: le percentuali degli abbandoni, i lavoratori che volontariamente lasciano i loro posti di lavoro, restano assai al di sotto dei livelli precedenti alla crisi, e moltissimo al di sotto di quelle che erano nella effettiva espansione economica della fine degli anni ’90:
Ora, potete credere che l’occupazione sia una relazione di mercato al pari di ogni altra – c’è chi compra e chi vende ed è solo una faccenda di mutuo consenso. Potete anche credere a Santa Claus. La verità è che l’occupazione è, in molti se non in tutti i casi, una rapporto di potere. In tempi di buona economia, oppure laddove la posizione dei lavoratori è protetta da limitazioni di legge o da sindacati forti, quel rapporto può essere relativamente equilibrato. In tempi come questi, esso è del tutto asimmetrico: gli impresari come i lavoratori sanno che questi ultimi sono facili da rimpiazzare, mentre sono difficili da rimpiazzare i posti di lavoro che si lasciano.
Posso suggerire che ai datori di lavoro, sebbene non lo diranno mai in pubblico, questa situazione non dispiace? Non penso che si debba arrivare a dire che sia in atto uno sforzo deliberato per mantenere debole l’economia; ma l’America delle imprese di sicuro non sta soffrendo granché, e le difficoltà dei lavoratori sono in verità, dal loro punto di vista, un vantaggio.
By mm
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