December 9, 2013, 7:49 am
Sometimes you read an economics paper that just makes you start grinning in pleasure. Michaels and Rauch on path dependence of urban locations is one of those papers.
Their paper tries to address one of the key themes of economic geography: the role of cumulative causation, and its tendency to lock in urban locations. Economic geography models stress the importance of various kinds of agglomeration economies, which give an advantage to firms or people who locate close to other firms or people. Such economies clearly lead to urban persistence: once there’s a clump of activity somewhere, it tends to stay there unless a big enough shock comes along.
But how can we test for that effect? They identify a great natural experiment: the fall of the Roman Empire. As they note, this fall was much worse in Britain than in France; in France urban life became a shadow of its former self, but in Britain it completely disappeared. Did this difference leave its mark on geography?
Their answer is yes: when urban life revived in the medieval period, French towns tended to be near old Roman centers, while British towns didn’t. And the British had the better of this deal, because optimal town locations in the Roman era — with good roads — weren’t the same as in the Middle Ages, when roads remained terrible but the technology of water transport had improved.
Lovely stuff.
La ‘mano morta’ [1] a confronto della mano invisibile, versione urbana
Qualche volta si leggono saggi di economia che vi fanno cominciare a sorridere dal piacere. Michaels e Rauch sulla dipendenza dalla storia delle localizzazioni urbane è uno di quei saggi.
Il saggio cerca di affrontare uno dei temi cruciali della geografia economica: il ruolo causale dei fattori cumulativi, e la sua tendenza a racchiudere le localizzazioni urbane. I modelli di geografia economica interrogano l’importanza di varie economie di agglomerazione, che offrono un vantaggio alle imprese ed alle persone che si stabiliscono accanto ad altre imprese o persone. Tali economie chiaramente conducono alla persistenza urbana: una volta che si insedia un gruppo di attività, esso tende a restare in quel posto a meno che non arrivi uno shock sufficientemente grande.
Ma come possiamo provare quell’effetto? Gli autori individuano un grande esperimento naturale: la caduta dell’Impero Romano. Come notano, questa caduta fu più rovinosa in Britannia che in Francia; in Francia la vita urbana divenne l’ombra di quella che era in precedenza, ma in Britannia scomparve del tutto. Questa differenza lasciò il suo segno sulla geografia?
La risposta è sì: quando la vita urbana si riavviò nel periodo medioevale, le città francesi tesero a collocarsi vicino ai vecchi centri romani, non fu così per quelle britanniche. E gli inglesi ebbero il maggior vantaggio da questa storia, perché le localizzazioni ottimali dell’epoca romana – con buone strade – non erano le stesse nel Medio Evo, quando le strade restarono in condizioni terribili ma la tecnologia del trasporto fluviale migliorò.
Cose affascinanti.
[1] “Manomorta” in italiano viene indicata dal dizionario solo come una categoria del diritto feudale. Esiste in inglese l’espressione “the dead hand of the past”, nel senso dei modi nei quali la storia passata condiziona il presente, come nei concetti economici della “path dependence”, ovvero del ruolo della “cumulative causation”, che sono oggetto di questo post. Quindi la lascio, per non perdere il gioco di parole.
By mm
E' possibile commentare l'articolo nell'area "Commenti del Mese"