Blog di Krugman

L’immacolata stabilità (per esperti) (2 dicembre 2013)

 

December 2, 2013, 3:07 pm

Immaculate Stability (Wonkish)

David Andolfatto, understandably, rises to Steve Williamson’s defense against the barbarians. But I’m sorry to say that he still doesn’t get the point.

He says that he’s simply offering an alternative model — and Noah Smith takes him at his word. But what he’s actually doing is using the word “stability” to mean something completely different from the way Brad DeLong and I are using it. I don’t think there’s much point in fighting over who gets property rights over a term, so let me pose my problem in a different way that is, in fact, equivalent to my little arrows problem. If you get what I’m saying, you’ll see the equivalence. If you don’t, well, I can’t help you.

So, here’s how Andolfatto describes Williamson’s point:

Evidently, one of the effects of QE (in the model) is to increase the real stock of currency held by the private sector, and agents require an increase in currency’s rate of return (a fall in the inflation rate) to induce them to hold more currency. (Remember that the results are all contingent on the way monetary and fiscal policy are modeled.)

OK, so “agents require” a fall in the inflation rate to induce them to hold more currency. How does this requirement translate into an incentive for producers of goods and services — remember, we’re talking about stuff going on in the real economy — to raise prices less or cut them? Don’t retreat behind a screen of math — tell me a story.

I don’t think either Andolfatto or Williamson have any such story in mind; they are, in some form, invoking the doctrine of immaculate inflation. And I don’t even think they realize that they have a problem.

Look, economics is about how people (the word “agents” is itself a kind of tribal marker) are motivated to take actions, and how those actions interact. Equilibrium is often a very convenient way to think through all of that, and all of us sometimes use wording about what the economy “needs” or “requires” as shorthand. When I talk about the Dornbusch overshooting model of the exchange rate, for example, I might say something like “the currency has to overshoot its long-run value, so that investors expect appreciation that offsets the interest differential.” But behind that verbal shorthand is a story about people doing stuff: investors selling the currency because yields are down, the currency falling until it’s so low that people figure it has nowhere to go but up.

The trouble is that we have a lot of economists who apparently don’t understand why they’re doing what they’re doing; they solve their equations without even trying to picture what those equations are supposed to be saying about the actual behavior of consumers and firms.

It’s a very sad state of affairs.

 

L’immacolata stabilità (per esperti)

 

David Andolfatto, incomprensibilmente,  si erge a difesa di Steve Williamson contro i barbari. Ma mi dispiace dire che non capisce la questione.

Dice che sta semplicemente offrendo un modello alternativo – e Noah Smith lo prende in parola. Ma quello che effettivamente sta facendo è usare la parola “stabilità” per intendere qualcosa di completamente diverso dal modo in cui Brad DeLong ed io utilizziamo quel termine. Io non credo ci sia molto da contendere su chi detenga i diritti di proprietà su un termine, consentitemi dunque di porre il mio problema in un modo diverso che, nei fatti, è equivalente al mio tema delle ‘freccine’ [1]. Se capite quello che sto dicendo, vedrete l’equivalenza. Altrimenti, bene, vi posso aiutare.

Dunque, ecco come Andolfatto descrive l’argomento di Williamson:

“Evidentemente, uno degli effetti della ‘facilitazione quantitativa’ [2] è accrescere il reale stock di moneta corrente detenuto dal settore privato, e gli agenti richiedono un incremento nel tasso di rendimento del contante (una caduta nel tasso di inflazione) che li induca a detenere maggiore denaro contante (si ricordi che i risultati sono tutti condizionati dal modo in cui la politica monetaria e della finanza pubblica sono modellate).”

D’accordo, dunque gli “agenti richiedono” una caduta nel tasso di inflazione che li induca a detenere maggiore moneta corrente. Come si traduce questa richiesta in un incentivo per i produttori di beni e servizi – si ricordi che stiamo parlando di cose che accadono nell’economia reale – ad alzare meno i prezzi o a tagliarli? Non ci si ripari dietro un paravento di matematica – mi si racconti una storia.

Io non penso che Andolfatto o Williamson abbiano alcuna storia in mente; in qualche forma, essi stanno invocando la dottrina dell’ “immacolata inflazione” [3]. E non penso neppure che capiscano di avere un problema.

Si badi, l’economia riguarda il come la gente (la parola “agenti” è in se stessa una sorta di indicatore tribale) è motivata ad assumere iniziative, ed il come tali iniziative interagiscono. L’equilibrio è spesso un modo molto conveniente per approfondire tutto questo, e tutti noi talvolta utilizziamo parole su ciò di cui l’economia “ha bisogno” o “richiede” come un linguaggio semplificato. Quando io parlo del modello eccedente il tasso di cambio di Dornbusch, io potrei dire qualcosa come “la valuta ha oltrepassato il suo valore di lungo termine, dunque gli investitori si aspettano una rivalutazione che bilanci il differenziale di interesse”. Ma dietro a quella semplificazione verbale c’è una storia di persone che fanno cose reali: investitori che vendono valuta perché i rendimenti scendono, la valuta che perde di valore finché non è così basso che la gente si immagina che non possa far altro che risalire.

Il guaio è che abbiamo una quantità di economisti che in apparenza non comprendono perché fanno quello che fanno; risolvono le loro equazioni senza neppure  provare a descrivere cosa quelle equazioni si suppone stiano dicendo dell’effettivo comportamento dei consumatori e delle imprese.

E’ uno stato dell’arte assai triste.



[1] Vedi il post del 29 novembre 2013

[2] Vedi a “quantitative easing” le note sulla traduzione.

[3] Ovvero, di una inflazione che si produce fuori da ogni processo reale, come se fosse ‘concepita’ in modo immacolato.

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