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Meglio pagare subito (New York Times, 1 dicembre 2013)

 

Better Pay Now

By PAUL KRUGMAN
Published: December 1, 2013

’Tis the season to be jolly — or, at any rate, to spend a lot of time in shopping malls. It is also, traditionally, a time to reflect on the plight of those less fortunate than oneself — for example, the person on the other side of that cash register.

The last few decades have been tough for many American workers, but especially hard on those employed in retail trade — a category that includes both the sales clerks at your local Walmart and the staff at your local McDonald’s. Despite the lingering effects of the financial crisis, America is a much richer country than it was 40 years ago. But the inflation-adjusted wages of nonsupervisory workers in retail trade — who weren’t particularly well paid to begin with — have fallen almost 30 percent since 1973.

So can anything be done to help these workers, many of whom depend on food stamps — if they can get them — to feed their families, and who depend on Medicaid — again, if they can get it — to provide essential health care? Yes. We can preserve and expand food stamps, not slash the program the way Republicans want. We can make health reform work, despite right-wing efforts to undermine the program.

 

And we can raise the minimum wage.

First, a few facts. Although the national minimum wage was raised a few years ago, it’s still very low by historical standards, having consistently lagged behind both inflation and average wage levels. Who gets paid this low minimum? By and large, it’s the man or woman behind the cash register: almost 60 percent of U.S. minimum-wage workers are in either food service or sales. This means, by the way, that one argument often invoked against any attempt to raise wages — the threat of foreign competition — won’t wash here: Americans won’t drive to China to pick up their burgers and fries.

 

Still, even if international competition isn’t an issue, can we really help workers simply by legislating a higher wage? Doesn’t that violate the law of supply and demand? Won’t the market gods smite us with their invisible hand? The answer is that we have a lot of evidence on what happens when you raise the minimum wage. And the evidence is overwhelmingly positive: hiking the minimum wage has little or no adverse effect on employment, while significantly increasing workers’ earnings.

It’s important to understand how good this evidence is. Normally, economic analysis is handicapped by the absence of controlled experiments. For example, we can look at what happened to the U.S. economy after the Obama stimulus went into effect, but we can’t observe an alternative universe in which there was no stimulus, and compare the results.

When it comes to the minimum wage, however, we have a number of cases in which a state raised its own minimum wage while a neighboring state did not. If there were anything to the notion that minimum wage increases have big negative effects on employment, that result should show up in state-to-state comparisons. It doesn’t.

So a minimum-wage increase would help low-paid workers, with few adverse side effects. And we’re talking about a lot of people. Early this year the Economic Policy Institute estimated that an increase in the national minimum wage to $10.10 from its current $7.25 would benefit 30 million workers. Most would benefit directly, because they are currently earning less than $10.10 an hour, but others would benefit indirectly, because their pay is in effect pegged to the minimum — for example, fast-food store managers who are paid slightly (but only slightly) more than the workers they manage.

 

Now, many economists have a visceral dislike of anything that sounds like price-fixing, even if the evidence strongly indicates that it would have positive effects. Some of these skeptics oppose doing anything to help low-wage workers. Others argue that we should subsidize, not regulate — in particular, that we should expand the Earned Income Tax Credit (E.I.T.C.), an existing program that does indeed provide significant aid to low-income working families. And for the record, I’m all for an expanded E.I.T.C.

But there are, it turns out, good technical reasons to regard the minimum wage and the E.I.T.C. as complements — mutually supportive policies, not substitutes. Both should be increased. Unfortunately, given the political realities, there is no chance whatsoever that a bill increasing aid to the working poor would pass Congress.

 

An increase in the minimum wage, on the other hand, just might happen, thanks to overwhelming public support. This support doesn’t come just from Democrats or even independents; strong majorities of Republicans (57 percent) and self-identified conservatives (59 percent) favor an increase.

In short, raising the minimum wage would help many Americans, and might actually be politically possible. Let’s give it a try.

 

Meglio pagare subito, di Paul Krugman

New York Times, 1 dicembre 2013

 

 

E’ questo il periodo nel quale si è lieti [1] – o, in ogni caso, si spende tanto tempo nei centri commerciali. E’ anche, secondo la tradizione, il periodo nel quale si pensa alle condizioni di coloro che sono meno fortunati di noi – per esempio, le persone che sono dall’altra parte del registratore di cassa.

Gli ultimi decenni sono stati duri per i lavoratori americani, ma particolarmente duri per quelli occupati nel commercio al dettaglio – una categoria che include sia gli addetti alle vendite nel vostro Walmart che il personale nel vostro McDonald’s.  Nonostante gli effetti perduranti della crisi finanziaria, l’America è un paese molto più ricco di quanto era quarant’anni fa. Ma i salari corretti per l’inflazione dei lavoratori non addetti alla sorveglianza nel commercio al dettaglio – che non erano particolarmente ben pagati neppure allora – a partire dal 1973 sono caduti di quasi il 30 per cento.

Si può dunque fare qualcosa per aiutare questi lavoratori, molti dei quali dipendono, per dar da mangiare alle loro famiglie, dagli aiuti alimentari governativi – quando possono riceverli – e dipendono da Medicaid – sempre quando possono averlo – per la assistenza sanitaria essenziale? Sì. Possiamo conservare ed ampliare gli aiuti alimentari, non tagliare il programma come vogliono i repubblicani. Possiamo far funzionare la riforma sanitaria, nonostante gli sforzi della destra per sabotare il programma.

E possiamo aumentare il salario minimo.

Prima di tutto, pochi fatti. Sebbene il salario minimo nazionale sia cresciuto pochi anni orsono, esso è ancora molto basso per gli standards storici, essendo continuamente rimasto indietro sia rispetto all’inflazione che ai livelli salariali medi. Chi viene pagato a questo minimo inferiore? In linea di massima, si tratta dell’uomo e della donna che stanno dietro il registratore di cassa: quasi il 60 per cento dei lavoratori con salari minimi sono nei ‘servizi alimentari’ e nelle ‘vendite’. Questo significa, per inciso, che un argomento spesso invocato contro ogni tentativo di aumentare i salari – la minaccia della competizione straniera – non starebbe in piedi in questo caso: gli americani non vanno in Cina per procurarsi i loro hamburger e le patatine fritte.

Eppure, se la competizione internazionale non è un problema, possiamo aiutare i lavoratori semplicemente decidendo per legge salari più alti? Le divinità del mercato non ci colpirebbero con la loro mano invisibile? La risposta è che abbiamo una quantità di testimonianze su quello che succede quando si alzano i minimi salariali. E sono completamente positive: aumentare i minimi salariali ha conseguenze minime, o nessuna conseguenza affatto, sull’occupazione, nel mentre accresce in modo significativo i guadagni dei lavoratori.

E’ importante comprendere quanto sia positiva questa testimonianza. Normalmente, l’analisi economica è limitata dalla assenza di esperimenti controllati. Ad esempio, noi possiamo guardare a ciò che accadde all’economia degli Stati uniti dopo che le misure di sostegno di Obama entrarono in funzione, ma non possiamo osservare un universo alternativo nel quale quelle misure non ci siano state, e confrontare i risultati.

Quando si passa al salario minimo, tuttavia, abbiamo un certo numero di casi nei quali uno Stato ha innalzato i propri minimi salariali, mentre lo Stato vicino non l’ha fatto. Se avesse un qualche fondamento l’idea che gli incrementi dei minimi salariali hanno grandi effetti negativi sull’occupazione, quel risultato dovrebbe emergere nei confronti tra Stato e Stato. Non è così.

Dunque, un incremento del minimo salariale aiuterebbe i lavoratori poco retribuiti, con minimi effetti collaterali negativi. E stiamo parlando di una grande quantità di persone. Agli inizi di quest’anno l’ Economic Policy Institute ha stimato che trenta milioni di lavoratori trarrebbero beneficio da un incremento del salario minimo dagli attuali 7,25 dollari a 10,10 dollari all’ora.  In gran parte ne beneficerebbero direttamente, perché adesso stanno guadagnando meno di 10,10 dollari all’ora, ma altri ne beneficerebbero indirettamente, perché la loro paga è in effetti ancorata ai minimi – ad esempio, i dirigenti dei negozi fast-food che sono pagati leggermente (ma solo leggermente) di più dei lavoratori che dirigono.

Ora, molti economisti hanno un rifiuto viscerale di tutto quello che assomiglia alla fissazione dei prezzi, anche se le prove indicano con forza che avrebbe effetti positivi. Alcuni di questi scettici si oppongono a fare qualsiasi cosa per aiutare i lavoratori con bassi salari. Altri argomentano che dovremmo dare sussidi, non regolamentare – in particolare che dovremmo ampliare il credito di imposta sui redditi da stipendi (EITC) [2], una misura esistente che fornisce un aiuto significativo alle famiglie di lavoratori con basso reddito. E per la cronaca io sono  del tutto favorevole ad un ampliamento degli EITC.

Ma si scopre che ci sono buone ragioni tecniche per considerare il salario minimo e il credito di imposta come complementari – politiche che reciprocamente si sostengono e che non sono in alternativa. Dovrebbero essere aumentati entrambi. Sfortunatamente, data la realtà politica, non c’è la minima possibilità che una proposta di legge per aumentare l’aiuto ai lavoratori indigenti venga approvata dal Congresso.

Un incremento dei salari minimi, d’altra parte, potrebbe proprio avvenire, grazie allo schiacciante sostegno della opinione pubblica. Questo sostegno non proviene soltanto dai democratici e neanche solo dagli indipendenti; grandi maggioranze dei repubblicani (57 per cento) e di coloro che si definiscono conservatori (59 per cento) sono a favore di un incremento.

In breve, accrescere i salari minimi aiuterebbe molti americani, e in verità sarebbe politicamente possibile. Proviamoci.



[1] Il Giorno del ringraziamento (Thanksgiving Day in inglese) è una festa di origine cristiana osservata negli Stati Uniti d’America (il quarto giovedì di novembre) e in Canada (il secondo lunedì di ottobre) in segno di gratitudine per il raccolto e per quanto ricevuto durante l’anno trascorso. Suppongo si riferisca a questo.

[2] Più precisamente, per “earnings income” si intendono i redditi da ogni attività lavorativa individuale, comprese varie attività in proprio. Il credito di imposta è un sussidio – ovvero un contributo pubblico e non una maggiorazione del salario a carico delle imprese – per la ragione evidente che si concretizza in una riduzione di imposta e, nella grande maggioranza dei casi, in una restituzione materiale di soldi ai lavoratori dalle trattenute fiscali.

 

Aggiunta.

nel post sullo stesso argomento Krugman pubblica questa tabella in relazione all’andamento dei salari nel settore del commercio al dettaglio dai primi anni ’70 ad oggi:

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