December 15, 2013, 8:50 am
I’ve mentioned before that at this point Europe is actually doing worse in the aftermath of the 2007 crisis than it did in the Great Depression. Nick Crafts documents this at greater length, and adds a provocative analysis of debt dynamics.
First, his chart:
He also notes that while many European countries had lower debt ratios in the 30s than they do today, the UK actually had a substantially higher ratio — and even more so after World War II. How did it deal with this debt? Not through the recipe currently being imposed in Europe, of fiscal austerity and internal devaluation. Instead, the UK relied on a cheap-money policy that produced low interest rates and moderate inflation — “financial repression” — with the central bank “subservient” not just to the government, but to government debt-management policies.
In an earlier paper Crafts argued, in effect, that high government debt levels may even have been a sort of advantage, in that they made it possible to credibly commit to inflationary policies. More than a decade ago Gauti Eggertsson made a similar argument for Japan in the 1930s.
So how does the current position of Europe fit into all this? Not well. The central bank isn’t subservient, least of all to debt-management concerns, and the ideology of austerity rules. The result is a continuing slump — despite occasional quarters of growth — and a very bleak outlook.
Se solo fossero gli anni ‘30
Ho ricordato in precedenza che a questo punto l’Europa, all’indomani della crisi del 2007, sta effettivamente andando peggio che durante la Grande Depressione. Nick Crafts lo documenta in modo più ampio, ed aggiunge una analisi provocatoria sulle dinamiche del debito.
Anzitutto, ecco il suo diagramma:
Egli nota anche che mentre i paesi europei hanno tassi di debito più bassi degli anni ’30, il Regno Unito ebbe un tasso sostanzialmente più alto [1] – persino più alto di quello successivo alla seconda Guerra Mondiale. Come si misurò con un debito del genere? Non attraverso la ricetta che attualmente viene imposta in Europa, della austerità della finanza pubblica e della svalutazione interna. Piuttosto, il Regno Unito si basò su una politica del denaro conveniente che produsse bassi tassi di interesse e moderata inflazione – la cosiddetta “repressione finanziaria” – con la banca centrale remissiva non solo al governo, ma anche alle politiche di gestione del debito del governo.
In un precedente studio Crafts, in effetti, aveva sostenuto che alti livelli di debito pubblico possono persino costituire una sorta di vantaggio, in quanto possono rendere possibile impegnarsi credibilmente a politiche inflazionistiche. Più di dieci anni fa Gauti Eggertsson avanzò un argomento simile per il Giappone degli anni ’30.
Come si adatta tutto questo alla attuale posizione dell’Europa? Non bene. La banca centrale non è remissiva, tanto meno alle preoccupazioni di gestione del debito, e domina l’ideologia dell’austerità. Il risultato è una caduta continua – nonostante occasionali trimestri di crescita – ed una prospettiva molta cupa.
[1] Il riferimento mi pare sia all’andamento del debito nei paesi del blocco della sterlina tra il 1929 ed il 1938. Ma il diagramma non è relativo al debito, ma al PIL. Esso misura l’andamento del PIL nelle crisi degli anni trenta (linea grigia per i paesi del blocco della sterlina e linea gialla per i paesi del blocco aureo) e nella crisi dell’area euro dal 2007 in poi (linea rossa).
By mm
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