Blog di Krugman

Sulla asimmetria di periodi di espansione e di crisi (per esperti) (27 dicembre 2013)

 

December 27, 2013, 12:18 pm

On the Asymmetry of Booms and Slumps (Wonkish)

Something I’m thinking about: Recently Antonio Fatas listed four ingredients that he considered missing in macroeconomic models, with the first element being the asymmetry of the business cycle. Basically, the standard models say that output fluctuates around a normal level, with the ups and downs equal in size, and that all policy can do is reduce the variance. Fatas believes, however, that the business cycle is better seen as occasional drops below potential output, then returns to trend — a view that makes good policy much more important. I agree. But why?

There are, I think, two answers we already understand.

One — which doesn’t quite fit Fatas’s framework, but nonetheless goes along with his broader logic — is that we can and should think of economies as being chronically underemployed. Why? Because of market power: the typical producer has at least some market power, hence sets a price above marginal cost, hence is happy to sell more even at the current price. This means that booms, when the economy is operating above normal levels, are happy times — not periods when people are feeling frustrated because they’ve been tricked into producing too much. And slumps hurt a lot — the losses are first-order, not second-order.

The other answer involves downward wage (and maybe price) rigidity. It is downward rigidity, not rigidity in both directions — the number of people receiving precisely zero wage change rises when the economy is depressed, not when it’s booming. That’s an asymmetry right there. And if you think of how fluctuations in the growth of nominal demand play out in something like the Daly-Hobijn model (pdf), they won’t be symmetric: low growth in demand will be reflected mainly in lower output, high growth mainly in inflation.

Much more on all this when I have time. But I think we do have the ingredients in place to make sense of Fatas’s point #1.

 

Sulla asimmetria dei periodi di espansione e di crisi (per esperti)

 

Sto pensando a qualcosa su questo tema: di recente Antonio Fatas ha elencato quattro ingredienti che egli considera stiamo perdendo nei modelli macroeconomici, e il primo elemento è l’asimmetria del ciclo economico. Fondamentalmente, i modelli comuni dicono che la produzione fluttua attorno ad un livello normale, con alti e bassi di eguali dimensioni, e tutto quello che la politica può fare è ridurre il divario. Fatas ritiene, tuttavia, che sia meglio considerare il ciclo economico come occasionali cadute al di sotto del potenziale, che poi ritornano alla linea di tendenza – un punto di vista che rende ancora più importante una buona politica. Sono d’accordo. Ma perché?

Io penso che ci siano due risposte che siamo già nelle condizioni di comprendere.

Una – che non si adatta molto allo schema di Fatas, ma nondimeno procede secondo la sua logica generale – è che noi possiamo e dovremmo pensare  alle economie come se fossero cronicamente in condizioni di sottoccupazione. Per quale ragione? A causa del potere del mercato: il produttore tipico ha almeno qualche potere di mercato, di conseguenza stabilisce il prezzo sopra il costo marginale, quindi è felice di vendere di più persino al prezzo corrente. Questo significa che i periodi di espansione, quando l’economia sta operando al di sopra dei livelli normali,  sono tempi felici – non i periodi nei quali la gente si sente frustrata perché è stata indotta forzatamente a produrre troppo. E le crisi provocano grandi danni – le perdite sono fondamentali, non secondarie.

L’altra risposta riguarda la rigidità verso il basso dei salari (e forse dei prezzi). Si tratta di rigidità verso il basso, non di rigidità in entrambe le direzioni – il numero di persone che non ricevono affatto alcun mutamento nei salari cresce quando le economie sono depresse, non quando sono in espansione. C’è una asimmetria proprio su quel punto. E se pensate a come le fluttuazioni della domanda nominale operano su aspetti come il modello di Daly-Hibijn (disponibile in pdf) [1], esse non saranno simmetriche: una bassa crescita nella domanda si rifletterà principalmente in una produzione più bassa, una alta crescita principalmente nella inflazione.

Scriverò molto di più quando ne avrò il tempo. Ma penso che abbiamo davvero gli ingredienti indispensabili per dare senso alla ipotesi numero 1 di Fatas.



[1] Sono ricercatori presso la Federal Reserve di San Francisco, e lo studio – quello a cui si riferisce Krugman è del giugno del 2013, che si aggiunge mi pare ad un precedente del 2011 – dovrebbe concernere la determinazione del  tasso naturale di disoccupazione, ovvero i fattori che ne determinano una mutamento nei periodi successivi a crisi come quella del 2007/8.

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