Simon Wren-Lewis
Chris Giles of the FT thinks they will. His reason is straightforward: economic growth will continue to outstrip productivity growth, implying unemployment will fall below the MPC’s 7% threshold, and the MPC will worry that inflation will start rising.
While I try an avoid making forecasts (see my first answer to the FT questionnaire here), I would agree that strong growth in 2014 is more than possible. The savings ratio could continue to fall, net trade could pick up and non-residential investment may begin to recover. It would be bad news if this was accompanied by continuing near zero productivity growth, but as we do not know why UK productivity growth has stalled, we cannot rule this out.
Yet if interest rates did rise as a result, it would be extraordinary. To see why, just compare the UK with the US. US GDP began growing strongly at the end of 2009. So the UK is a full three years behind. Yet the US still has interest rates at their zero lower bound, four years after their recovery began, and has only just begun to scale back increases in its quantitative easing programme. (The MPC stopped increasing their programme some time ago.) So if we followed the US, there would be no question of raising rates this year.
The UK has been unusual in the past because of inflation. While US inflation has been at or below target for the past year and a half, it has been above target in the UK for 4 years. Yet the UK inflation rate is now down to 2.1%, despite the recovery in output. So it increasingly looks like high UK inflation in the past was down to a number of temporary factors, which the MPC rightly ignored. This is consistent with other measures of UK inflation, which have been lower throughout.
Now of course if inflation really does look like taking off in 2014, the MPC will raise rates. But what would ‘taking off’ mean precisely. As the MPC focuses on inflation two or so years down the line, I think it would have to mean a sudden tightening in the labour market. Given that unemployment is currently around 7.4%, and averaged 5.25% between 2000 and 2008, and earnings growth is currently running at 0.9% in nominal terms (!), we seem to have a long way to go before anyone could argue the labour market is about to initiate a wage price spiral.
Think of it another way. UK GDP is currently between 15% and 20% below where it would have been if it had followed past trends and there had been no recession. Past trends involved average growth rates of at least 2%. With that historically unprecedented gap, if two years of GDP growth one or two per cent above that past average meant monetary policy had to be tightened, it would mean accepting that something catastrophic and irredeemable had happened to the UK economy. That is why a rate rise this year would be extraordinary.
Now you might say a small increase in UK short term interest rates would still mean that monetary policy was easy, but just a little less so, and so a modest rate rise would be no big deal. The Resolution Foundation would strongly disagree. In a recent report they looked at the impact that various different scenarios for interest rates would have on households. The following chart indicates the key point.
The left hand panel gives the proportion of households paying over 25% of their disposable income in debt repayments (light pink), and over 50% (dark pink). The key point is this. The 2011 proportions are not very different from the average over the previous two decades, despite interest rates being much lower. In other words, we have not seen a wave of defaults and repossessions following the recession because the MPC cut interest rates to the bone. If interest rates rise but real wages do not (because productivity growth continues to stall), then that wave may happen after all. (See the right hand panel.)
As a result, even a small increase in interest rates is likely to have a large impact on at least some parts of the UK economy. The Bank is well aware of this (pdf, HT Pieria), so members of the MPC should not take this action lightly. As I have argued before, given the risks and uncertainties associated with the economy’s current position, it makes much more sense to take risks with inflation than to risk stalling the recovery. But I also thought that in 2011, when GDP growth was flat, and a third of the MPC disagreed, so nothing is for sure.
We can at least be thankful that interest rate decisions are not made by the so called ‘Shadow MPC’, a group set up by the Institute of Economic Affairs. They have been voting since February 2013 to raise interest rates! How can you vote for higher rates before a recovery starts, when it is obvious that there is large scale involuntary unemployment and underemployment? Well back in the 1940s Michal Kalecki had a theory, but then he was a Polish immigrant!
Il Comitato per la politica monetaria [1] alzerà i tassi di interesse nel 2014?
Chris Giles pensa che lo faranno. Il suo ragionamento è lineare: la crescita economica continuerà ad essere più veloce della crescita della produttività, e ciò comporterà che la disoccupazione cadrà sotto la soglia del 7% ed il Comitato si preoccuperà che l’inflazione cominci a salire.
Mentre cerco di evitare di fare previsioni (si veda in questa connessione la mia riposta al questionario del Financial Times), vorrei essere d’accordo che la forte crescita nel 2014 superiore a quanto possibile. Il tasso di risparmio continuerà a scendere, gli scambi netti continueranno a riprendersi e gli investimenti nel settore non-abitativo potranno cominciare a crescere. Sarebbe una cattiva notizia se tutto questo fosse accompagnato dalla prosecuzione di una crescita della produttività vicina allo zero, ma dato che non conosciamo le ragioni per le quali la crescita della produttività nel Regno Unito si è fermata, non possiamo escluderlo.
Tuttavia, se i tassi di interesse, in conseguenza di ciò, salissero sarebbe straordinario. Per capire perché, è sufficiente confrontare il Regno Unito con gli Stati Uniti. Il PIL degli Stati Uniti ha cominciato a crescere fortemente alla fine del 2009. Dunque il Regno Unito è indietro da tre anni interi. Tuttavia gli Stati Uniti hanno tassi di interesse al loro limite inferiore di zero, quattro anni dopo che la loro ripresa è cominciata, ed hanno appena cominciato soltanto a ridurre gli incrementi nel loro programma di ‘facilitazione quantitativa’ [2]. Se dunque andassimo dietro agli Stati Uniti non ci sarebbero dubbi sulla opportunità di innalzare i tassi quest’anno.
Il Regno Unito è stato in passato diverso dagli altri a causa dell’inflazione. Mentre l’inflazione degli Stati Uniti è stata al pari o al di sotto dell’obbiettivo nell’anno e mezzo passato, nel Regno Unito è stata sopra l’obbiettivo per quattro anni. Tuttavia l’inflazione nel Regno Unito è adesso scesa al 2,1%, nonostante la ripresa della produzione. Dunque, sembra sempre di più che l’alta inflazione del passato fosse dovuta ad un certo numero di fattori temporanei, che il Comitato giustamente ha ignorato. Questo è coerente con altre misurazioni sulla inflazione nel Regno Unito, che sono risultate completamente più basse.
Ora, naturalmente se l’inflazione realmente sembrasse decollare nel 2014, il Comitato alzerà i tassi. Ma che cosa significherebbe precisamente tale “decollo”? [3] Dato che il Comitato si concentra su una inflazione per circa due anni al di sotto del livello, penso che dovrebbe significare una restrizione improvvisa del mercato del lavoro. Dato che la disoccupazione è attualmente attorno al 7,4%, ed è stata in media al 5,25% dal 2000 al 2008, e la crescita degli stipendi sta procedendo ad uno 0,9% in termini nominali (!), sembra che abbiamo molta strada da fare prima di potere sostenere che il mercato del lavoro stia per iniziare una spirale prezzi/salari.
Diciamolo diversamente. Il PIL del Regno Unito è attualmente tra il 15 ed il 20% al di sotto di dove dovrebbe essere se avesse proseguito le tendenze del passato e non ci fosse stata alcuna recessione. Le tendenze del passato comportavano tassi di crescita medi almeno del 2%. Con quel differenziale che non ha precedenti storici, se l’uno o due per cento di due anni di crescita del PIL rispetto alla media passata significasse che la politica monetaria deve essere raffreddata, significherebbe prendere atto che qualche cosa di catastrofico e di irrimediabile è avvenuta nell’economia del Regno Unito. Quella è la ragione per la quale una crescita del tasso quest’anno sarebbe straordinaria.
Ora, si potrebbe sostenere che una piccola crescita nei tassi di interesse a breve termine del Regno Unito significherebbe ancora che la politica monetaria resti agevolata, soltanto un po’ meno di oggi, e dunque una modesta crescita del tasso non sarebbe un grande affare. La Resolution Foundation [4] sarebbe in completo disaccordo. In un recente rapporto, essi hanno osservato lo scenario che vari diversi tassi di interesse avrebbero sulle famiglie. La Tabella successiva indica l’aspetto cruciale.
Il riquadro di sinistra mostra la proporzione tra le famiglie che spendono più del 25% del reddito disponibile nella restituzione di debiti (rosa leggero), e quelle che spendono più del 50% (rosa scuro). L’aspetto fondamentale è questo: le proporzioni nel 2011 non sono molto diverse da quelle della media dei due precedenti decenni, nonostante che i tassi di interesse fossero molto più bassi. In altre parole, non abbiamo visto un ondata di fallimenti e di pignoramenti che ha fatto seguito alla recessione perché il Comitato ha ridotto all’osso i tassi. Se i tassi di interesse salissero ma non salissero i salari (perché la crescita della produttività seguita a ristagnare), allora in fin dei conti quell’ondata ci potrebbe essere (vedi il riquadro sulla destra [5]).
Di conseguenza, anche un piccolo incremento nei tassi di interesse è probabile che abbia un largo impatto almeno su alcune aree dell’economia del Regno Unito. La Banca è ben consapevole di questo (vedi l’articolo in connessione sul blog Pieria), dunque i membri del Comitato non dovrebbero prendere questa decisione a cuor leggero. Come ho sostenuto in precedenza, dati i rischi e le incertezze associate alla attuale condizione dell’economia, ha molto più senso prendere rischi sul lato dell’inflazione che prenderli con il rischio di bloccare la ripresa. Ma lo pensavo anche nel 2011, quando la crescita del PIL era piatta, ed un terzo del Comitato non era d’accordo [6], quindi niente è sicuro.
Possiamo almeno felicitarci che le decisioni in materia di tassi di interesse non siano assunte dal cosiddetto “Comitato Ombra per la Politica Monetaria”, un gruppo insediato dallo Institute of Economic Affairs [7]. E’ da febbraio del 2013 che costoro fanno voti per un innalzamento dei tassi di interesse! Come si può esprimersi per tassi più alti dopo che è partita una ripresa, quando è evidente che si è in presenza di una disoccupazione involontaria e di una sottoccupazione su ampia scala? Ebbene, negli anni ’40 Michal Kalecki aveva una teoria al proposito [8], ma era un immigrante polacco!
[1] E’ l’organismo che stabilisce i tassi di interesse per la Bank of England. E’ composto da 9 membri: il Governatore, due Vice Governatori, il principale economista, il Direttore Esecutivo per i Mercati e quattro nominati direttamente dal Cancelliere. Significativamente nel sito della Bank of England viene specificato che “la nomina di componenti esterni è rivolta ad assicurare che il Comitato si possa giovare di riflessioni e di esperienze aggiuntive rispetto a quelle disponibili all’interno della Banca di Inghilterra”. Il sostanza, le decisioni fondamentali della politica monetaria vengono assunte da un organismo a maggioranza interno, ma con una componente di 4/9 designata dal Governo.
Traduciamo MPC, di seguito, con “Comitato”.
[2] Per “quantitative easing” vedi le Note sulla traduzione.
[3] Mi pare che sia una domanda, anche se il punto interrogativo non c’è.
[4] Si tratta di un gruppo di ricerca britannico, che si propone di favorire politiche tendenti a migliorare i livelli di vita delle famiglie di medio reddito. Direttore è Gavin Kelly.
[5] Il riquadro di destra mostra un andamento nettamente diverso per l’anno 2011. Forse perché l’ipotesi di “due punti” di incremento dei tassi è stata calcolata per gli effetti che avrebbe avuto applicandola soltanto al 2011. E’ un procedimento che non è molto chiaro, ma se si guarda con attenzione gli anni precedenti sono proprio identici a quelli del riquadro ‘storico’.
[6] Nel 2011 tre membri del Comitato su nove votarono la proposta di portare i tassi di interesse dal limite inferiore dello zero allo 0,5%.
[7] L’IEA (Institute of Economic Affairs) è un gruppo di ricerca con sede a Londra, fondato nel 1955, di orientamento economico fortemente conservatore.
[8] Vedi nella rubrica “letture e pensieri sparsi” la nota su “La spiegazione di Kalecki” del settembre 2013.
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