Jan 31, 2:45 pm
A wise guy, yes. And maybe — I like to think so — someone with a pretty good though by no means error-free track record on depression economics. But Chris House is right, even though he refuses to say what nutty things I’ve said that come remotely close to Ed Prescott.
What he’s right about is that having a medal from Sweden doesn’t mean that you’re wise, or even sensible. And it certainly doesn’t grant you the right to have your opinion treated as gospel. Maybe the prize entitles you to a hearing, but no more than that; from there on, it’s the quality of the argument that matters. And if an economist, no matter how credentialed, consistently makes low-quality arguments, he should be tuned out — whereas someone who consistently makes very good arguments deserves attention, even if he or she lacks impressive-sounding formal credentials.
And oh yes, I deliberately included the “or she” in the second half of that sentence, but not the first. At this point we don’t have any highly credentialed female economists making insane arguments, while we have many women who deserve more attention than they get.
House is also right about one reason people smart enough to win a big prize can say remarkably stupid things: in many cases they are hedgehogs rather than foxes, experts in one narrow area with little sense of others. Worse, it’s pretty common to have done one big thing which turns out to be wrong. And it’s a natural human tendency to refuse to accept that, to let ego dominate empirical evidence.
But while this is a natural human tendency, it’s also a mortal sin. I see it all the time: economists and public intellectuals of all kinds (and pundits of all kinds too) digging into an obviously false position because they refuse to admit that they were wrong — and it’s truly shameful. Folks, we’re talking about real policies that can make or break millions of lives. If you let your ego dictate your position on, say, monetary policy, rather than do your best to get it right, you’re doing something truly vile.
It takes a real effort to, as Brad DeLong says, mark your beliefs to market. And since none of us are saints, ego will all too often find a way in. But you have to make the effort. Unfortunately, not enough famous economists do.
Io non sono un uomo saggio
Un sapientone, sì [1]. E forse – così mi piace pensare – qualcuno con un curriculum sulle depressioni economiche abbastanza buono, sebbene in nessun modo immune da errori. Ma Chris House ha ragione, anche se egli rifiuta di dire quali cose bizzarre io abbia detto pur alla lontana paragonabili a quelle di Ed Prescott [2].
Quello su cui ha ragione è che avere una medaglia ottenuta in Svezia non significa essere saggi, e neppure ragionevoli. E certamente non vi dà il diritto di veder trattate le vostre opinioni come vangelo. Forse il premio vi dà diritto ad essere ascoltati, ma non più di quello; da lì in poi, è la qualità degli argomenti che conta. E se un economista, non importa quanto accreditato, avanza in continuazione argomenti di scarsa qualità, dovrebbe essere ignorato – mentre chi regolarmente avanza buoni argomenti merita attenzione, anche se difetta di credenziali formali che facciano impressione.
Ed è vero, nella mia frase avevo scritto “lui o lei” solo in riferimento al secondo aspetto, ma non al primo. Al giorno d’oggi non abbiamo alcuna economista femmina accreditata che sostiene tesi irragionevoli, mentre abbiamo molte donne che meritano più attenzione di quella che ricevono.
House ha anche ragione riguardo ad un motivo per il quale le persone abbastanza intelligenti da vincere un premio importante, possono affermare cose considerevolmente stupide: in molti casi essi sono più ricci che volpi, esperti in un’area ristretta con poche considerazione delle altre. Peggio, è abbastanza frequente che abbiano fatto una cosa notevole che poi si scopre essere sbagliata. Ed è una tendenza umana naturale rifiutarsi di accettarlo, consentire all’ ego di prevalere sulle prove empiriche.
Ma se è una naturale tendenza umana, è anche un peccato mortale. Lo constato in continuazione: economisti ed intellettuali con funzioni pubbliche di tutti i generi (ed anche commentatori di tutti i generi) sprofondare in una posizione evidentemente sbagliata perché si rifiutano di ammettere di aver avuto torto – ed è realmente disonorevole. Signori, qua si sta parlando di scelte reali che possono aiutare o distruggere milioni di vite. Se si lascia che l’ego detti la propria posizione, ad esempio, sulla politica monetaria, piuttosto che fare del proprio meglio per comprendere le cose correttamente, si sta facendo qualcosa di veramente indegno.
Ci vuole uno sforzo vero, come dice Brad DeLong, per dare un voto ai propri convincimenti sul mercato. E dal momento che nessuno di noi è santo, l’ego anche troppo spesso troverà un ingresso. Ma quello sforzo deve essere fatto. Sfortunatamente un numero insufficiente di economisti famosi lo fa.
[1] “Wise guy” sta per “saputello”, e forse in questo caso, meglio ancora “sapientone”.
[2] Si riferisce alle dichiarazioni di Prescott riportate nel post del 28 gennaio “Kocherlakota e i membri sella setta”. L’articolo di Chris House aveva sostenuto la tesi che, al di là delle singole dichiarazioni, i Premi Nobel (Ed Prescott è stato anch’egli premiato negli anni ’80) siano una categorie di individui da trattare con una considerazione un po’ speciale, ed anche forse un pochino speciali di carattere.
By mm
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