Blog di Krugman

La Fata Zombi della Fiducia (10 gennaio 2014)

 

January 10, 2014, 7:42 am

The Zombie Confidence Fairy

OK, and I’m more or less back on duty, although next week I’ll be busy in Ireland. But time to weigh in again on a few things.

First up: Brad DeLong is bothered by Robert Rubin’s latest deficit-hawk op-ed, which doesn’t seem to recognize how much the arithmetic of fiscal policy in a liquidity trap favors fiscal stimulus. I agree. But surely the worse thing about Rubin’s piece is that its whole premise is that the confidence fairy is alive and well:

The US recovery remains slow by historical standards – even if recent signs of improvement are borne out. One reason is that our unsound fiscal trajectory undermines business confidence, and thus job creation, by creating uncertainty about future policy and exacerbating concerns about the will of Congress to govern. Business leaders frequently cite our fiscal outlook as a deterrent to hiring and investment.

Do business leaders really express those kinds of concerns? Maybe — if they’re guests at a Peterson-hydra event, where that’s the kind of thing they’re expected to say. But there isn’t a shred of evidence that long-term deficit fears are actually exerting any drag on the economy, let alone that some kind of medium-term austerity plan would be expansionary through the confidence channel.

The truth is that business investment isn’t especially low given the weakness of the overall economy (why expand capacity when you aren’t selling enough to use the capacity you have?) Look at residential investment (blue line) and nonresidential investment (red line) as shares of GDP:

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The US economy has suffered an extraordinary, persistent plunge in residential investment; the fall in business investment was only normal for recessions and aftermaths, and the recovery has been comparable to past experience. There’s just nothing in this picture that would lead you to believe that you need to invoke some special factor like deficit fears to explain business behavior.

So it’s actually amazing that someone like Rubin would invoke this confidence story as if it were sound economics, when it’s actually a highly dubious, mathematically implausible argument that receives no support at all from the data.

Of course, Rubin isn’t alone. I keep hearing the same argument in Europe.

Why, it’s almost as if very serious people are willing to grab any argument that supports their deficit-reduction obsession, never mind the facts.

 

La Fata Zombi della Fiducia

 

Sì, sono più o meno tornato al lavoro, sebbene la prossima settimana sarò occupato in Irlanda. Ma ho ancora il tempo per intervenire su poche cose.

Prima di tutto: Brad DeLong è infastidito dall’ultimo articolo da ‘falco del deficit’ di Robert Rubin, che non sembra rendersi conto di quanto, in una trappola di liquidità, anche solo un po’ di conti sulla politica della finanza pubblica siano a favore del sostegno della spesa pubblica. Sono d’accordo. Ma sicuramente la cosa peggiore nell’articolo di Rubin è che la sua intera premessa consiste nel ritenere la ‘fata della fiducia’ viva e vegeta:

“La ripresa degli Stati Uniti resta lenta per gli standards storici – anche se si manifestano segni recenti di miglioramento. Una ragione è che la nostra insana prospettiva della finanza pubblica mette in crisi la fiducia delle imprese, e di conseguenza la creazione dei posti di lavoro, creando incertezza sulla politica futura ed esacerbando le preoccupazioni sulla volontà del Congresso a governarla. I dirigenti delle imprese citano frequentemente la nostra prospettiva della finanza pubblica come un deterrente alle assunzioni ed agli investimenti.”

Esprimono per davvero preoccupazioni di quella natura i dirigenti delle imprese? Può darsi – se sono invitati ad un qualche evento dell’ “idra di Peterson” [1], dove ci si aspetta di sentir dire cose del genere. Ma non c’è un briciolo di prova che le paure per un deficit a lungo termine stiano effettivamente provocando un qualsiasi effetto di trascinamento sull’economia, per non parlare del fatto che un programma di austerità a medio termine avrebbe effetti espansivi attraverso il canale della fiducia.

La verità è che gli investimenti delle imprese non sono particolarmente bassi, se si considera la debolezza complessiva dell’economia (perché espandere la capacità produttiva quando non si sta vendendo a sufficienza usando la capacità produttiva esistente?) Si guardi agli investimenti nel settore abitativo (linea blu) ed a quelli nel settore non-abitativo (linea rossa) espressi come quote del PIL:

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L’economia americana ha sofferto di una caduta degli investimenti in abitazioni straordinaria e prolungata; la caduta degli investimenti delle imprese era semplicemente normale in situazioni di recessione e nei loro postumi, e la ripresa è confrontabile con le esperienze passate. Non c’è niente in questa rappresentazione che vi possa portare a credere che abbiate bisogno di invocare un qualche speciale fattore come le paure per il deficit per spiegare il comportamento delle imprese.

Così per la verità è sorprendente che uno come Rubin invochi questa storia della fiducia come se fosse buona economia, quando nei fatti è un argomento del tutto dubbio, matematicamente privo di fondamento, che non ha affatto alcun sostegno nelle statistiche.

Naturalmente, Rubin non è solo; continuo a sentire la stessa tesi in Europa.

Perché è quasi come se ogni persona seria abbia voglia di aggrapparsi ad ogni argomento che supporta la loro ossessione della riduzione del deficit, a prescindere dai fatti.



[1] Ovvero, della specie di ‘mostro’ propagandistico generato dai finanziamenti di un importante sostenitore della destra come Peterson.

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