Jan 22, 5:53 pm
A commenter quotes John Maynard Keynes:
The outstanding faults of the economic society in which we live are its failure to provide for full employment and its arbitrary and inequitable distribution of wealth and incomes.
It is, of course, a perfect quote for our times, too. It comes from the last chapter of the General Theory — a chapter that definitely bears rereading in the light of current debates.
For what Keynes describes in this chapter is, pretty much, a condition of secular stagnation — of persistently low returns on investment, in which there is a chronic oversupply of saving. He believed, in 1936, that this would be the state of affairs in the decades ahead, and was of course wrong in that belief. But he wasn’t wrong about the possibility of such a state of affairs, and since Larry Summers came out as a secular stagnationist, the view that we may well be there now has gone mainstream.
What struck me, looking at what Keynes wrote, were his remarks on interest rates and the return to capital: low rates of interest, he suggested,
would mean the euthanasia of the rentier, and, consequently, the euthanasia of the cumulative oppressive power of the capitalist to exploit the scarcity-value of capital.
Actually, for now at least profits remain high — but bond yields are very low.
What Keynes didn’t say, but now seems obvious, is that the rentiers are unlikely to accept their euthanasia gracefully. And therein, I’d argue, lies the ultimate explanation of the persistent clamor for monetary tightening despite weak economies and low inflation. I’ve described on a number of occasions how tight-money advocates are constantly shifting their arguments — it’s about inflation; no, it’s about sound market functioning; no, it’s about financial stability — but always with the same bottom line: rates must rise now now now.
Well, what I think we’re hearing is the sound of rentiers and those who, explicitly or implicitly, work for them, demanding their natural right to earn good returns even if the resource they control isn’t actually scarce anymore. They are not willing to go gently into their euthanasia.
L’eutanasia del rentier
Un commentatore cita John Maynard Keynes:
“I rilevanti difetti della società economica nella quale viviamo sono la sua incapacità a fornire la piena occupazione e la sua distribuzione della ricchezza e dei redditi arbitraria ed iniqua.”
Si tratta, come è evidente, di una citazione perfetta anche per i nostri tempi. Proviene dall’ultimo capitolo della Teoria Generale – un capitolo che certamente conviene rileggere alla luce dei dibattiti attuali.
Perché quello che Keynes definisce in questo capitolo è, praticamente, una condizione della stagnazione secolare – dei rendimenti persistentemente bassi degli investimenti, a fronte dei quali c’è una cronica offerta eccessiva di risparmi. Egli riteneva, nel 1936, che questa sarebbe stata la condizione corrente nei decenni a venire, ed evidentemente in questo sbagliava. Ma non sbagliava sulla possibilità di una tale situazione, e dal momento che Larry Summers ha aderito alla tesi della stagnazione secolare, il punto di vista su cui possiamo ben convenire è diventato l’orientamento prevalente.
Quello che mi ha colpito, guardando quello che scrisse Keynes, sono le sue osservazioni sui tassi di interesse e sui rendimenti del capitale: i bassi tassi di interesse, suggeriva:
“significherebbero l’eutanasia del ‘rentier’ e, conseguentemente, l’eutanasia dell’aggiuntivo potere dispotico del capitalista di sfruttare il valore del capitale in termini di scarsità.”
In effetti, al momento almeno i profitti restano alti, ma i rendimenti dei bond sono molto bassi.
Quello che Keynes non diceva, ma che oggi sembra evidente, è che è improbabile che coloro che possiedono rendite finanziarie accettino la loro eutanasia senza batter ciglio. E in questo, direi, consiste in ultima analisi la spiegazione del perdurante clamore a favore di una restrizione monetaria nonostante le economie deboli e la bassa inflazione. Abbiamo illustrato in varie occasioni come i sostenitori del denaro a tasso elevato cambino in continuazione i loro argomenti – dipende dall’inflazione; no, dipende dal corretto funzionamento del mercato; no, dipende dalla stabilità finanziaria – ma sempre con la stessa morale della favola: i tassi devono crescere senza perdere un istante.
Ebbene, io penso che quello che stiamo udendo è il frastuono dei rentier e di coloro che, esplicitamente o implicitamente, lavorano per loro, che rivendicano il loro naturale diritto a guadagnare buoni rendimenti, anche se la risorsa che controllano in verità non è affatto scarsa, al giorno d’oggi. Non hanno nessuna voglia di accettare educatamente la loro eutanasia.
By mm
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