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Nemici dei poveri, di Paul Krugman (New York Times 12 gennaio 2014)

 

Enemies of the Poor

by Paul Krugman

JAN. 12, 2014

Suddenly it’s O.K., even mandatory, for politicians with national ambitions to talk about helping the poor. This is easy for Democrats, who can go back to being the party of F.D.R. and L.B.J. It’s much more difficult for Republicans, who are having a hard time shaking their reputation for reverse Robin-Hoodism, for being the party that takes from the poor and gives to the rich.

And the reason that reputation is so hard to shake is that it’s justified. It’s not much of an exaggeration to say that right now Republicans are doing all they can to hurt the poor, and they would have inflicted vast additional harm if they had won the 2012 election. Moreover, G.O.P. harshness toward the less fortunate isn’t just a matter of spite (although that’s part of it); it’s deeply rooted in the party’s ideology, which is why recent speeches by leading Republicans declaring that they do too care about the poor have been almost completely devoid of policy specifics.

Let’s start with the recent Republican track record.

The most important current policy development in America is the rollout of the Affordable Care Act, a k a Obamacare. Most Republican-controlled states are, however, refusing to implement a key part of the act, the expansion of Medicaid, thereby denying health coverage to almost five million low-income Americans. And the amazing thing is that they’re going to great lengths to block aid to the poor even though letting the aid through would cost almost nothing; nearly all the costs of Medicaid expansion would be paid by Washington.

Meanwhile, those Republican-controlled states are slashing unemployment benefits, education financing and more. As I said, it’s not much of an exaggeration to say that the G.O.P. is hurting the poor as much as it can.

What would Republicans have done if they had won the White House in 2012? Much more of the same. Bear in mind that every budget the G.O.P. has offered since it took over the House in 2010 involves savage cuts in Medicaid, food stamps and other antipoverty programs.

Still, can’t Republicans change their approach? The answer, I’m sorry to say, is almost surely no.

First of all, they’re deeply committed to the view that efforts to aid the poor are actually perpetuating poverty, by reducing incentives to work. And to be fair, this view isn’t completely wrong.

True, it’s total nonsense when applied to unemployment insurance. The notion that unemployment is high because we’re “paying people not to work” is a fallacy (no matter how desperate you make the unemployed, their desperation does nothing to create more jobs) wrapped in a falsehood (very few people are choosing to remain unemployed and keep collecting benefit checks).

 

But our patchwork, uncoordinated system of antipoverty programs does have the effect of penalizing efforts by lower-income households to improve their position: the more they earn, the fewer benefits they can collect. In effect, these households face very high marginal tax rates. A large fraction, in some cases 80 cents or more, of each additional dollar they earn is clawed back by the government.

The question is what we could do to reduce these high effective tax rates. We could simply slash benefits; this would reduce the disincentive to work, but only by intensifying the misery of the poor. And the poor would become less productive as well as more miserable; it’s hard to take advantage of a low marginal tax rate when you’re suffering from poor nutrition and inadequate health care.

Alternatively, we could reduce the rate at which benefits phase out. In fact, one of the unheralded virtues of Obamacare is that it does just that. That is, it doesn’t just improve the lot of the poor; it improves their incentives, because the subsidies families receive for health care fade out gradually with higher income, instead of simply disappearing for anyone too affluent to receive Medicaid. But improving incentives this way means spending more, not less, on the safety net, and taxes on the affluent have to rise to pay for that spending. And it’s hard to imagine any leading Republican being willing to go down that road — or surviving the inevitable primary challenge if he did.

 

 

The point is that a party committed to small government and low taxes on the rich is, more or less necessarily, a party committed to hurting, not helping, the poor.

Will this ever change? Well, Republicans weren’t always like this. In fact, all of our major antipoverty programs — Medicaid, food stamps, the earned-income tax credit — used to have bipartisan support. And maybe someday moderation will return to the G.O.P.

 

For now, however, Republicans are in a deep sense enemies of America’s poor. And that will remain true no matter how hard the likes of Paul Ryan and Marco Rubio try to convince us otherwise.

 

Nemici dei poveri, di Paul Krugman

New York Times 12 gennaio 2014

 

Tutto a un tratto, parlare di aiutare i poveri, per gli uomini politici di ambizioni nazionali, è diventata una cosa positiva, persino un obbligo. Questo è facile per i democratici, che possono tornare ad essere il Partito di Franklin Delano Roosevelt e di Lyndon Johnson [1]. E’ molto più difficile per i repubblicani, che hanno non pochi problemi a scrollarsi di dosso la reputazione di Robin-Hood alla rovescia, ovvero del partito che prende ai poveri per dare ai ricchi.

E il motivo per cui quella reputazione è tanto difficile da cancellare è che essa è giustificata. Non è affatto esagerato dire che i repubblicani stanno facendo in questo momento tutto quello che possono per colpire i poveri, e che avrebbero inflitto danni anche maggiori se avessero vinto le elezioni del 2012. Inoltre, la durezza del Partito Repubblicano nei confronti dei meno fortunati non è soltanto una ripicca (sebbene ci sia anche questo): ha radici profonde nella ideologia del partito, e questa è la ragione per la quale nei recenti discorsi di coloro che dirigono i repubblicani, la dichiarazione di essere anch’essi per davvero attenti ai poveri è stata quasi completamente priva di contenuti specifici.

Partiamo dalla storia più  recente.

Il più importante sviluppo della politica americana recente è il decollo della Legge sulla Assistenza Sostenibile, ovvero della riforma sanitaria di Obama. Gran parte degli Stati controllati dai repubblicani, tuttavia, rifiutano di implementare un aspetto cruciale di quella legge, l’ampliamento di Medicaid, e con ciò negano l’assistenza sanitaria a quasi cinque milioni di americani a basso reddito. E la cosa sorprendente è che stanno andando a passi da gigante verso il blocco degli aiuti ai poveri, anche se consentirli non gli costerebbe quasi niente; quasi tutti i costi dell’ampliamento di Medicaid sarebbero a carico di Washington.   

Nel frattempo, gli stessi Stati controllati dai repubblicani stanno tagliando i sussidi di disoccupazione, i finanziamenti all’istruzione ed altro ancora. Come ho detto, non c’è niente di esagerato a dire che il Partito Repubblicano sta dando colpi sui poveri a più non posso.

Cosa avrebbero fatto i repubblicani se avessero conquistato la casa Bianca nel 2012? Anche di peggio. Tenete conto che ogni proposta di bilancio che il Partito repubblicano ha presentato dal momento in cui ha conquistato la Camera nel 2010, ha riguardato tagli selvaggi a Medicaid, agli aiuti alimentari ed agli altri programmi contro la povertà.

Eppure, i repubblicani potrebbero cambiare la loro linea? La risposta, mi dispiace dirlo, è quasi sicuramente no.

Prima di tutto, sono profondamente legati al punto di vista secondo il quale aiutare i poveri equivale a perpetuare la povertà, riducendo gli incentivi a lavorare. E, ad essere onesti, questo punto di vista non è completamente sbagliato.

E’ vero, quando viene applicato alla assicurazione di disoccupazione, è completamente insensato. Il concetto che la disoccupazione sia elevata perché “paghiamo la gente per non lavorare” è una falsità (per quanto rendiate più disperati i disoccupati, la loro disperazione non crea più posti di lavoro) con l’aggiunta di una bugia (sono molto poche le persone che scelgono di rimanere disoccupate e continuano a ricevere i sussidi).

Ma il nostro sistema scoordinato e raffazzonato dei programmi contro la povertà ha davvero l’effetto di penalizzare gli sforzi delle famiglie a reddito più basso nel migliorare la loro posizione: più guadagnano, minori benefici possono raccogliere. In effetti queste famiglie si misurano con aliquote fiscali marginali molto elevate. Una larga parte, in certi casi l’80 per cento e più, di ogni dollaro aggiuntivo che guadagnano è recuperato dal Governo.

La domanda è cosa si potrebbe fare per ridurre queste elevate aliquote fiscali in vigore. Potremmo abbattere i sussidi; questo ridurrebbe il disincentivo a lavorare, ma solo aumentando la miseria dei poveri. Ed i poveri diventerebbero anche meno produttivi, oltre che più poveri; è difficile avvantaggiarsi di aliquote fiscali marginali basse se si sta soffrendo per una alimentazione misera e per una assistenza sanitaria inadeguata.

In alternativa, potremmo ridurre l’aliquota alla quale i sussidi vengono gradualmente eliminati. Di fatto, uno degli aspetti virtuosi non propagandati della riforma della assistenza sanitaria di Obama è che fa proprio quello. Essa non solo migliora la situazione per una grande quantità di poveri; migliora i loro incentivi, perché i sussidi che le famiglie ricevono per la assistenza sanitaria si riducono gradualmente con redditi più alti, invece che semplicemente scomparire per tutti coloro che diventano troppo benestanti per ricevere Medicaid. Ma migliorare gli incentivi in questo modo significa spendere di più, non di meno, sul sistema di assistenza, e le tasse sui ricchi dovrebbero coprire quella spesa. Ed è difficile immaginare un dirigente repubblicano che abbia voglia di avventurarsi su quella strada – o, nel caso lo faccia, che possa sopravvivere alla sfida inevitabile delle elezioni primarie.

Il punto è che un partito impegnato in una politica del ‘piccolo governo’ e di tasse basse sui ricchi è, più o meno necessariamente, un partito impegnato a colpire, non ad aiutare i poveri.  

Potrà mai cambiare, tutto questo? Ebbene, i repubblicani non sono sempre stati un questo modo. Di fatto, tutti i nostri importanti programmi contro la povertà – Medicaid, gli aiuti alimentari, i crediti di imposta sui redditi da lavoro – era normale ricevessero un sostegno da ambedue gli schieramenti. E forse un giorno la moderazione tornerà di casa nel Partito Repubblicano.

Per il momento, tuttavia, i repubblicani sono in un senso profondo nemici dei poveri d’America. E questo resterà vero a prescindere dall’impegno con il quale gente come Paul Ryan e Marco Rubio cercano di convincerci del contrario.



[1] Come si sa, Lyndon Johnson è il riferimento principale per le iniziative legislative in materia di sicurezza sociale negli anni ’60 – ed anche per le iniziative in materia di diritti civili – perché, dopo l’assassinio di Kennedy, fu lui a metterle in pratica.

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