Blog di Krugman

Obama e l’1 per cento (26 gennaio 2014)

 

Jan 26, 11:38 am

Obama and the One Percent

Another week, another outburst by a one-percenter comparing progressive taxation to Nazi atrocities. I particularly liked the end:

Kristallnacht was unthinkable in 1930; is its descendent “progressive” radicalism unthinkable now?

Because it’s just obvious that San Francisco progressives are the political heirs of fascism, right?

You do wonder why the WSJ published this screed. Do billionaires have the right to get their views aired, regardless? Did the Journal think that it was doing a public service by letting the rest of us see the loose screws in this guy’s head? Or — what I suspect, to be frank — did the relevant editors actually think he was making a useful point?

Anyway, thinking about this sort of thing makes me realize that there’s a danger, especially for progressives, of confusing the proposition that Obama’s billionaire haters are stark raving mad — which is true — with the proposition that Obama has done nothing that hurts the plutocrats’ interests, which is false. Actually, Obama has been tougher on the one percent than most progressives give him credit for.

Start with taxes. The Bush tax cuts haven’t gone completely away, but at the very high end they have been pretty much reversed; plus there are additional high-end taxes associated with Obamacare. The result is that taxes on wealthy Americans have basically been rolled back to pre-Reagan levels:

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The Atlantic

Meanwhile, financial reform looks as if it will have significantly more teeth than expected.

So the one percent does have reason to be upset. No, Obama isn’t Hitler; but he is turning out to be a little bit of FDR, after all.

 

Obama e l’1 per cento

 

Un’altra settimana, un’altra scenata dei difensori dell’1 per cento che fanno un paragone tra una tassazione progressiva e le atrocità dei nazisti. In particolare ho apprezzato la conclusione:

“La ‘Notte dei Cristalli’ era impensabile nel 1930; oggi è impensabile il “progressivo” [1] radicalismo, suo discendente diretto?”

Perché è semplicemente ovvio che i progressisti di San Francisco sono gli eredi politici del fascismo, non è così?

Ci si chiede perché il Wall Street Journal pubblichi tirate come questa. I miliardari hanno diritto ad avere i loro punti di vista pubblicizzati, nonostante tutto? Il Journal pensa di svolgere un servizio pubblico consentendo a tutti noi di osservare le valvoline fuse [2] nella testa di questo individuo? Oppure – ciò che sospetto, ad esser sincero – gli editori che contano pensano per davvero di dire una cosa degna di nota?

In ogni caso, pensando a cose di questo genere comprendo che c’è un pericolo, particolarmente per i progressisti, di confondere il concetto secondo il quale i miliardari che hanno in odio Obama siano totalmente fuori di testa – il che è vero – con il concetto secondo il quale Obama non avrebbe fatto niente per colpire gli interessi dei plutocrati, che è falso. In effetti, Obama è stato, nei confronti dell’1 per cento dei più ricchi, più duro di quello che la maggioranza dei progressisti gli riconosce.

Cominciamo con le tasse. Gli sgravi fiscali di Bush non sono completamente usciti di scena, ma ai livelli più alti sono stati in una buona misura ribaltati; in aggiunta,  sui redditi più elevati ci sono le tasse aggiuntive connesse con la riforma della assistenza sanitaria di Obama. Il risultato è che le tasse sugli americani ricchi fondamentalmente sono ritornate ai livelli precedenti a Reagan:

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The Atlantic

 

Nel frattempo, la riforma del sistema finanziario pare destinata ad avere in modo significativo una presa maggiore di quello che ci si aspettava [3].

Dunque, gli individui dell’1 per cento hanno ragione di essere turbati. No, Obama non è Hitler; ma, in fin dei conti, si scopre che ha almeno un po’ di Franklin Delano Roosevelt.



[1] Leggendo l’articolo originario, penso che il senso di ‘progressive’ non fosse quello di ‘progressista’, ma quello di ‘sempre più in crescita, inarrestabile’.

[2] Sarebbe letteralmente “le viti allentate”.

[3] La notizia proviene da un articolo apparso alla fine di dicembre sulla rivista New Repubblic a cura di Mike Konczal, che vediamo adesso nella connessione e prossimamente tradurremo.

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